Galleria Rossonera

Oltre cento anni di ritratti e personaggi

Enrico Turelli professionista della parola e dell'educazione allo stadio. Ecco il suo amarcord rossonero

09/12/2010 12:51

A guardarlo bene, le prime volte, e a sentirlo anche parlare, ha sempre dato un po' la sensazione dell'uomo d'altri tempi, con le basette lunghe alla Clark Gable e la voce adatta al doppiaggio dei film dell'America degli anni Quaranta e Cinquanta. Lui, Enrico Turelli, ha avuto il merito di portare allo stadio Porta Elisa un modo di essere speaker sicuramente legato al passato, ma scevro da ogni volgarità e inutile chiassosità. C'è chi dice che appartenga ad una categoria professionale incapace di rinnovarsi, eppure il suo senso della misura, la sua chiarezza, la sua correttezza sono, ormai, proverbiali. A Enrico Turelli abbiamo estirpato una parte della sua vita al microfono.  

Enrico Turelli, un viso, ma, soprattutto, una voce, quella dello speaker del Porta Elisa. Quando e come ha cominciato? 

"Partiamo da lontano. Da giovanissimo ero “fissato” per le radiocronache di calcio e vinsi un concorso di selezione nazionale alla “ Rai “ – Radio Torino – per radiocronista. Fui chiamato a Roma al corso di formazione, al quale  rinunciai e al termine del quale tutti i partecipanti entrarono in organico ( Fraiese,  Brancoli, la Buttiglione e…Pizzul, unitamente a qualche altro, tutti molto noti ).Nel 1965 scompare Leone Grassi e il Caporedattore della Nazione Rodolfo Del Beccaro mi incaricò di continuare sino alla fine del campionato le famose “fonocronache” delle partite in trasferta della Lucchese, che venivano diffuse dagli altoparlanti installati davanti alla redazione di piazza del Giglio e che, erano altri tempi, radunavano in trepidante ascolto anche 1.500 tifosi rossoneri. Poi il giornale decise che il compito fosse affidato a giornalisti delle redazioni e cominciò così l’era dell’ indimenticato Paolo Galli.In quegli anni, tra i primi in Italia, ho fatto lo speaker di pallacanestro in occasione di importanti tornei nazionali, con mia soddisfazione perché in questo sport  c’era e c’è da parlare molto.  Poi, mi… azzittii. Per moltissimi anni sono stato in tutt’altre faccende affaccendato e mi sono irrimediabilmente… arrugginito. Prima della stagione 1994-95,  l’amico Walter Farnesi mi pregò di fare lo speaker al Porta Elisa per conto della “Pegaso”, con  la squadra in Serie B. Ci pensai a lungo perché volevo essere certo di poter e voler assolvere all’impegno con professionalità ed entusiasmo. La mia accettazione fu influenzata anche dall’ A. S. Lucchese, che mi invitò a fornire la mia opera e ad accogliere l’incarico con una bella lettera, a firma di  Fabio Bonelli, che conservo fra le cose care.Iniziai così, con la prima gara interna di quel campionato dalla vecchia, allora così detta  “sala fonica”, ubicata  in alto, all’estremità est della tribuna coperta, in completo… isolamento.

Tifoso della Lucchese da quando?

"Da bambino, da quando ho conosciuto il calcio, la Lucchese e il Porta Elisa: tutti insieme, appassionatamente.  Era  il 29 Febbraio 1948.Nel corso di una passeggiata, favorita dal pomeriggio assolato, mio padre mi condusse sulle mura, dove fummo raggiunti da grandi ovazioni e boati di folla provenienti da levante. Giunti sulla cortina sopra via dei Bacchettoni, constatammo che vi si era radunata una moltitudine di persone che rivolgevano la loro attenzione verso lo stadio, gremito all’inverosimile e in gran festa. Era di scena niente po’ po’ di meno che il Grande Torino, i Campioni d’Italia,  e fummo informati che la Lucchese era in vantaggio addirittura per 2 reti a 0, quando stava per terminare l’intervallo: un risultato che faceva sensazione!. Scendemmo dalle mura e raggiungemmo la zona antistante la tribuna coperta, dove ci dissero che, in inizio di ripresa, il Toro, grazie a capitan Valentino Mazzola e a una delle sue proverbiali fiammate di gioco, aveva ristabilito il risultato sul 2 a 2  (che fu, poi, il finale). La partita si avviava alla conclusione e furono aperti i cancelli. Fui preso a “caribucci” sulle spalle di mio padre ed entrammo nella calca del parterre lato attuale curva est. Lì ho visto il mio primo spezzone di una partita di calcio, la squadra e lo stadio della mia città.E fu colpo di fulmine!".

