L'intervista

by gazzetta lucchese

 

L'intervista

 

Piccolo è... bello: "Crisi immobiliare? Certo, ma vediamo di chi è la colpa"

02/04/2012 16:21

Feliciano Piccolo, imprenditore edile sulla cresta dell'onda con la sua società immobiliare OLG.REN srl, resiste di fronte ad una crisi innescata proprio da una bolla immobiliare scoppiata negli Stati Uniti e giunta, inesorabilmente, in Europa e, dunque, in Italia. Una crisi che sembra non finire mai, una crisi che questo intraprendente imprenditore, partito dalla Campania per la Toscana oltre vent’anni fa, tenta di affrontare con professionalità e caparbietà, senza mai retrocedere, senza mai arrendersi: oltre 200 appartamenti venduti solo nel comune di Lucca negli ultimi otto anni, la recente qualificazione all’esecuzione dei lavori pubblici (il certificato noto come SOA) e la vittoria di tre gare pubbliche d’appalto nel comune di Montecatini Terme. "Appalti pubblici – specifica subito il geometra Piccolo - conclusi in un solo mese e mezzo di lavoro ininterrotto". Sì, perché a Feliciano Piccolo lavorare tanto e bene è sempre piaciuto, ma da quando la crisi economica è arrivata anche in Italia, verso la fine del 2009, le cose sono cambiate: "Si lavora due, tre ore in più ogni giorno, con una media di 12 ore, si perde qualcosa nel contatto quotidiano con la famiglia e si guadagna di meno". Una realtà amara e difficile da accettare, ma "sino ad oggi non ho trovato soluzioni migliori per sopravvivere e onestamente rispetto alla maggior parte degli italiani sono una persona fortunata, non mi manca niente e so di farcela, di avere gli strumenti per resistere".

Geometra Feliciano Piccolo, qual è l’attuale situazione del mercato immobiliare e delle costruzioni nella provincia di Lucca?

"La crisi è ancora molto forte e, personalmente, ritengo che i primi segni di una ripresa si avvertiranno solo verso la fine del 2013. La verità è che non si muove niente: i ceti più colpiti da questa crisi – mi riferisco agli operai, i lavoratori dipendenti, i precari e i giovani – non possono comprarsi un appartamento perché le banche non concedono più i mutui. Siamo passati da un eccesso a un altro: prima della bolla immobiliare, gli istituti di credito concedevano il mutuo a chiunque, chiedendo come anticipo anche solo 10 mila euro, oggi invece la banca è disposta a coprire il mutuo al massimo per il 60, 70 per cento del valore dell’immobile. Conclusione: i cantieri si bloccano e gli appartamenti restano invenduti. L’unico mercato che non ha risentito della crisi è quello legato all’alta borghesia, dove si assiste a una continua richiesta di nuove ville dal valore di 500, 600 mila euro.

Dunque, secondo lei gli appartamenti non rimangono invenduti perché il mercato immobiliare è saturo?

Diciamo che il mercato è abbastanza saturo, ma se le banche tornassero a concedere il mutuo a chi ha le garanzie necessarie, sono convinto che il 30, 40 per cento di questo saturo sarebbe smaltito. Il problema, lo ribadisco, è la politica condotta dalle banche. Oggi chi vuole comprare una casa per ottenere il mutuo deve rivolgersi a società specializzate nella mediazione creditizia per la concessione del mutuo, ma in questo modo si arriva a una situazione paradossale: il cittadino che non riesce a ottenere un mutuo, quindi già in difficoltà, va incontro ad una spesa aggiuntiva, legata al servizio fornito da queste società, per persuadere la banca a concedere il mutuo. Che senso ha tutto ciò?

Due settimane fa il Consiglio comunale di Lucca ha approvato la Variante Straordinaria di salvaguardia del Piano Strutturale: un atto che non solo riconosce il processo di cementificazione selvaggia che ha determinato la saturazione del territorio, ma che di fatto pone un immediato freno al consumo di suolo, bloccando sino a data da destinarsi le concessioni residenziali. Qual è la vostra valutazione in merito? Secondo lei, c’è stato questo processo di cementificazione eccessiva?

