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Oltre cento anni di ritratti e personaggi

Lollini e la voglia di ricominciare: "Mi sono trovato infortunato, senza stipendio, senza casa, senza contratto, ma continuo con il calcio. Il fallimento? Qualcuno ha fatto sì che finisse in questo modo"

05/11/2011 18:34

Claudio Lollini è a casa con sua figlia Vittoria e la sua compagna Gaia, ha voglia di parlare e di raccontare quello che è successo lo scorso anno ma soprattutto, ha voglia di sentirsi ancora un giocatore. Il calcio a volte è crudele e la storia del difensore centrale di Perugia insegna come si può passare in pochi mesi dalle stelle alle stalle o, meglio, dalla possibilità di andare in categorie superiori al ritrovarsi con un ginocchio rotto e senza squadra. Un ragazzo di 25 anni si è ritrovato a dover fare delle riflessioni molto importanti sulla sua vita e sul suo futuro per capire se il calcio sia ancora la giusta strada da percorrere. Per fortuna la grinta e la determinazione hanno preso il sopravvento sullo sconforto e l'amarezza per quello che è successo e ora la sua strada è più che mai in discesa verso un rapido ritorno in campo e, ci auguriamo, anche verso una grande occasione che lo possa rilanciare.

Lollini, ci può raccontare dell'incidente al ginocchio?

"Era la terz'ultima partita dello scorso campionato contro il Lanciano. A un certo punto, Di Gennaro stoppa una palla ed io volevo impedirgli il passaggio al compagno. A quel punto ho fatto un movimento strano e mi si è rotto il legamento crociato del ginocchio sinistro".

Poi cosa è successo?


"È iniziato il calvario, mi sono operato il 21 di maggio dal professor Cerulli, una persona che ritengo splendida perché segue i suoi pazienti nel migliore dei modi e li aiuta anche dopo l'intervento. Ci tengo molto a ringraziarlo. Il giorno dopo l'operazione però, si è sentita male mia figlia Vittoria e per quindici giorni, insieme alla mia compagna, siamo sempre stati in ospedale. Poi quella situazione si è risolta e speravo che il peggio fosse passato".

E invece c'è stata la mazzata del fallimento della Lucchese...

"Senz'altro, io ero l'unico ad avere ancora due anni di contratto e ho sperato fino all'ultimo che Giuliano Giuliani potesse riuscire a salvare la baracca, ma, per colpe che non sono sue, non c'è riuscito. A quel punto mi sono cascate le braccia, perché dalla possibilità di andare in categorie superiori ed essere anche un patrimonio per la società, mi sono ritrovato a casa, senza compensi né contratto e c'è di più..."

Prego, continui...

"E' successo tutto quando noi giocatori eravamo già a casa. Anche se sapevamo che c'erano dei problemi durante l'anno, ci era stato chiesto di raggiungere la salvezza e credo che ci siamo riusciti molto bene, arrivando addirittura alla Coppa Italia TIM. Ricordo che all'ultima partita contro il Siracusa, ci fu chiesto di vincere per chiudere al meglio la stagione. Tutti noi abbiamo sempre dato il massimo dell'impegno compreso, ovviamente, il sottoscritto, ma dalla società abbiamo avuto tante parole e niente fatti, e per questo ci siamo sentiti presi in giro. È stata una vera e propria catastrofe che poteva essere evitata, ma qualcuno ha fatto sì che andasse a finire in questo modo"

Dalla voce sentiamo il suo profondo rammarico...

"Certo, perché con quella società speravo che a Lucca ci sarebbe stato un futuro roseo, anche per tutti i tifosi. Ne approfitto per dire loro che talvolta si sono anche sbagliati nei nostri confronti ed abbiamo anche discusso su certe situazioni. Loro pensavano che da parte dei giocatori non ci fosse tutta la giusta grinta e determinazione per affrontare le partite, ma non era così. Mi preme, però, sottolineare che loro ci hanno sempre incitato e lo devono continuare a fare anche in Eccellenza con il nuovo F.C. Lucca, perché questa è una società seria, con progetti ambiziosi, ma fatta di persone che non vogliono fare il passo più lungo della gamba e questo, nel calcio, penso sia la cosa migliore".

A proposito, lei si sta allenando con questa nuova società.

"È un mese che lavoro con loro e approfitto per ringraziare Bruno Russo e tutta la società per l'ospitalità che mi hanno dato. Un ringraziamento particolare va a Riccardo Guidi, uno dei preparatori più competenti che ho trovato da quando gioco a calcio ed una persona speciale, soprattutto, dal lato umano. Pensate che viene prima allo stadio per fare palestra insieme a me, non ci sono parole per lui...".

Da quello che abbiamo capito il suo rientro in campo è imminente.

"Solo ieri ho svolto un vero e proprio allenamento completo con la squadra e penso che nel giro di un paio di settimane sarò pronto. È ovvio che ho ancora un po' di paura, ma con il passare dei giorni prenderò più confidenza con il campo".

Cosa si augura per il suo futuro professionale?

"Intanto ho deciso di continuare con il calcio, un percorso che ho intrapreso da piccolo e che vorrei portare avanti. Adesso, mi interessa tornare tra i professionisti, possibilmente in Prima Divisione, con una squadra che mi dia la possibilità di tornare quello che ero, poi starà a me dimostrare il mio potenziale."

Il suo procuratore si sta già muovendo?

"Assolutamente si, ma anche lui vuole capire quando sarò perfettamente recuperato".

Il calcio è in crisi?

"Assolutamente sì, mi sono trovato in un'era dove questo mondo non sta vivendo un bel momento. Intorno al calcio ci sono troppe persone finte e troppi interessi che vanno al di là dell'aspetto sportivo e, a volte, quando questi interessi non vengono soddisfatti, succede quel che è successo a Lucca".

Lei è d'accordo con la regola che impone l'uso dei giovani?

"No, è una regola incredibile perché mette a repentaglio la carriera di molti giocatori. Prendete, ad esempio, Mirko Pennesi, un portiere che lo scorso anno ha giocato 30 partite tra i professionisti e che adesso è a casa. Credo che questa norma non piaccia neanche ai giovani, che sanno di avere la possibilità di giocare più per via dell'età e dei contributi federali che per la loro bravura, ma magari, l'anno successivo saranno a spasso".

Se le facciamo due nomi, cosa ci risponde?

"Fate pure..."

Paolo Giovannini.

"Un'ottima persona e uno dei migliori direttori sportivi in queste categorie. Anche lui ha cercato fino all'ultimo di salvare la Lucchese perché è un Lucchese e perché teneva molto a noi ragazzi. È stato anche lui vittima come noi di questa situazione e anche nel gennaio scorso ha fatto dei movimenti per cercare di darci più serenità a livello economico. Lo sento spesso e mi sta dando una mano anche ora per trovare una squadra".

L'altro nome è quello di Paolo Gianni.

"Forse è la persona che ha sofferto di più in tutto questo. Lui veniva allo stadio e faceva tutto solo per passione e avrebbe voluto, anche quest'anno, vedere un campionato di C1 insieme a noi".

Qual è l'allenatore che le ha dato di più?

"Sono due: Favarin e Indiani. Il primo mi ha fatto crescere di più dal punto di vista caratteriale mentre il secondo più sotto il profilo tecnico".

Cosa le manca nella quotidianità?

"Lo spogliatoio e poter giocare a calcio a certi livelli".

Si augura di tornare a vestire la maglia rossonera?

"Certo che sì, perché a Lucca sono stato benissimo e ho avuto gli anni migliori della mia carriera".

Diego Checchi

Fanini Group

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