Galleria Rossonera
Oltre cento anni di ritratti e personaggi
Bongiorni, un ex che vive di pane e calcio: "La Lucchese? La gente dovrebbe fare un monumento a questa dirigenza. Giovannini? Un grande direttore sportivo"
16/04/2010 11:15
E' facile, la domenica, trovarlo al campo del Margine Coperta, la società per la quale gestisce il settore giovanile per conto dell'Atalanta. Lì, a incitare i ragazzi o a distribuire consigli e suggerimenti su cosa e come fare certe cose, ma, soprattutto, quando farle, ossia subito. Ecco, Antonio Bongiorni da Massa, 63 anni portati alla grande, sposato con una lucchese doc, Antonella Morelli da Sant'Alessio, nonno da un mese visto che lfiglia più grande, Valentina, gli ha donato una splendida nipotina di nome Alessia. L'altra figlia, Chiara, ha 17 anni e vive ancora con i genitori. Bongiorni è un ex in tutti i sensi, avendo militato nella Lucchese a metà degli anni Settanta nel ruolo, tutto suo, ala sinistra. Carattere gioviale, pratico, umanamente valido e sempre disponibile, non ha dubbi quando gli si chiede quali sono gli ingredienti indispensabili per diventare un ottimo talent scout: "Innanzitutto - spiega - la competenza. Poi un grande cuore e una altrettanto grande passione. Non bisogna credere di essere bravi solamente perché abbiamo giocato a calcio. Infine il saper individuare i difetti di una persona e cercare di migliorarli. Del resto fenomeni non ce ne sono in giro, per cui saper migliorare i difetti è sicuramente la strada più giusta per arrivare a correggerli e, quindi, a migliorarsi".
Un massese adottato dai... lucchesi?
"Sì, mi prelevarono nel 1975 dalla Massese. In panchina c'era Corsi allenatore. Con me giocavano i gemelli Piga. Eravamo in serie C, non C1 o C2, ma, semplicemente, C e basta. Giocavo da ala sinistra, fui scelto anche come miglior giocatore rossonero della stagione. Restai ancora un anno e indossai anche la ascia di capitano, poi, però, dovetti fare le valige".
Come mai?
"Non mi voleva una persona che adesso non c'è più, l'allora presidente Romeo Anconetani. Mi dispiacque molto, anche perché nel secondo anno divenni capitano della squadra e avevo anche segnato un buon numero di gol. Mi sarei fermato volentieri ancora un anno e forse più, dato che avevo anche incontrato mia moglie. Invece me ne andai a Spezia, dove feci tre campionati intensi e ricchi di soddisfazione".
Se questo è stato il momento più amaro della sua permanenza in maglia rossonera, qual è stato il momento più gaio?
"Un gol, bellissimo, che segnai al Pisa al Porta Elisa e con il quale vincemmo per 1 a 0".
Due anni a Lucca e una moglie, prrobabilmente, conosciuta in Lucchesia.
"Esatto. Ricordo che avevo segnato due gol al Siena in Coppa Italia e la sera del giorno dopo fui invitato a Radio Lucca. Ci andai e vidi questa bella ragazza. Così chiesi a un mio amico di presentarmela. Un anno dopo eravamo marito e moglie".
Lei è stato spesso sul punto di sbarcare alla Lucchese come responsabile del settore giovanile, ma ha sempre detto che stava bene dove stava, cioè all'Atalanta.
"Sto bene all'Atalanta, ma la Lucches è sempre stata una piazza prestigiosa e io mi sento, adesso, più lucchese che massese visto che ho anche preso la residenza qui. Sì, anche l'anno passato ci fu un interessamento da parte di Nieri perché venissi a Lucca, poi non se ne fece più niente perché lui venne via".
La Lucchese sta per vincere il capionato.
"Bisognerebbe che la gente dicesse grazie a questa dirigenza. Giovannini ha fatto un capolavoro. Non vorrei che si pensasse che alla Lucchese tutto era dovuto, perfino la promozione in due anni dalla serie D alla C1. La verità è che Giovannini ha saputo fare una grande cosa. Ora si tratta di andare avanti con qualcosa di certo, partendo da un buon settore giovanile senza il quale si va poco lontano"
Aldo Grandi