Galleria Rossonera
Oltre cento anni di ritratti e personaggi
Oliviero Di Stefano detto Lulù: "A Lucca otto anni indimenticabili. Chi tifo tra Lucchese e Prato? E' ovvio, sono e sarò sempre un tifoso rossonero"
18/04/2010 10:14
Oliviero Di Stefano, Lllù per gli amici, è stato otto anni alla Lucchese Libertas di Grassi e Maestrelli, ha vinto il campionato di C1 nel 1989-90 e ha disputato il periodo d'oro della società rossonera. A Prato ha vestito i panni del giocatore nel 1987-88 con allenatore Corrado Orrico che lo avrebbe chiamato l'anno successivo a Lucca. Dopo aver concluso la carriera con i lanieri con Esposito come allenatore, ha allenato il Prato due anni fa in C2. Conosce, quindi, molto bene sia l'ambiente rossonero sia quello biancazzurro. E domani pomeriggio, impegni permettendo, sarà regolarmente allo stadio Porta Elisa per assistere alla partita.
Oliviero Di Stefano per chi farà il tifo domani?
"Credo che domani sarà una gara dove il pareggio potrà andare bene a tutte e due le squadre. Il mio cuore è per la Lucchese senza nulla togliere al Prato, ma io sono un tifo dei colori rossoneri".
Otto anni non si dimenticano facilmente...
"No, poi abbiamo fatto, parlo del mio gruppo di allora, una parte della storia della Lucchese, un ambiente dove ho avuto anche la possibilità di imparare a fare l'allenatore, una città dove vivo dal 1988 e che non lascerò mai".
Da una eventuale sconfitta, quale delle due squadre avrebbe più da perdere?
"La sconfitta sarebbe deleteria per entrambe. Non c'è una squadra delle due che potrebbe non avere contraccolpi sotto il profilo psicologico da una sconfitta. Una batosta per i rossoneri sarebbe deleteria anche per la rabbia del San Marino che potrebbe crederci ancora, mentre per il Prato essere battuti vorrebbe dire mettere a rischio i play-off visto che il Bassano sta recuperando posizioni su posizioni".
Al Prato mancheranno Max Vieri, Salvi e Panizzolo. Cosa ne pensi?
"Sono delle assenze importanti anche perché credo che il Prato non ha una rosa in grado di sopperire facilmente alla mancanza di tre titolari. Però penso che verrà a giocarsela avendo dei calciatori come Basilico che può fare, specialmente fuori casa, la differenza".
Qual è la differenza, a tuo avviso, tra l'ambiente biancoazzurro e quello rossonero?
"A Prato è andato via l'entusiasmo della piazza per il calcio e questo crea un ambiente dove puoi lavorare tranquillamente, però non dà stimoli importanti ai giocatori per fare quel salto di categoria che servirebbe per attestarsi su livelli più alti. Io credo che il Prato, per la serietà della società e del presidente Toccafondi, meriterebbe senz'altro la C1. La Lucchese, invece, ha un ambiente in cui, grazie a questa nuova società, è tornata la voglia di seguire il calcio ed è tornato l'entusiasmo che è l'ingrediente principale di ogni successo. Credo che la cosa importante, in queste categorie, è avere una società seria alle spalle".
Qual è la differenza tra il calcio giocato da Di Stefano venti anni fa e quello di oggi?
"In sintesi il calcio di oggi, queste categorie, è molto più mediocre. Voglio dire che se non hai società che vogliono investire e mettere soldi nel calcio, devi fare calcio solo con i giovani e questo crea campionati con tanti giovani che non sono ancora all'altezza con la conseguente impossibilità di farli crescere in maniera adeguata. Li bruciamo troppo e questo non va bene. Io sono proprio contro il discorso di mettere in campo i giovani senza dar loro, poi, il giusto tempo per maturare. Ho visto squadre in C2 a inizio campionato con tanti giovani, poi, vedendole ora, dopo una crisi di risultati, 'invecchiate' con elementi di esperienza e addio alla linea giovanile".
Un match-winner per la gara di domeni?
"Scandurra e Basilico".
Di Stefano è di nuovo libero.
"Avevo sposato un progetto a Pistoia, mi ero rimesso in discussione andando ad allenare in Eccellenza, e poi, come sempre accade nel calcio, sono dovuto venire via nonostante la seconda posizione in classifica e con dieci punti di vantaggio sulla terza, perché abbiamo trovato una squadra, la Pianese, che ha dominato il torneo e a quel punto non mi hanno dato nemmeno la possibilità di disputare i play-off".
L'emozione più intensa vissuta alla Lucchese?
"La settimana in cui vincemmo il campionato di C1 e fummo promossi in B, la nascita di mio figlio Alessio e la vittoria in Coppa Italia a Palermo".
E l'amarezza più grande?
"Quando mi dissero che non rientravo più nei piani della società. Io avevo aspettato a chiedere il rinnovo del contratto perché mi era stato detto che c'era tempo. Poi, finito il campionato, non se ne fece niente e io avevo perso contatti con altre squadre che mi volevano. Così restai tre mesi senza contratto fino a quando la Lucchese, penso Maestrelli, mi riprese per un anno e disputai con Bolchi una buona stagione. L'anno dopo andai a Empoli e vincemmo il campionato di serie B".
Aldo Grandi