Galleria Rossonera
Oltre cento anni di ritratti e personaggi
Mirko Pennesi, storia di un giovane (e bravo) precario del calcio moderno: "Pronto a mettermi in gioco con chiunque per conquistare un posto da titolare"
28/11/2011 18:44
Dalle stelle alle stalle. Il calcio porta anche a questo. C'è una dura legge non scritta alla quale devi inchinarti senza poter far niente e senza poterti arrabbiare con qualcuno. È la storia di Mirko Pennesi, portiere classe 1989 che dopo 29 partite disputate in Prima Divisione lo scorso anno, adesso si trova senza squadra in attesa di una chiamata che finora non è arrivata. Immaginate quindi lo stato d'animo di un ragazzo che sa di avere delle doti importanti, ma che per colpe non sue, non le può ancora dimostrare in questa stagione.
"Mi alleno tutti i giorni insieme ad un mio amico. Cerco di tenermi in forma anche se è dura continuare a lavorare da solo sperando che il telefono squilli e che arrivi la giusta chiamata".
Secondo lei per quale motivo è ancora a casa?
"Lo scorso anno c'era l'obbligo di avere due '89 in campo e di conseguenza la regola dei giovani è stata un vantaggio per me. Quest'anno invece tutto ciò mi si è rivoltato contro, dato che in campo devono andarci obbligatoriamente due 1991".
Ci sono state delle trattative con alcune squadre?
"Solo dei pour parler e niente di più, ma non ho rifiutato nessuna destinazione e mi sono reso sempre disponibile ad andare ovunque. Sono state le società che non mi hanno voluto tesserare".
La domanda sorge spontanea: i suoi procuratori stanno lavorando?
"Loro hanno già cominciato a lavorare per me da prima della mancata iscrizione della Lucchese dato che ero in comproprietà con l'Ascoli, poi hanno continuato anche dopo che la società rossonera non si è iscritta al campionato di Prima Divisione. Francamente si sono trovati spiazzati da questa mancanza di opportunità per me. Comunque ho sempre fiducia in loro perché mi hanno dimostrato di meritarla durante il corso degli anni e io ho fatto lo stesso nei loro confronti. Aspetto che mi dicano qualcosa di concreto".
Ormai si è concentrato sul mercato di gennaio?
"No, spero di trovare una sistemazione il prima possibile anche se so che dopo sarà dura rimettermi al pari dell'altro estremo difensore dato che i portieri in attività sono sicuramente più avanti di me e hanno già il ritmo partita. Dopo aver detto questo mi preme sottolineare anche che non mi spaventa la concorrenza e sono pronto a mettermi in gioco con chiunque per conquistare un posto da titolare".
Ha mai pensato di smettere di giocare a calcio?
"Questa idea non mi è mai passata per la testa e finchè farò questo sport, non mi ci passerà nemmeno per un attimo. La forza di andare avanti me l'ha data la mia convinzione di poter giocare in Prima Divisione dopo la bella passata stagione e la passione per questo sport".
Quanto è cambiato il calcio in Italia?
"Sono convinto che la crisi in generale abbia attanagliato anche questo mondo e le società di Lega Pro, possono spendere sempre meno e nel caso del portiere puntano su quelli del proprio settore giovanile o su un giocatore che proviene da una squadra di Serie A in prestito. Non c'è più quella società calcistica in grado di spendere per un estremo difensore affidabile".
E poi ci sono anche tanti portieri stranieri.
"È vero, questo è un altro aspetto che va affrontato. Magari le squadre di calcio prendono uno straniero per il costo che è sicuramente inferiore a quello di uno italiano. Non voglio entrare nello specifico delle scelte che sono state fatte perché ogni società ha il diritto di fare ciò che vuole".
Ha qualche rammarico per le scelte che ha fatto e che magari adesso non la stanno ripagando?
"No, a dire la verità rifarei tutto ciò che ho fatto dato che le decisioni che ho preso sono state frutto di convinzioni e di scelte ben precise".
Si aspettava che lo scorso anno finisse così?
"Sapevo che c'erano dei problemi, ma non credevo che si arrivasse fino a questo punto. Per me, al di là dei problemi societari, quello di Lucca è stato un anno intenso e ricco di soddisfazioni. Credo che per un calciatore Lucca sia il posto ideale per poter lavorare e per poter vivere".
Ha seguito le ultime vicende rossonere?
"Sì, le seguo sul vostro sito e so che questa gente crede molto in quel che sta facendo per riportare la Lucchese ad alti livelli. Il campionato di Eccellenza è un torneo che i tifosi non si meritano e c'è da riflettere sul perché ci sono stati due fallimenti in pochissimi anni".
Secondo lei perché le società di calcio vanno a rotoli? "È sempre una questione legata alla crisi che c'è nel nostro paese. I presidenti di solito hanno anche altre attività oltre alle società di calcio e prima di dover chiudere le sue aziende primarie, tagliano le società di calcio. Ecco che allora arrivano le mancate iscrizioni".
Tornando a lei, dov'è che Davide Quironi l'ha fatta migliorare di più?
"In molte cose, ma non chiedetemene una in particolare perché non saprei cosa dire. Forse dal punto di vista caratteriale".
Qual è il suo modello di portiere?
"È sempre stato Gigi Buffon".
In che cosa deve essere bravo un portiere moderno?
"In particolar modo nelle uscite, anche perché tra i pali, ormai, se la cavano tutti".
Come imposta la sua giornata adesso che non ha una squadra di calcio? "Mi alleno tutti i giorni e faccio le cose come se giocassi la domenica. Sono un ragazzo di 22 anni e mi comporto come tutti quelli della mia età".
Che ruolo ha avuto la famiglia in questi mesi?
"È stata molto importante per me come sempre e mi ha aiutato a superare momenti difficili".
Il suo telefono è sempre acceso?
"Chiunque mi voglia sa come fare".
Diego Checchi