Qual è stato l'annuncio più emozionante della sua carriera di speaker? 

"Tra i molti ne ricordo uno speciale.Prima di una gara di serie C tra la Lucchese e il Livorno (di Carruezzo) c’è molto fermento al Porta Elisa e c’è forte,  motivata preoccupazione per l’ordine pubblico: le due tifoserie si ammassano minacciose l’una contro l’altra nei settori di nord-est dello stadio, si lanciano  reciproche invettive e brandiscono i bastoni delle bandiere. Faccio alcuni appelli  alla calma. Inascoltati. Attraverso il monitor di servizio TV vengo a conoscenza dell’esito felice di una - da tutti attesa -  manifestazione sportiva. Mi balena un’idea, convinto di poter risolvere d’incanto la situazione e faccio l’annuncio con forza e grande enfasi:“Attenzione, attenzione: una notizia di automobilismo: Formula 1: Trionfo della Ferrari a Imola: Primo Schumacher; secondo Barrichello”.Tutto lo stadio, all’unisono,  esplode in un’ ovazione, in un boato: è un tripudio, tutti saltano per la gioia e sventolano le bandiere amaranto e rossonere.  Tutto da quel momento torna tranquillo, e lo sarà anche  durante la gara.In quella occasione ho percepito la profonda soddisfazione che può vivere un attore di teatro quando riscontra nel pubblico che gli sta davanti l’emozione dovuta alla sua interpretazione."

E la più grande delusione?

"Il fallimento!  Più degli esiti del doppio spareggio con la Triestina: quello di Milano della retrocessione in B e quello di Lucca della mancata promozione in B e della  retrocessione dalla B del 1963, di cui ricordo la penultima gara vinta sul Verona in un Porta Elisa  letteralmente vuoto (e non si trattava di una gara… a porte chiuse)".

Racconti qualche aneddoto simpatico della tua carriera.

"Racconterò un episodio che mi ha visto in difficoltà,  per così dire.Verso la conclusione di un campionato di serie B, al Porta Elisa si affrontano Lucchese e Cosenza e si respira una certa aria di contestazione dei  nostri tifosi, delusi dal comportamento dei propri beniamini. Presento le formazioni delle squadre e comincio, come di consueto, dalla squadra ospite . Comunico il nome del n°1, il portiere , il quale viene accolto da una ovazione da parte  di tutto lo stadio; annuncio il nome del giocatore con la maglia n° 2 e di nuovo – con mio grande stupore - segue la solita ovazione generale. Così fu per il n°3: al ché decido di proseguire  con la lettura veloce di tutti gli altri nomi, senza il ben che minimo intervallo.Passo a comunicare la formazione rosso-nera e all’annuncio del n° 1, il portiere, tutto lo stadio fa eco con una bordata di fischi assordante. La stessa cosa si verifica nuovamente all’annuncio del nome del giocatore successivo. Ovviamente, anche in questo caso mi vedo costretto a leggere  gli altri nominativi tutti d’un fiato e non certo  per par condicio. Un altro, invece, mi ha visto a mio agio.Si gioca al Porta Elisa la penultima gara del  campionato di B 1996 – 97. L’avversaria di turno è la Cremonese, ormai matematicamente retrocessa, che viene battuta per 4 a 2.Alla fine della partita , visti i risultati finali conosciuti, la Lucchese potrebbe festeggiare subito la salvezza  con una giornata di anticipo, ma tutto resta legato all’unico risultato finale ancora mancante, atteso da Padova, dove la gara è iniziata con un certo ritardo e dove il Cosenza sta pareggiando 1 a 1, ma le occorre assolutamente la vittoria per continuare a sperare nella salvezza. Il pubblico è rimasto sugli spalti in ansiosa attesa, mentre i giocatori hanno guadagnato gli spogliatoi. Riesco a sintonizzarmi via radio con un paio di emittenti, tra cui la Rai, collegate con il campo veneto e procedo a trasmettere per circa 5 minuti  una mia molto partecipata e dettagliata sorta di radiocronaca, riversando quanto vado ascoltando all’auricolare. Nel frattempo anche i giocatori rosso-neri, quasi tutti con i soli calzoncini, richiamati da quanto diffuso dagli altoparlanti, sono tornati sul terreno. Sono momenti palpitanti, nei quali descrivo e riesco a far vivere ai presenti gli ultimi disperati attacchi della squadra cosentina. Fino all’annuncio liberatorio: “è finita, è finitaaa!” e al tripudio e alla festa di tutto lo stadio. Alla sera, ho rivissuto quei momenti grazie a” Noi TV”, che dedicò molto risalto all’accaduto con la diffusione delle belle riprese eseguite."

