Galleria Rossonera
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Gigi Grassi e una maglia rossonera: "Mai dire mai: mi farebbe piacere riuscire a tornare a Lucca"
21/11/2011 16:25
Luigi Grassi e il racconto di quei mesi difficili dopo la mancata iscrizione della Lucchese Libertas. Una storia tutta da raccontare la sua. Il genietto di Filicaia si è allenato per mesi con il Real Castelnuovo sperando in una chiamata che non arrivava mai fino a che il Borgo a Buggiano, piccola società neopromossa in Seconda Divisione, si è ricordata di lui e lo ha portato alle proprie dipendenze. Poche partite costellate già da tre gol e tanti assist e soprattutto dalla grande gioia di essere tornato protagonista in una categoria che, a nostro avviso, non appartiene a lui, soprattutto per le sue indiscusse qualità che lo scorso anno in Prima Divisione lo portarono a realizzare la bellezza di 9 reti ed essere sulla bocca dei maggiori addetti ai lavori. Finalmente è tornato alla ribalta.
"Diciamo che sono tornato a divertirmi nuovamente e a giocare a pallone, che è la cosa che faccio da quando sono bambino".
Perché ha accettato l'offerta del Borgo a Buggiano?
"Questa è una società molto piccola e neopromossa ma con grande voglia di far bene. I dirigenti mi hanno chiamato e mi hanno convinto, soprattutto per quanto riguarda il progetto. Adesso la mia concentrazione è rivolta soltanto ad ottenere la salvezza con questa squadra senza pensare ad altro. A Borgo a Buggiano si può lavorare bene senza particolare pressione e poi questa scelta mi permette di stare vicino casa".
È inutile stare a girarci intorno. Ma è vero che l'FC Lucca l'aveva cercata?
"Non vi posso nascondere la verità dato che ho parlato più volte con Bruno Russo ma non ci siamo trovati d'accordo e ho preferito aspettare. Per Lucca non ne facevo certamente una questione di categoria, sarei venuto a giocare anche in Eccellenza, perché scendere in campo al Porta Elisa con la maglia rossonera mi avrebbe dato la sensazione di essere un giocatore professionista e non ci sarebbero stati problemi".
In futuro sarebbe disposto a ritornare?
"Nel calcio mai dire mai. Anche perché a Lucca ci sono stato molto bene e mi farebbe piacere poter indossare di nuovo questa maglia".
Ci parli dell'FC Lucca. Secondo lei, la squadra di Lazzini tornerà presto nel calcio che conta?
"Secondo me vincerà il campionato già a gennaio dato che è talmente forte e non avrà difficoltà con nessun avversario. Mi auguro che questo progetto continui nel tempo e che i tifosi della Lucchese abbiano una stabilità".
Parliamo del suo passato. Si aspettava che lo scorso anno finisse così?
"Personalmente sono rimasto scottato perché era la prima volta che mi accadeva da quando gioco a calcio. Ho capito che tutto sarebbe finito solo all'ultimo giorno, anche se percepivamo che qualcosa non andava già durante l'anno. Che dire, i proprietari della Lucchese hanno smesso di pagarci e noi giocatori siamo scesi in campo solo per il nostro orgoglio e per i tifosi, facendo sì che il nostro disagio passasse il più possibile in secondo piano. Nello spogliatoio, ad un certo punto, ci guardammo negli occhi e tutti insieme decidemmo che era giusto andare avanti anche senza stipendio e non è certo una cosa scontata perché se nella squadra ci fossero stati giocatori menefreghisti che tiravano l'acqua al proprio mulino, il settimo posto non sarebbe stato possibile raggiungerlo".
Qual è stato il merito di Paolo Giovannini?
"Lui è riuscito a farci pensare solo al campo e non a quanto stava accadendo intorno".
A chi deve la sua esplosione in maglia rossonera?
"A Paolo Indiani, perché il tecnico di Certaldo è riuscito a trovare la posizione giusta per me: quella di trequartista dietro alle due punte e lì ho potuto esprimere tutto il mio potenziale".
Qual è stata la sua partita più bella con la Lucchese?
"Anche se abbiamo perso, dico quella contro il Taranto a Lucca. A livello di squadra però, vorrei citare la vittoria di Rieti contro l'Atletico Roma"
Cosa ha pensato nei mesi in cui è stato senza squadra?
"Che in un certo qual modo tutto quello che ruotava intorno al calcio mi faceva un po' ‘schifo'. In questo mestiere non c'è più la giusta meritocrazia e non me lo aspettavo veramente di rimanere a casa dopo una stagione del genere. Inoltre, la regola dei giovani ha lasciato a spasso molti giocatori e questo deve far riflettere".
Secondo Lei, perché c'è crisi nel mondo del calcio?
"Perché le squadre non insistono più sui propri vivai e se andiamo a guardare le rose delle squadre primavera, ci sono più stranieri che italiani a comporle: una cosa da matti".
Che differenza c'è tra Prima e Seconda Divisione a livello tecnico?
"C'è un abisso e in Seconda Divisione non ci sono vere e proprie squadre competitive a parte quelle che lottano per vincere il campionato".
Il calcio è lo sport più bello del mondo?
"Adesso, non lo possiamo assolutamente sostenere. Solo il calcio di Serie A affascina, per il resto bisogna migliorare".
Qual è, adesso, il suo obiettivo?
"Pensare al Borgo a Buggiano e poi vedere quel che succederà, in questo mondo non si possono fare programmi a lunga scadenza perché da un giorno all'altro potrebbero cambiare molte cose. È ovvio che mi piacerebbe giocare ancora tanti anni".
Poi, che cosa vorrebbe fare?
"Non mi sono ancora posto questa domanda ma è chiaro che mi piacerebbe rimanere nel calcio e il ruolo che mi si addice di più sarebbe quello di allenatore, perchè potrei ancora andare in campo e gestire un gruppo".
Indiani e Giovannini sono andati a Pistoia, può darci un giudizio su questo fatto?
"Giovannini e Indiani sono una coppia perfetta, quest'anno sono arrivati in corsa e sono sicuro che salveranno la Pistoiese ed il prossimo anno faranno una squadra per vincere il campionato".
Prima di lasciarla, vuole fare un saluto ai tifosi rossoneri?
"Certamente, perché con loro ho condiviso tante gioie e li ringrazio per il sostegno che ci hanno sempre dato. Vorrei anche sottolineare che ero arrivato a Lucca per aprire un ciclo, almeno nel mio intendimento. Se non fosse successo quel che è successo, avrei avuto ancora un anno di contratto e la mia intenzione era di rinnovarlo per legarmi sempre di più a questa città, perché qui ci sono venuto con grande entusiasmo essendo comunque cresciuto nella provincia di Lucca".
Diego Checchi