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Oltre cento anni di ritratti e personaggi

Giovanni Torre, un altro ex che ha pagato caro il suo amore per la Lucchese

08/03/2010 22:56

Lui, Giovanni Torre, il consulente tributario che Fouzi Hadi e Antonio Magli cooptarono dopo Silvio Giusti all'interno del consiglio di amministrazione della Lucchese Libertas 1905, è un altro di quelli che ha pagato a caro prezzo il suo amore per i colori rossoneri. L'ex consigliere non ha più parlato da quando, nel 2008, se ne andò a capo chino e non certo per colpa sua bensì di coloro o di colui che, più o meno dolosamente, portarono allo sfascio la nave rossonera silurando 103 anni di storia. Torre è sempre lì, anzi, qui, a Lucca, dove è nato e cresciuto, sposato, una figlia di nome Silvia e 49 anni di età all'attivo. Da quando la Lucchese è fallita non ha mai più messo piede allo stadio Porta Elisa né in qualsiasi altra parte dove la Lucchese, della quale è acceso tifoso, ha giocato. Per lui, come per altri, il crac rossonero di due anni fa è stato una tragedia sotto tutti i punti di vista.

Giovanni Torre, che fine ha fatto?
"Sono sempre da queste parti, sono nato e cresciuto a Lucca e faccio il consulente tributario".

Quando ha visto la prima partita della Lucchese?
"Avevo cinque anni, mi accompagnò allo stadio mio padre. Rimasi impressionato dall'atmosfera che trovai, in tribuna, in un angolo, c'erano gli ultras che battevano dei bidoni di metallo facendo un rumore incredibile. Era il 1966. Mio padre era tifosissimo della Lucchese".

E quando è diventato lei un tifoso nel vero senso della parola?
"Da quando avevo dieci anni. Da allora non ho mai perso una partita in casa e sono sempre stato in curva pur non appartenendo ad alcun gruppo organizzato di tifosi. Andavo per conto mio, spesso con gli amici".

Il momento più bello?
"Due: la promozione dalla C2 alla C1 e quella dalla C1 alla B. Nel primo caso, contro il Sorso, c'ero e festeggiai, nel secondo dovetti andare al matrimonio di un amico e mi girarono parecchio le scatole".

Cosa vuol dire per lei tifare Lucchese?
"Io dico sempre a mia moglie che c'è chi ha molte malattie, io ho la Lucchese. Per me vuol dire parlare quasi sempre di Lucchese, ogni giorno della settimana, seguire quello che accade, il mercato, gli allenamenti qualche volta, in sostanza viverla in pieno".

Possiamo immaginare che cosa ha provato quando è fallita.
"Nel novembre 2008. Non mi vergogno a dire che quel giorno mi sedetti alla mia scrivania e piansi. Non tanto per quello che era accaduto a me, quanto per aver visto trent'anni della mia vita di tifoso andarsene in fumo".

E' tornato a vedere la Lucchese ora che sta andando bene ed è tornata a vivere?
"Vuole la verità? Apprezzo quello che ha fatto e sta facendo la nuova società, ma da allora io non ho mai più trovato il coraggio di mettere piede allo stadio. Non ho ancora assorbito quello che è successo in quei sei mesi maledetti. Un giorno, sicuramente, tornerò, ma ora non ce la faccio".

Come divenne consigliere di amministrazione della Lucchese di Fouzi Hadi?
"Era la fine di settembre del 2007. L'allora segretario della società mi chiese di enare nel consiglio di amministrazione. Lui sapeva che ero stato un grande tifoso. Ci misi tutto il mio entusiasmo, cercando di avvicinare i ragazzi e le scuole alla Lucchese e ai colori rossoneri. Iniziai l'operazione di portare i giocatori della Lucchese nelle scuole e nel reparto di pediatria dell'ospedale. Andammo in tutte le scuole e ricevemmo opinioni fantastiche. Portammo tutti allo stadio e spiegammo loro quale sarebbe dovuto essere il comportamento da tenere".

Quando comprese che stava per esplodere il bubbone?
"L'ho capito molto tardi, quando arrivò il verbale della Covisoc per il mancato pagamento degli F24. Fecero l'ispezione e trovarono che qualcosa non andava. Io non ne sapevo nulla che non erano stati pagati. Anzi, Ero convinto del contrario e nulla sapevo che la banca, dopo il pagamento che avevamo fatto per via telematica inviando le deleghe on line, aveva poi stornato il denaro perché non c'erano i soldi sul conto. Fui chiamato poco prima della scadenza, fissata per le 14. Arrivai in sede e firmai".

Che cosa fece allora?
"Mi dimisi, esattamente il 7 maggio 2008".

Si è fatto un'idea di quello che è accaduto?

"Un'idea me la sono fatta leggendo quello che ho letto sui giornali e altrove. Se uno non ha fondi, nel calcio non ci può stare perché il calcio costa".

In tutto questo tempo ha mai ricevuto un attestato di solidarietà da qualcuno?

"Nessun attestato di solidarietà".

Cosa ha provato in quei momenti?

"Rabbia e tanta incazzatura".

Verso chi?

"Verso il mondoper qualcuno che aveva sfruttato il mio entusiasmo. Mi girano ancora le palle, non credo che riuscirò mai a smaltire la delusione".

Quante volte ha incontrato l'ex presidente della Lucchese?

"Un paio di volte. La prima quando mi ci portò Antonio Magli e gli dissi che ero onorato della scelta e che per me la cosa più importante è la correttezza. La seconda, credo, lo vidi ad Arezzo".

P.S. Sarebbe forse il caso che qualcuno, qualche dirigente della società, facesse il beau geste di invitare Giovanni Torre in tribuna alla prossima partita casalinga?

Aldo Grandi

Fanini Group

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