C'è chi dice che è un po' troppo educato e che ci vorrebbe qualche urlo o grido in più, in sostanza uno speaker... tifoso. Cosa risponde?

"Ne sono ben conscio! Per carattere e per l’educazione che mi è stata data sono un tipo piuttosto tranquillo, ma i sentimenti e le  emozioni dentro ci sono, eccome. Figuriamoci quando davanti c’è un microfono! Sarebbe come invitare la lepre a correre. Purtroppo quando mi sono lasciato andare, quando sia pur nel doveroso, corretto rispetto degli avversari ho liberamente manifestato l’entusiasmo è stato un fallimento.Il motivo lo conoscono tutti: l’impianto fonico di diffusione del Porta Elisa è vetusto, è stato esposto nel tempo a tutte le intemperie perché all’aperto, è di impossibile idonea regolazione. Appena avverte delle sollecitazioni  elevate va in “overload”, in protezione e stacca per un po’ qualsiasi suo funzionamento, soprattutto nel settore della gradinata, dove i nostri tifosi mi dicono di non sentire nemmeno le formazioni, se annunciate con un po’ di enfasi. A volte mi sento paralizzato.E si che avrei anche delle idee interessanti: mi piacerebbe – per intenderci - rifarmi alle esperienze del monachense “Alliance Arena” durante le gare di Bundes Liga, con la diffusione di musichette ad hoc per sottolineare le segnature e l’interazione col pubblico – sempre che quello lucchese lo gradisca.A proposito di pubblico, devo ringraziare – non solo per…educazione –  alcuni giovani del Porta Elisa che mi hanno intimamente tanto commosso per aver creato su “Facebook” un gruppo a me dedicato, a cui si sono iscritti anche personaggi di rilievo."

Cosa fa nella vita di tutti i giorni Enrico Turelli?

"Il libero professionista e  il grande appassionato di treni e ferrovie".

Qual è il giocatore rossonero che ricorda con maggiore affetto?

"Ho avuto un bel rapporto con moltissimi di loro, ma se parliamo di affetto allora non posso non dire… lo zio Ugo; si, lo zio di mia moglie, il celebre “Pizzichille”, al secolo Ugo Michelini. Nei primi anni ’20 militò in una grande Lucchese con i nazionali Moscardini e Bonino. Fu lui a raccontarmi con gran dovizia di particolari lo svolgimento della drammatica, sospesa partita di Viareggio del Maggio 1920, con l’uccisione di un segnalinee, i tumulti e la fuga  dei rossoneri in mutande, da prima a piedi e poi in bicicletta a Montramito e verso il Quiesa".

E il più bravo che ha visto calpestare il prato del Porta Elisa? 