È indubbio che ci sia stato un processo di cementificazione selvaggia, ma mi chiedo: perché l’amministrazione comunale ha aspettato così tanto tempo prima di intervenire, dato che questo processo era già evidente quattro anni fa? Mi dispiace ammetterlo, ma, personalmente ritengo che questa variante sia stata dettata da motivi ben diversi da quelli dichiarati pubblicamente… In questo momento i grandi gruppi immobiliari hanno problemi di vendita e questa variante non fa che tendergli una mano: l’amministrazione ha bloccato la cementificazione per aiutarli, dato che, se non si può costruire, chiunque sia interessato a un nuovo appartamento non può che comprare uno dei loro immobili invenduti.

Tuttavia riconosce anche lei che era necessario porre un freno a questa cementificazione selvaggia, anche se suppongo che abbia delle conseguenza negative per il settore delle costruzioni?

La variante era necessaria, ma io critico le motivazioni reali che si celano dietro questa pratica. È altrettanto vero che il settore edile si trova in difficoltà perché, non potendo più costruire, si può solo ristrutturare e recuperare immobili in disuso. Sono favorevole alla ristrutturazione che, di fatto, valorizza il territorio, ma a livello economico richiede costi superiori rispetto alle nuove costruzioni e ciò non fa che confermare la mia tesi: gli immobili restaurati hanno un prezzo superiore rispetto agli attuali appartamenti invenduti e perciò i clienti preferiranno acquistare appartamenti più economici, favorendo così i grandi gruppi immobiliari e le società più piccole non riusciranno a vendere.

Il capogruppo consiliare di Sel, Antonio Sichi, ha denunciato una situazione paradossale in cui ci sono 3.000 appartamenti invenduti e 700 persone ancora in attesa di ricevere una casa popolare o con affitto calmierato. Come interpreta questo paradosso?

Guardi, io ho già venduto a prezzo agevolato sette appartamenti alla Fondazione Casa e le confesso, francamente, che sono favorevole a forme di collaborazione tra il Comune e i privati. Le faccio un esempio: per risolvere il problema delle case popolari, io sarei disposto a vendere al Comune a prezzi agevolati venti appartamenti perché per me sarebbe comunque un guadagno, non tanto in termini economici quanto pubblicitari. Inoltre è inutile nasconderlo: un appartamento invenduto ha sempre dei costi per il costruttore e quindi conviene sempre vendere. Tuttavia il Comune non ha interessi a portare avanti operazioni di questo tipo perché non ci guadagna nulla a livello di consensi.

Ne è così sicuro? Risolvere il problema delle case popolari dovrebbe aumentare notevolmente il consenso, penso a tutta l’elettorato cattolico…

La maggior parte dei cattolici esistono solo la domenica in chiesa… Diciamo allora che l’amministrazione non ci guadagnerebbe nulla comunque… Tuttavia sarebbe suo compito occuparsene, per esempio potrebbe aiutare le giovani coppie in cerca di una casa di proprietà mediante la creazione di un fondo che dia una semplice garanzia, non parlo di denaro, per rassicurare le banche e convincerle a concedere il mutuo.

Qual è il segreto del vostro successo dati i tempi che corrono?

Innanzitutto, siamo riusciti a tutelarci dalla crisi perché l’abbiamo prevista con largo anticipo, nel senso che, mentre tutti dicevano che era una crisi passeggera, noi ne abbiamo subito intuito la gravità e ci siamo comportati di conseguenza. Poi, per ottimizzare le risorse e allo stesso tempo aumentare il livello della qualità degli immobili, abbiamo dovuto licenziare geometri e architetti, ridurre del 20 per cento lo stipendio dei nostri dipendenti e io stesso ho accettato nuove mansioni di cui non mi occupavo personalmente. Insomma, in una riunione cui hanno partecipato tutti i dipendenti abbiamo deciso di comune accordo di tirare la cinghia per sopravvivere e superare questo brutto periodo. Ci stiamo riuscendo: resistiamo.

Un’ultima domanda: la bioedilizia e il settore dell’edilizia di recupero sono il futuro?

Senza dubbio, la vecchia edilizia è già morta e i primi segnali di questa rivoluzione sono già in atto, se due anni fa nessuno chiedeva la classe energetica di un immobile, oggi sono sempre più numerosi i clienti che chiedono informazioni di questo tipo.

Alessia Biancalana

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