Galleria Rossonera
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Paolo Indiani, una confessione a 360°: "Io un caratteraccio? Chi ha un carattere è accio per forza"
02/04/2011 12:53
Paolo Indiani, allenatore della Lucchese Libertas 1905, ha, ormai, portato a compimento la sua missione, quella, cioè, di traghettare la squadra verso la salvezza tranquilla. Ce l'ha fatta, a quanto pare, ma non è stata impresa facile. Introverso o, quantomeno, non propenso a mettere in piazza i propri sentimenti, alla viglia della domenica di sosta accetta di parlare di tante cose, pubbliche e private. Noi lo abbiamo intervistato senza remore né pregiudizi.
Indiani, se guardiamo alla sua esperienza a Lucca, questa volta è andata meglio.
Stavolta è durata un po' di più. L'altra volta durò un mese, forse qualcosa in più, adesso, invece, andiamo avanti da mesi. Comunque sia, per me, l'altra volta fu una sorta di barzelletta, non ebbi nemmeno il tempo di ambientarmi. Io considero questa, l'unica volta e la prima mia esperienza con la Lucchese.
Come mai i tifosi non l'hanno accolta particolarmente bene?
Mah, non saprei. Posso ipotizzare due motivi: quello che è successo l'altra volta e, poi, il fatto che, forse, non pensavano che, improvvisamente, sarebbe stato sostituito Favarin con cui avevano vissuto due anni belli. Io, del resto, sono arrivato quando la squadra aveva fatto un punto in sette giornate.
Dicono che lei abbia un caratteraccio?
Che vuol dire? Credo che fosse Indro Montanelli a dire che chi ha un carattere è accio per forza. Io, in effetti, credo di averlo un carattere e, comunque, chi fa questo lavoro un carattere deve averlo.
Missione compiuta, possiamo dire?
Ancora da completare, ma abbiamo fatto un buon lavoro. Peccato per domenica, poteva essere la ciliegina sulla torta e, invece, è andata come è andata. Quella di domenica, anche a rivederla, è stata una sensazione incredibile, impossibile da afferrare. Figuriamoci le due alzate della bandierina fatte dall'assistente di gara . Roba dell'altro mondo. Lì, nel primo tempo, ci saremmo trovato uno contro uno davanti al portiere, non so se mi spiego.
La Lucchese sembrava il... Benevento.
Verissimo. Io stesso, in panchina, ad un certo punto ho detto: "Ma questi sono venuti a perdere apposta?".
Meglio il Taranto.
Assolutamente. Il Taranto di un mese prima era una grande squadra, ma questi...
Parliamo del suo futuro.
Boh! Non so né ho deciso alcunché. Si va avanti fino al 15 maggio cercando di farlo nel miglior modo possibile. Di certo io a Lucca sto benissimo e mi piacerebbe continuare a lavorare con un direttore sportivo come Paolo Giovannini. Ecco, io ho bisogno di un direttore sportivo come lui, che si occupa di tutto il resto e mi lascia fare sul campo e basta. Io, infatti, devo lavorare solo sul campo.
Che pensa del suo deferimento?
Lo sapevo, però, spero si risolva in una piccola squalifica da scontare nei mesi estivi. Così, almeno, dicono le precedenti sentenze, ma aspettiamo a parlare. Non penso, comunque, che mi possa condizionare il futuro. Del resto non ho problemi ad ammettere che ero consapevole del rischio, ma l'unico modo per rientrare in possesso dei soldi era quello di agire fuori dalla Figc.
Cosa farebbe o direbbe se le chiedessero di intervenire sulla polemica che c'è tra tifosi e giocatori rossoneri?
Guardi, io sto con i ragazzi tutti i giorni e per gran tempo della giornata. Posso, tranquillamente, sottoscrivere che hanno fatto tutto quello che era in loro potere e accusarlòi di aver venduto la gara di Pisa è ingiusto e vergognoso. Ci hanno messo tutto quello che avevano da metterci, esattamente come domenica scorsa con il Benevento.
Aldo Grandi