"Ci vorrebbe una domanda di riserva: impossibile rispondere poiché sono stati veramente tanti. Comunque, anche se scontatamente  prediligo gli attaccanti o i fantasisti, dovendo scegliere  indicherei un portiere: GIOVANNI VIOLA, l’acrobata della nostra rete e di quella azzurra, convocato per la prima volta in nazionale con BERTUCCELLI all’indomani della  scomparsa del “Grande Torino” e poi ceduto alla Juventus. Un nuovo contributo rossonero per la  difesa della porta italiana dopo il Campione del Mondo Aldo Olivieri.Di lui ricordo un personale aneddoto, testimonianza di un mondo veramente d’altri tempi. Il 14.11.1948, poco dopo la squillante vittoria sulla Fiorentina per 4 a 0, esco di casa per mano a mio padre e dal parcheggio della vicina piazza Napoleone esce una Lancia Ardea nera targata FIrenze.Alla vista un gruppo di tifosi rossoneri indirizzano ai suoi occupanti un coretto di “ralla”.   Dall’autovettura, dopo aver abbassato il finestrino posteriore, un signore si affaccia e mostra, brandendolo a due mani con pollice e indice divaricati nelle parti opposte del diametro,  un  grande, tradizionale e ben confezionato  buccellato Taddeucci  -  volendo spiritosamente fare riferimento al fattore “C” -.  Ne scaturì una grande e fragorosa risata generale: fuori e dentro la macchina!Poi ci recammo in piazzetta Loggia dei Mercanti ove era situato il rinomato Caffe’ Pult, con i suoi tavolini e le sedie nello spazio di pertinenza.Erano circa le 19 e nell’angolo verso l’incontro di Via Fillungo con via Buia, intorno a quattro tavolini, erano seduti alcuni giocatori rossoneri con i loro familiari che si godevano momenti di soddisfazione e relax davanti a un aperitivo.  Naturalmente erano stati riconosciuti da  molti sportivi , che si assiepavano incuriositi sui due lati delle vie confluenti, ma senza disturbare minimamente la loro intimità. Solo io mi feci avanti di un paio di metri, passai accanto al bomber Ugo Conti di cui mi colpì, per lui  così rude in campo da essere temuto da tutti gli avversari, l’intenso profumo che diffondeva tutt’intorno, e mi rivolsi al portiere Viola dicendogli “Domenica, a Padova, guarda di non fartele… passare”. Lui, uomo semplice di carattere, di fronte a tanta ingenuità, mi volle rassicurare con convinte espressioni. Fu di parola: mantenne inviolata la porta e la Lucchese vinse 1 a 0.In quel tempo ero solito fare i “fioretti” quando la Pantera vinceva e poiché  succedeva sovente, potevo considerarmi piuttosto… buono".

Quale l'allenatore più cordiale e disponibile tra quelli che ha conosciuto?

"Rieccoci con le domande difficili.  La Lucchese vanta nella sua storia allenatori di grande valore assoluto come poche altre società.Quando vengono sostituiti rimango quasi sempre molto dispiaciuto.Verso due di loro, nei confronti dei quali nutro molta stima soprattutto sul piano umano, ho un debito di gratitudine per la soddisfazione provata nell’aver con loro collaborato  in  iniziative e manifestazioni volte alla divulgazione dei valori più alti dello sport.Sono due “panathleti” come me:  Walter Nicoletti e Bruno Bolchi.Quello che ho conosciuto in maniera particolare è stato Marino Bergamasco – già  vice di Rocco al Milan – per il motivo che era l’allenatore nella stagione 1971-72 -  serie C -  quando ho ricoperto la carica di consigliere nel C. D. della Società".

Quale il suo sogno come speaker? 

"Finalmente… una domanda facile, facile!Ovviamente, questo annuncio: “ Attenzione, Attenzione, Campionato Nazionale Italiano di Calcio – Divisione Nazionale Serie A; prima giornata. Vi presentiamo l’incontro: LUCCHESEEEEEE – JUVENTUSSSSSS (o MILAN, o INTER o altra grande)”.Ovviamente a mezzo di un adeguato impianto di diffusione sonora; magari… nel RINNOVATO PORTA ELISA".

Aldo Grandi

Fanini Group

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