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Il punto di Aldo Grandi

La Libertas è morta, viva la Libertas

19/11/2008 23:22

E' stato un giorno brutto, da dimenticare, di quelli che non vorresti mai vedere. Nessuno, a volerla dire tutta, si era fatto grandi illusioni, ma fino all'ultimo anche il più scettico degli scettici, il più convinto tra i convinti, il più disfattista tra i disfattisti, ha sperato in un colpo di coda o in un colpo da maestro, di quelli, per intendersi, che ti meravigliano tanto sono inattesi e spettacolari.

Invece non è stato così e il tribunale fallimentare ha posto la parola fine a 103 anni di storia, fatta di soddisfazioni e dispiaceri, di gioie e amarezze. Mai la Lucchese Libertas 1905 era fallita, mai aveva assaporato l'onta del disonore, della scomparsa oltre che dal calcio che conta, anche dall'onestà che conta, ha sempre contato, ma che adesso non conta più. Fouzi Hadj, il presidente rossonero, l'artefice di questa rovina, il principale imputato, condannato se non dalla giustizia almeno dalla gente, non si è fatto vivo e ha mandato l'avvocato Mario Andreucci a parlare con il giudice Giulio Giuntoli: poche parole, nessun documento, giusto il tempo di dire che, ormai, non c'è più nulla da fare e che nessuno ha voglia di salvare il moribondo, né, tantomeno, di prolungarne l'agonia. Meglio, allora, staccare la spina, in nome di una eutanasia che vale solo per chi vuole lavarsi la coscienza dalle proprie responsabilità, ma che se anche uccide la forma, non può far scomparire la sostanza. E quest'ultima è fatta di mille sorrisi, di migliaia di mani che battono all'unisono, di centinaia di tifosi che si sono sciroppati viaggi chilometrici in nome e per conto di un uomo che, forse unico a Lucca, ha avuto un consenso pressoché illimitato, ma è stato capace di disperderlo per presunzione, orgoglio, ignoranza e incapacità.

Inutile, ora, piangere sul latte versato anche se di latte, pardon, di lacrime, ne sono state versate a litri, ieri come oggi, oggi, probabilmente, come domani. Alla notizia del fallimento ufficiale, si sono incrociate le telefonate, i messaggi, i giudizi. La Lucchese, ragazzi, non esiste più. E per intere generazioni, per i più vecchi, questo è e sarà un colpo difficile da digerire. Per non dire impossibile. Ecco, questa è, forse, la responsabilità più grossa e più grave che ha Fouzi Hadj, aver distrutto l'entusiasmo di una intera città sportiva e aver spento ogni illusione, ogni speranza sotto un cumulo di vergogna. Hadj ha abusato della fiducia della gente, dei suoi collaboratori, di tutti coloro che hanno creduto in lui e, a loro spese, hanno pagato.

Una volta, narrano le cronache dei secoli passati, fallire rappresentava un'onta e chi finiva in rovina, spesso, per non incorrere nel giudizio degli altri, per vergogna e per paura, oltre che per rispetto dell'onestà e della rettitudine, si chiudeva nel proprio studio-ufficio e, estratta una pistola dal cassetto, si toglieva la vita. Un gesto estremo, disperato, un modo del tutto personale di concludere una vicenda triste, dolorosa, senza vie d'uscita. Anche Raul Gardini uscì di scena in questo modo, lui troppo attento alla propria immagine e alla propria reputazione per non capire che, a dispetto di ogni riabilitazione, nell'immaginario collettivo sarebbe sempre stato il responsabile numero uno del fallimento di Montedison. Ma gente come Cragnotti, come Tanzi e come tanti altri, loro non hanno avvertito nessun senso di colpa e hanno continuato a camminare a testa alta quando la testa, casomai, avrebbero dovuto tenerla bassa.

E' morto il re, viva il re, gridavano ai tempi della Rivoluzione Francese, quando anche i regnanti potevano finire sul patibolo. Anche per noi è morta la Libertas viva la Libertas, se non altro perché la memoria, singola e collettiva, nessuna sentenza potrà mai cancellare. Tutto è perduto tranne l'onore recita una vecchia e, per certi versi, desueta e passata espressione, ma qui, a Lucca, anche l'onore è stato smarrito, perso tra menzogne e false promesse, assegni a vuoto o postdatati, bonifici mai arrivati perché mai spediti. Voci di corridoio parlano di una riunione tenutasi sabato scorso convocata da Fouzi Hadj e alla quale hanno partecipato suoi attuali ed ex collaboratori, avvocati e commercialisti, ai quali è stato chiesto un parere sulla situazione. Non abbiamo dubbi nel pensare che solo un idiota, un suicida oppure una persona onesta avrebbe potuto portare i soldi necessari a ripianare il buco di quattro milioni di euro.

In realtà nessuno è venuto al capezzale del moribondo rossonero. Nemmeno chi ha creduto fino all'ultimo nelle parole del businessman che per tre anni si è sciacquato la bocca con parole roboanti, mirabolanti, ma prive di sostanza. E chi, come chi scrive, gli ha dato fiducia, ha dovuto prendere atto di aver preso il granchio più grosso della propria vita professionale e affettiva. Certo, magra consolazione potrebbe essere il pensare che tale fiducia era condivisa da molti i tifosi, ma cosa cambierebbe. Noi, davanti a questo dramma sportivo ed economico, avremmo vergogna di noi stessi, ma per vergognarsi e ammetterlo ci vuole una persona di grande spessore e di altrettanta onestà intellettuale. Non è questo il caso di Fouzi Hadj, presuntuoso e orgoglioso quant'altri mai, fino al punto di inventarsi tutto e il contrario di tutto per fuggire dalle proprie responsabilità. E' finita e, senza rimpianto, possiamo dire che era ora. Si volta pagina e bisogna farlo alla svelta. Il tempo sarà la migliore delle medicine, ma la volontà gioca un ruolo tutt'altro che marginale. Auguri, nel frattempo, alla Lucchese Libertas 1905 per quanto ci ha dato e per tutte le volte che ha suscitato un'emozione. Quanto agli imbecilli, se potessero volare, il cielo sarebbe pieno di uccelli.

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