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Giancarlo Favarin ha quasi mollato la caccia, ma, di certo, non il calcio: "L'esonero di Lucca ancora mi pesa, attendo la chiamata giusta contando solo sulle mie forze"

14/11/2011 16:32

L'amarezza è ancora tanta, ma la voglia di rimettersi in mostra è senz'altro maggiore di tutto quello che ha passato dopo l'esonero di Lucca. Giancaro Favarin si è concesso al nostro sito con grande spontaneità e tranquillità. Era tanto tempo che non rilasciava interviste e lo ha fatto proprio con Gazzetta Lucchese senza voler far nemmeno una polemica, facendo capire che al momento del suo esonero ci sono state cose non troppo limpide. Ha anche ribadito che i risultati fanno il destino di un allenatore e che nel calcio vanno avanti gli allenatori che hanno altre prerogative rispetto al lavoro sul campo. Nella chiacchierata con noi Favarin ha toccato tutti i momenti più belli della cavalcata rossonera, spiegando anche ciò che lo tiene impegnato in attesa di una panchina.

Buongiorno Favarin.
"Buongiorno".

Possiamo fare una chiacchierata con lei?
"Certamente".

E allora la domanda ci viene spontanea. Che cosa sta facendo adesso senza una panchina?
"Diciamo che mi occupo dell'ambito familiare. Seguo mio figlio portandolo a scuola e mi occupo anche della panetteria di famiglia insieme ai miei cognati. Continuo ad andare a vedere partite di calcio perché fare l'allenatore è il mio lavoro e la mia passione, quindi ho tutte le intenzioni di continuare, aspetto soltanto una chiamata giusta".

Che tipo di gare ha visto?
"Quasi tutte le categorie, dalla Serie B alla Serie D per tenermi informato sui giocatori che ci sono. Il calcio non è cambiato ne più ne meno rispetto all'anno scorso. C'è il solito agonismo e la solita qualità. Credo che i campionati di Lega Pro 1 e Lega Pro 2 siano molto affascinanti sotto ogni punto di vista".

È d'accordo con la regola dei giovani?
"Tutti gli addetti ai lavori stanno dibattendo molto su questo tema e se volete la mia opinione è che i giovani devono giocare solo se sono bravi. A mio avviso questa regola non serve a niente dato che i giovani che giocano adesso, tra un paio di anni, magari, si ritrovano senza squadra perché non sono più in quota e vengono illusi di poter diventare giocatori importanti. Credo che se un allenatore ha nella sua rosa un giocatore bravo di 17 anni lo faccia giocare lo stesso anche a discapito di un altro più esperto senza guardare la carta d'identità".

Si è fatto un'idea del perché, dopo aver vinto due campionati in due stagioni, aver riportato la Lucchese in Prima Divisione e aver subito un esonero dopo dieci giornate, è ancora a casa?
"A volte me lo domando anch'io. Credo che vadano avanti gli allenatori che portano lo sponsor o che provengono dai settori giovanili. Nel calcio e soprattutto nel mio mestiere non c'è la giusta meritocrazia. Il 27 ottobre scorso è un anno esatto che non mi siedo in panchina e francamente mi comincia a pesare molto".

Quali sono le sue credenziali per far sì che la possano sciegliere come allenatore?
"Non posso portare ne sponsor o qualcos'altro che non sia il lavoro sul campo e magari i punti che riesco a far fare alle mie squadre. Chi vuole Favarin sa ciò che andrà a prendere, altrimenti me ne sto a casa".

Parliamo della sua esperienza di Lucca.
"È stato un periodo che non dimenticherò mai. Da quando quell'undici agosto 2008 Paolo Giovannini mi chiamò abbiamo iniziato a fare una cavalcata ricca di successi. Abbiamo vinto due campionati insieme e soprattutto avevamo creato un ambiente familiare, sia con voi della stampa, sia con i tifosi, ma anche con tutte le persone che stavano intorno al mondo rossonero. Fino all'esonero stavo vivendo un sogno. Devo dire che questo esonero mi ha segnato molto".

