Galleria Rossonera
Oltre cento anni di ritratti e personaggi
Paolo Gianni, team manager della Lucchese, si confessa: "Due anni bellissimi. Domenica con il Viareggio porteremo a casa i tre punti e, dopo, il treno rossonero riprenderà a correre"
10/11/2010 10:16
Paolo Gianni, un nome e cognome che corrispondono, in sostanza, a due nomi. Quest'uomo dai capelli brizzolati, semplice, socievole, ha un sorriso che non puoi non apprezzare. E' una persona genuina, modesta, umanamente straordinaria, soprattutto perché non cerca mai di imporsi con autorità o con arroganza, ma sempre con il dialogo e il confronto. Nato a Lucca il 30 marzo 1960, è team manager della Lucchese dal 2008. Per anni è stato dirigente di una squadra dilettantistica, il San Colombano e, per un anno, del Marginone.
Com'è arrivato alla Lucchese?
Tramite l'amicizia con il presidente Giuliani. Ci conoscevamo da anni e uscivamo spesso insieme con le rispettive famiglia. Sapeva della mia esperienza e una volta mi disse che, se avesse preso la Lucchese, mi avrebbe portato con sé. Io credevo, all'inizio, di stare più al fianco del presidente, poi, però, parlando con Paolo Giovannini, venne fuori la proposta di stare più vicino alla squadra e seguire le trasferte. Questo è quello che faccio e che faccio con passione.
Si può dire che, facendo da tramite tra squadra e società, raccoglie anche gli umori e gli sfoghi dei giocatori?
Certamente, cercando, però, di trasformare il tutto in positivo. Dei ragazzi mi sento un po' come un fratello maggiore. Io sono equidistante e per me è abbastanza facile, perché lo faccio con onestà intellettuale.
Quando è bocciato il suo amore per la Lucchese?
La prima partita l'ho vista in serie D, quando, nel 1969, la Lucchese vinse il campionato. Era qui a Lucca, contro la Sarzanese, ma non era lo spareggio. Mi ci portò un mio compaesano perché mio padre era appassionato di ciclismo e non è mai entrato in uno stadio.
Trascorsi da calciatore?
Solo qualche breve esperienza in una squadra amatoriale, il Ponte a Moriano, campionato Aics-Csi.
Sposato?
Sì, con Daniela, dal 1991. Ho due figli, Gianluca di 18 anni e Simone di 14.
Come hanno preso questo suo impegno?
In casa mia sono abituati, da sempre, a non vedermi la domenica perché sono sempre stato impegnato con il calcio. Ora un po' di più, perché con le trasferte al sud stiamo fuori anche diversi giorni, ma sono contenti perché mi vedono sereno e soddisfatto.
La delusione più grande da tifoso rossonero.
L'ultima retrocessione, dalla B alla C1 perché quella Lucchese l'avevo seguita, costantemente, per dieci anni ed ero in buonissimi rapporti con la società e, in particolare, con il direttore sportivo Pino Vitale. Il fallimento? Mi è dispiaciuto tantissimo, ma, in quel momento, seguivo le vicissitudini della squadra solo attraverso i giornali perché impegnato con il Marginone in seconda categoria.
La gioia più grande?
Le due promozioni dalla C2 alla C1 e dalla C1 alla B con Corrado Orrico.
Perché questo amore per quel periodo e quei giocatori?
Perché ho sempre apprezzato il lavoro di quella società e, inoltre, conoscevo diversi giocatori e ne apprezzavo le qualità umane e professionali.
Da dirigente due promozioni in altrettante stagioni e un inizio di campionato da urlo. Poi, imprevista, la caduta. Come hai vissuto questi ultimi mesi?
Intanto, parliamo dei primi due anni di questa nuova Lucchese. Credo che abbiamo raggiunto due traguardi importantissimi e penso che siamo avanti di un anno sulla tabella di marcia, perché la società si era proposta di arrivare in C1 in tre anni. Grande successo e immensa soddisfazione. E' stata una lunga, esaltante, cavalcata fatta anche di qualche momento difficile, ma, grazie alla compattezza del gruppo, sempre superato. Cosa mi è rimasto più impresso? Tante cose. Forse, la prima, la realizzazione del primo sogno il giorno della partita col Gavorrano vinta per 1 a 0, giorno della promozione matematica in Seconda divisione. L'anno passato, dopo la vittoria di Bassano, quando ho pensato che, forse, sarebbe stata decisiva per la vittoria del torneo e venuta dopo un momento difficile in cui avevamo fatto un punto in quattro partite.
Torniamo alla realtà. Che cosa ha provato?
Eravamo partiti molto bene, ma dalla trasferta di Gela, qualcosa, forse, si è rotto e da lì, vuoi anche per molti episodi negativi, è stato come se fossimo entrati in un vicolo cieco. Comunque, rimango fermamente convinto che questa squadra, con questi uomini, può sempre arrivare nelle posizioni di classifica che questa dirigenza si era proposta di raggiungere. Tanto per essere chiari, credo molto nel lavoro e nel pensiero del diesse Giovannini che ha dimostrato di sbagliare poco. Non riesco a spiegarmi che cosa possa essere accaduto in questi ultimi due mesi, perché, nonostante le voci, io, che ci sono dentro, ho sempre visto un gruppo sano fatto di ragazzi desiderosi di far bene e attaccatissimi a questi colori.
Facciamo un pronostico: domenica, nel derby con il Viareggio, come andrà a finire?
I derby sono partite a se stanti, a Viareggio attendono questa partita da 35 anni e farebbero carte false per farci uno sgambetto, ma io e lo dico perché ci credo, domenica verremo via dallo stadio dei Pini con i tre punti in tasca. E vedrete che da quella gara ripartirà il treno rossonero.
Avrebbe visto volentieri qualche ex giocatore della Lucchese in questo gruppo?
Non entro nel merito e mi rimetto alle decisioni del direttore sportivo perché ho visto che le sue scelte sono sempre state ponderate per il bene della squadra, ma con grande attenzione agli input societari.
Aldo Grandi