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Oltre cento anni di ritratti e personaggi

Davide Quironi, tanta rabbia per arrivare, altrettanta amarezza per essere partito

17/10/2011 12:12

Davanti ad un giornale aperto, con la pagina dedicata alla Lega Pro sotto gli occhi, è questo il ritratto di Davide Quironi. L’ex preparatore dei portieri della Lucchese, adesso alla Ternana, affronta tanti argomenti, parla del passato, del presente, ma anche del futuro e fa capire a chiare lettere che la scelta di andare via da Lucca è stata la più brutta che ha dovuto compiere da quando è nel mondo del calcio. La sua Ternana adesso sta volando ed è prima con tre punti di vantaggio sulla seconda, meglio di così non poteva iniziare la sua avventura con le “fere”. A dire la verità Quironi alla Ternana era già stato per due anni da giocatore ed aveva vinto due campionati di fila. Che sia lui il portafortuna dei rossoverdi?

Quironi, ci ritroviamo qui a parlare di Lucchese.

“Intanto vorrei sottolineare che per me la Lucchese vera è questa, quella che milita in Eccellenza, perché l’altra non la considero proprio”.

Parliamo del passato, se l’aspettava che i rossoneri andassero a finire così?

“No, assolutamente no, ed è questo ciò che mi fa arrabbiare, perché io insieme a Riccardo Guidi, ma anche a tutti gli altri componenti dello staff tecnico, compresi Favarin e Indiani, abbiamo fatto tutto per questi colori. Voglio però ricordare che Guidi ed io ci siamo veramente dati da fare aiutando la società anche al di fuori del nostro ruolo e nessuno ci ha fatto capire che la situazione era così grave. Se a gennaio Giuliani, Valentini o altri della società, ci avessero riferito la reale situazione, ne avremmo preso atto e il nostro comportamento sarebbe stato un po’ diverso anche nei confronti dei giocatori e mi spiego meglio: saremmo stati molto chiari dando a loro la possibilità di poter fare anche altre scelte. Sono rimasto deluso da come è andata a finire”.

Tornerebbe a Lucca?

“Lo sapete, tornerei anche subito, ma il calcio è la mia vita, il mio lavoro e francamente adesso a Terni sto bene e ho una chance per diventare un grande allenatore, perché lavoro con una società stabile e con persone che hanno la mia stessa voglia di sfondare nel calcio. Devo dire che con questa società si vive come se fossimo in serie A, ogni cosa che viene chiesta si è sempre accontentati ed i giocatori devono pensare solo a dare il massimo in campo, perché per il resto non manca niente”.

Qual è il suo rapporto con Toscano?

“Ottimo, come ho sempre avuto con tutti gli allenatori con i quali ho lavorato. In questo caso devo dire che lui è più giovane di me e quindi l’uomo d’esperienza nello staff sono io”.

Che cosa ci può dire dei suoi portieri?

“Loro stanno crescendo, ho Ambrosi che è un portiere di esperienza e che sta dando sicurezza alla retroguardia e poi ho dei giovani come Virgili, Camilli e Citino che possono solo migliorare. Su Citino voglio soffermarmi e vi dico che è un portiere dalle grandi potenzialità, tipo Citti che era alla Lucchese e quindi avrà un futuro assicurato”.

Ha mai pensato di fare l’allenatore in prima?

“Credo che per me questa sia una cosa troppo impegnativa. Un allenatore deve gestire circa venticinque persone ed invece io mi trovo a farlo solo con quattro o cinque elementi che sono i miei portieri. Penso che in questo ruolo mi possa realizzare”.

Come si spiega il fatto che Pennesi è ancora a casa?

“Questo è un mio grande rammarico, perché un portiere del 1989 che ha disputato trenta partite lo scorso anno in Lega Pro 1, non può rimanere fermo. Lui, insieme al suo procuratore, hanno deciso di declinare alcune proposte e di aspettare, certo è che nel calcio di oggi si tiene di conto più dell’aspetto economico che delle qualità del giocatore e questo è sbagliato. Le società vanno ad acquistare chi chiede un ingaggio minore”.

E  la stessa cosa la possiamo dire per Favarin e Indiani?

“Certamente si, perché il primo ha vinto due campionati in due anni ed è fermo, mentre il secondo ha fatto arrivare la Lucchese alla Tim Cup di serie A e B e nessuno li chiama. Vuol dire che si sta puntando su allenatori più giovani e con meno pretese, questo è il calcio di oggi”.

Ci si ritrova in questo mondo?

“Mi ci ritrovo, perché il calcio che voglio fare lo scelgo a mia immagine e somiglianza e cerco delle società che siano possibilmente stabili e che abbiano un progetto per il futuro”.

Ritornando a parlare della Lucchese, è con questo nome che continua a chiamarla, le sta piacendo il progetto di Bruno Russo?

“Devo fargli veramente i complimenti, ma non perché è un amico, ma per il motivo che ha ricostruito tutto da zero, senza di lui il calcio a Lucca a certi livelli non ci sarebbe stato. Mi ricordo quando in estate alle tre di notte andai a prenderlo nella allora sede della Lucchese Libertas, perché voleva cercare di salvare la Lega Pro 1 con delle persone interessate, poi è andata a finire come tutti sappiamo, ma lui a questa città è legato e sta facendo un progetto importante basato soprattutto sui giovani e sulla ricostruzione di un settore giovanile forte e competitivo. E’ giusto che altri imprenditori di Lucca, oltre a quelli che già ci sono, aiutino e aderiscano per il bene del calcio rossonero”.

Una parola per il pubblico. “Adesso, ma anche prima mi sento e mi sentivo uno di loro, ho dei contatti con vari esponeneti della tifoseria e credo che anche in questa stagione siano fantastici e spero che possano togliersi delle grandi soddisfazioni”.

Vedendo la Lega Pro 1 ogni domenica, quali sono secondo lei i giovani più interessanti?

“Ne dico due, e faccio il nome di Laurini terzino destro del Carpi e Benedetti terzino sinistro del Pisa”.   

Diego Checchi

 

 

 

 

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