Da quali punti di vista?
"Preferisco non tornare a fare polemiche dato che ce ne sono state tante. È chiaro che per me è stato un boccone amaro da buttare giù e che non mi è passato ancora del tutto. Posso dire soltanto che su qualche giocatore ho avuto dei dubbi, poi ovviamente i risultati sono andati in una certa maniera e la cosa più logica era quella del mio esonero. E pensare che quando siamo partiti lo scorso anno in Prima Divisione avevamo fatto tre vittorie di fila con Barletta, Foggia e Ternana. Poi ci fu il pareggio di Andria e qualcuno pensava che potessimo puntare anche alla promozione diretta andando subito in Serie B. in quel momento mantenni un profilo basso perché sapevo che le difficoltà nel campionato di Lega Pro 1 sarebbero venute fuori. Infatti è stato così".

Due anni e due mesi costellati da grandi soddisfazioni.
"Certo, come no. Tutti i giorni che venivo a Lucca per me era un piacere. Sono venuti ad assistere alle mie sedute allenatori importanti per studiare il modulo 3-3-1-3: uno tra tutti Antonio Conte".

Si aspettava che la Lucchese potesse finire con la mancata iscrizione?
"No, per me anche questa è stata una mazzata. Non avrei mai creduto ad un simile tracollo dopo anni bellissimi ma il calcio è anche questo. Peccato perché nella mia gestione eravamo riusciti a riportare il pubblico allo stadio e ricreare quell'entusiasmo che era mancato dopo il fallimento di Fouzi Hadj. I tifosi non si meritavano di fare questa fine. Spero che con il mio gioco si possano essere divertiti".

Che effetto le fa passare da essere idolo a stare nel dimenticatoio?
"Mi dà un po' fastidio e a dire la verità credevo di avere più chance anche in corsa su questo campionato, ma per il momento non ne vedo. Tutto questo fa parte del nostro mestiere e ci sono altri allenatori nelle mie condizioni. Sono contento di rivedere in pista allenatori molto validi come Delio Rossi".

Che cosa risponde a chi dice che Giancarlo Favarin non è un allenatore da Prima Divisione?
"A me piacerebbe farlo vedere sul campo. Finora non ci sono riuscito, credo di non esser mai stato un fenomeno ma nemmeno un brocco. Caso mai, quando sono andato in Prima Divisione dovevo ponderare meglio le scelte e soprattutto con quali giocatori farle. La mia gavetta l'ho fatta, ho girato tutto l'Italia con grande soddisfazione e spero di poter rilanciarmi al più presto".

Che cosa le ha lasciato il corso che ha sostenuto a Coverciano?
"Da quel punto di vista per me è stata un'annata molto bella. Ho avuto la possibilità di rimanere attaccato al mondo del calcio andando a studiare allenatori come Allegri, Mazzarri, Guidolin, etc, etc. Ho preparato un esame e sono passato con una votazione abbastanza alta: 97/ 110".

Secondo lei come cambia il ruolo di allenatore dalla Serie A alla Prima Divisione?
"Per quello che ho visto posso soltanto dire che in Prima Divisione l'allenatore conta di più dal punto di vista della tattica e della tecnica individuale, mentre in Serie A e anche nella maggior parte delle squadre della Serie B, un allenatore deve esser bravo nella gestione del gruppo, tralasciando particolari che in categorie più basse sono fondamentali perché ti ritrovi giocatori ancora in formazione sotto ogni profilo".

Ha visto dei giovani interessanti che potranno fare strada?
"Non voglio fare nomi, ma credo che in Lega Pro 1 e Lega Pro 2 ci siano giovani che potranno sfondare nel calcio che conta".

Che cosa ne pensa dell'F.C.Lucca?
"Sto seguendo le vicende rossonere e so che questa società ha fatto grandi cose. Non dico per scaramanzia, che vincerà il campionato, ma ha tutte le possibilità per farlo. Un plauso particolare va a Bruno Russo, una persona che ormai vive a Lucca da tanti anni ed ha creduto fortemente in questo nuovo progetto e ci ha messo la faccia".

Se tra qualche anno la richiamassero alla guida della squadra della nostra città, lei che cosa risponderebbe?
"Non potrei dire di no, anche se chi c'è adesso sta lavorando bene e spero che continui il più a lungo possibile".

Un'ultima domanda, sappiamo tutti che è appassionato di caccia: riesce a togliersi delle soddisfazioni?
La caccia adesso è come il calcio, mi sa che mi toccherà smettere di sparare, perché di uccelli migratori ormai non ce ne sono più. Vado comunque ancora a caccia per portare a giro il cane e per tenere il fucile alle spalle".

Diego Checchi

Fanini Group

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