Galleria Rossonera
Oltre cento anni di ritratti e personaggi
Taddeucci e Pera, il tandem delle meraviglie
25/04/2010 23:54
Così diversi eppure così uguali, nella loro sincerità, nel loro
essere, soprattutto, se stessi, uno sicuramente più guascone l'altro,
decisamente, più modesto, ma, ambedue orgogliosi d'esser lucchesi come
recitava tempo fa uno slogan coniato dalla tifoseria rossonera. Manuel
Pera e Marino Taddeucci hanno segnato, nella domenica con il Prato al
Porta Elisa, i due gol che hanno consegnato il passaporto per la C1
alla Lucchese Libertas 1905 di Giuliano Giuliani. Due ragazzi semplici,
innamorati di una sfera che sta loro regalando molte gioie e nessun
dolore e, per chi, fino ad un paio di anni fa, non osava nemmeno
sperare tanto, non può non essere la realizzazione di un sogno. Eppure
i sogni, si sa, svaniscono al risveglio mentre la realtà di Pera e
Taddeucci è ben solida e radicata sul manto erboso dello stadio Porta
Elisa.
Come si sente dpo aver segnato un gol così importante come quello con il Prato?
"Come sempre. Sicuramente un gol più importante di altri, ma io rimango lo stesso, per me non cambia niente".
Ha avuto molta freddezza nel trafiggere Pazzagli.
"Ho stoppato male la palla perché guardavo il portiere e mi è passata
sopra il piede. Poi, però, sono stato freddo ad aspettare che uscisse e
a infilare l'unico varco possibile a quel punto".
Due anni fa, a Porcari, la Lucchese affrontò in amichevole il Barga,
formazione di prima categoria. Da lì iniziò la sua avventura. Fu vera
fortuna?
"Fu sicuramente una fortuna giocare quell'amichevole, ma, poi, credo di
averci messo qualcosa anche io. E sicuramente mi ha aiutato, in tutti i
miei gol, Stefano Antonetti che era un mio caro amico".
Ha deciso cosa farà da grande?
"Io spero il calciatore. Adesso, effettivamente, è diventato il mio lavoro. Poi, quando smetterò, qualcosa troverò".
Cosa le manca e, quindi, cosa vorrebbe avere calcisticamente parlando?
"Un fisico più robusto perché sui contrasti mi spostano un po'".
E caratterialmente?
"Credo di essere completo, di essere cresciuto. Spesso sono i
giornalisti a ingigantire le storie. Ognuno, comunque, deve fare il
proprio lavoro".
A chi hai dedicato il gol di domenica?
"Alla mia ragazza e, come sempre, al mio amico Stefano".
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Marino Taddeucci, un momento davvero speciale no?
"Sì, un sogno che si avvera. Non avrei mai creduto in una cosa del
genere. Quando ero a vedere la finalissima play-off con la Triestina,
mai e poi mai, se me lo avessero detto, avrei pensato di segnare il gol
della promozione per la Lucchese. Mi sono fatto, con questa rete, un
bel regalo di compleanno. Infatti sono nato il 22 aprile, segno del
toro".
Quanto l'ha cambiata questa popolarità improvvisa?
"Sono il solito Marino, magari con in più la gioia di una settimana bellissima, ma non bisogna cullarsi sugli allori".
Cosa vuole fare da grande?
"Per quanto riguarda il pallone, più su c'è da andare e più io ci provo anche perché a 26 anni sono nel clou per tentare".
A chi ha dedicato il gol con il Prato?
"Prima di tutto a me stesso. Alla fine io ho sempre creduto in me
stesso, anche quando, a 23 anni, militavo nell'Appennino Pistoiese in
prima categoria. Dedico il gol anche ai miei familiari e, in
particolare, ai miei nonni Giulio e Marino grandi tifosi della
Lucchese".
Aldo Grandi