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Nazzareno Tarantino: "Il mio sogno nel cassetto? Chiudere la carriera nella squadra che mi ha cresciuto, la Lucchese"
09/12/2010 08:39
Nazzareno Tarantino è stato l'unico e l'ultimo bel ricordo dell'ultima maledetta stagione che la Lucchese ha disputato in serie B, nel 1998-1999. Fu una stagione travagliata dall'inizio alla fine, come testimonia l'avvicendamento che ebbe luogo quell'anno sulla panchina rossonera: Burgnich-Papadopulo-Burgnich. Allora l'attaccante di Benevento, classe '79, era appena 19enne, ma mostrò di avere tutti i numeri per sfondare e fare una carriera ancor più brillante di quella (comunque decorosissima) che attualmente lo vede giocare nelle fila della Juve Stabia. Tanto è vero che nel 2000 fu convocato ( e impiegato) anche in Nazionale Under 21 da Marco Tardelli per disputare una partita amichevole contro la Spagna a fianco di campioni come Andrea Pirlo. Quell'anno, seppur impegnato principalmente solo nel girone di ritorno, mise a segno 8 gol (e che gol!) in 19 partite, fra cui una storica, indimenticabile tripletta al Napoli di Ulivieri, oltre a reti messe a segno contro altri club blasonati come il Chievo Verona e il Pescara, tenendo accesa fino all' ultimo la speranza di una salvezza che non arrivò. Nella gara di domenica contro la sua ex Lucchese era seduto in tribuna: "Ho uno stiramento- esordisce nell' intervista concessaci con grande disponibilità- e sono venuto a curarmi a Lucca dal mio amico Francesco Mitchell, il massaggiatore della Lucchese. Sono venuto a curarmi qui e poi dopo con il dottore della Juve Stabia abbiamo deciso di non rischiare di giocare oggi".
Dopo le prime tre giornate di campionato, quando la Lucchese era in testa al campionato a punteggio pieno con nove punti in tre partite, e l'entusiasmo all'ombra delle Mura era alle stelle, lei era uno dei pochi che invitava a non illudersi, a restare coi piedi per terra.
"Conosco benissimo questo campionato, questa è la mia decima stagione che disputo nel campionato di Prima Divisione, e tornando al discorso della Lucchese, all'inizio erano partiti forte, con tanto entusiasmo, e quindi sembrava che potesse essere una stagione gloriosa anche questa come lo sono state le due precedenti, ma il Barletta e la Ternana sono squadre che non stanno disputando un grande campionato, ed il Foggia (Barletta, Ternana e Foggia furono le prime tre avversarie dei rossoneri, ndr) non aveva ancora digerito il modulo di Zeman. Questo è un campionato diverso rispetto alla Seconda Divisione, valori diversi, è un campionato molto duro. Alla lunga i valori vengono fuori, però la Lucchese è una buona squadra perché ha degli ottimi giocatori. Si è ripresa, ha fatto il cambio di allenatore per dare una sterzata al proprio campionato, è una squadra ben messa in campo, e, secondo me, come noi della Juve Stabia, soffrirà fino alla fine, però ci potremo togliere delle soddisfazioni comunque".
Quindi la Lucchese può evitare lo spauracchio dei play-out?
"La classifica è corta, quindi tutti possono sperare di evitare i play-out e raggiungere i play-off. Tolta la Nocerina, che ha una marcia in più, il resto secondo me si deciderà a fine febbraio-metà marzo".
Come si spiega che l'Atletico Roma di Ambrosi, Calderoni, Doudou, Franceschini, Esposito e Baronio arranchi, e sia invece prima la Nocerina che è stata ripescata?
"Perché io sono del parere che in questa categoria qui quando ci sono troppi galli nel pollaio non va bene. Lì ci sono giocatori che hanno calcato campi di serie A, e perfino giocato in Coppa dei Campioni: ritrovarsi in Prima Divisione e non giocare non piace a nessuno, non piace a noi che siamo giocatori di Prima Divisione da sempre stare fuori, quindi figuriamoci a quei livelli lì. A mio parere in questo campionato bisogna fare una rosa di giocatori esperti di categoria e giovani interessanti per fare un mix che permetta di fare una stagione tranquilla, con una società che ha dei progetti e vuole togliersi delle soddisfazioni. Se si fanno squadre solo giovani o fatte solo da over 30, secondo me si ottiene poco".
Amarcord: lasciando stare per un attimo la retrocessione dalla B alla C1 nella stagione 1998-99, quello fu per lei, dal punto di vista strettamente personale, un anno fantastico.
"Sono ricordi indelebili, che non si possono cancellare con un colpo di spugna. C'è l'amarezza della retrocessione alla penultima giornata con il Cosenza in casa, però, per quanto mi riguarda, io alla società che era proprietaria della Lucchese di allora (facente capo a Maestrelli e Grassi, ndr) gli devo tanto, perché mi hanno cresciuto e mi hanno lanciato nel calcio professionistico. Quindi per me è sempre un onore venire qui a giocare; in più, io a Lucca ci vivo, perché mi sono sposato con una ragazza di qui, quindi io a Lucca e alla Lucchese ci tengo tantissimo. Per me quelli del '99 sono ricordi che ho sempre ben impressi nella mia mente, e nel mio cuore, e spero, prima di smettere di giocare a pallone, di indossare di nuovo la maglia della Lucchese per chiudere qui a Lucca la carriera: per me è un sogno nel cassetto, come quando ho iniziato a sedici anni a calcare il prato del Porta Elisa in serie B a livello professionistico, così il mio sogno attuale è quello di ricalcare nuovamente il terreno del Porta Elisa con la maglia rossonera della Lucchese addosso e chiudere qui a Lucca la mia carriera da calciatore".
Andrea Brunicardi