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Oltre cento anni di ritratti e personaggi

Mitchell, il massaggiatore rossonero, saluta tutti e se ne va: "Una bellissima esperienza, ma, per tante ragioni, era il momento di dire basta"

16/12/2010 12:02

Per lui, quella di Barletta, è stata l'ultima gara in rossonero. Un anno quasi e mezzo di militanza nel club di Giuliani, tra olii, massaggi, terapie, macchinari e tanta passione. Francesco Mitchell, massaggiatore rossonero dall'estate 2009, ha detto basta. Troppo difficile coniugare l'impegno come libero professionista con quello richiesto dalla Lucchese. E del resto Mitchell è un tipo che le cose le vuole fare per bene e sino in fondo. Un passionale, che ha ereditato dal padre, anch'esso a suo tempo massaggiatore rossonero, l'amore per questo mestiere. Ora, le sue domeniche saranno diverse: da martedì scorso è un ex a tutti gli effetti.

"Ho deciso di tornare a fare soltanto quello che facevo prima dell'estate del 2009, ovvero la libera professione presso la palestra Genesi di Tassignano, perché questa è l'attività che mi ha lasciato in eredità mio padre: non la mollerò mai. Era sempre più difficile lavorare sui due fronti".

Sulla sua scelta hanno pesato anche le trasferte, indubbiamente più lunghe dello scorso anno?
"Sicuramente sì, quest'anno stiamo affrontando trasferte che comportano lunghi spostamenti: domenica prossima la squadra dovrà partire venerdì e rientrerà a notte fonda di domenica e poi quest'anno mi sono sentito meno coinvolto nella gestione degli infortunati".

In che senso meno coinvolto?
"Meno partecipe perché avevo meno tempo, meno giorni a disposizione e dunque meno possibilità di curare come si deve chi ha un problema. Non è facile far conciliare le due cose, l'attività in studio e l'impegno per la Lucchese. Del resto sono un tipo a cui piace fare bene il proprio mestiere".

Cosa le lascia questa esperienza in rossonero?
"E' stata bellissima, oltretutto coronata da un campionato di C2 vinto alla grande al primo colpo e con persone straordinarie, l'elenco di esse sarebbe troppo lungo da fare".

C'è qualcuno a cui deve dire grazie?
"A Paolo Giovannini, in primis, e poi al dottor Malfatti e al professor Guidi con cui ho avuto un bel rapporto, oltre che alla proprietà".

Il momento indimenticabile di questa sua esperienza.
"Senza dubbio a Carrara, il giorno della promozione. Che spettacolo!".

Ha curato tanti rossoneri e fatto tanti piccoli "miracoli": qual è il recupero di cui è più orgoglioso?
"Quello di Marotta quest'anno dopo la gara di Andria: è stato davvero un grandissimo recupero riuscire a schierarlo, anche se non al 100%, contro il Cosenza".

Un nome di un calciatore a cui è rimasto particolarmente legato.
"Tanti, ma un rapporto di particolare amicizia si è creato con Taddeucci, Mocarelli e Scandurra".

Da un punto di vista professionale cosa le lascia questa esperienza?
"Sono cresciuto sicuramente e ho imparato nuove tecniche che ora fanno parte del mio bagaglio professionale".

Ora la domenica, se non altro, sarà più libero.
"Sì e dedicherò più tempo alla mia famiglia, ovvero a mia mamma che ho un po' trascurato. E poi potrò allenarmi meglio con il mio istruttore di kickboxing Cristiano della palestra Fight and Fitness: è questo lo sport a cui mi dedico".

E la Lucchese? La tornerà a vedere?
"Non so se ce la farò ad andare a vederla. Con un mio amico mi sono ripromesso di andare a vedere qualche gara della Fiorentina per cui faccio il tifo in serie A".

Se le dico mai dire mai lei che risponde?
"Ci sta tutto nella vita, a maggior ragione nel calcio".

Gazzetta Lucchese

 

 

 

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