Galleria Rossonera
Oltre cento anni di ritratti e personaggi
Brunner appende i guanti al chiodo e si dedica ai giovani con un rimpianto: "Mi sono tolto molte soddisfazioni ma non sono riusciuto a vincere a Lucca "
05/12/2011 16:30
I tifosi rossoneri se lo ricordano sicuramente perchè Alex Brunner è un vero e proprio pezzo di storia rossonera. La sua avventura con la Lucchese è stata divisa in due stagioni, 2005/2006 e 2006/2007. Lo abbiamo intervistato per capire che cosa sta facendo adesso e soprattutto quali sono i suoi ricordi di una città che comunque gli ha voluto bene. Quando era tra i pali rappresentava una sicurezza ed è andato via da Lucca soltanto per questioni extra calcistiche legate alla mancata tranquillità della società targata Fouzi, altrimenti sarebbe rimasto molto volentieri e chi sa che non avesse chiuso la carriera da calciatore proprio con il rossonero stampato sul petto. Ma sentiamo quali sono adesso le sue sensazioni sia sul calcio in generale che sulla nuova società del Fc Lucca nata quest'anno.
Buongiorno Brunner.
"Buongiorno".
Vogliamo parlare con lei delle vicende rossonere ma non solo.
"Molto volentieri".
Che cosa sta facendo adesso?
"In estate mi è capitata una grande opportunità che è stata quella di entrare a lavorare nella società dell'Udinese come allenatore dei portieri della Primavera. Qui c'è una struttura all'avanguardia e la società bianconera crede molto nei giovani. Quando mi è stata proposta questa possibilità non ho potuto dire di no".
È anche vicino a casa sua.
"Sì, sono di Trieste e faccio andata e ritorno tutti i giorni, ma questo non mi pesa perchè lavoro in una delle più importanti società italiane".
Gli allenamenti dei suoi portieri sono simili a quelli che svolge la prima squadra dell'Udinese?
"Abbiamo la fortuna di allenarci insieme alla prima squadra, nella stessa struttura adiacente allo stadio Friuli. Però il nostro campo da gioco e la palestra sono separati da quelli della prima squadra. Comunque ci confrontiamo spesso con gli allenatori della squadra A. per quanto riguarda gli allenamenti mi trovo a lavorare con portieri del 1992, ma anche del 1993 e del 1994. Con quelli più grandi posso comportarmi come se fossi in una prima squadra, mentre con quelli più piccoli non posso fare un lavoro fisico già ben strutturato".
Quanti allenamenti fate?
"Sono contento di poter rispondere a questa domanda perchè la società Udinese prima di tutto vuole che i ragazzi vadano a scuola e che oltre a fare i calciatori ci sia, dietro di loro, un percorso formativo. Di conseguenza ci alleniamo soltanto i pomeriggi e solo per i ragazzi stranieri che non hanno problemi di studio facciamo qualche allenamento individuale al mattino".
Per quale motivo molte società importanti non credono nei giovani?
"È una questione di cultura. Sono contento che siano state inserite queste regole per favorire i giovani perchè sono quelli che devono essere il futuro del calcio. È ovvio che ci siano giovani pronti e altri che vanno aspettati".
Parliamo della sua esperienza di Lucca. Che stagioni sono state?
"Il primo anno che sono arrivato abbiamo fallito l'accesso ai play off in quella famosa gara di Sangiovanni Valdarno con Gigi Simoni in panchina. L'attuale tecnico del Gubbio arrivò alla Lucchese quando eravamo penultimi e purtroppo non riuscimmo a qualificarci ai play off. Il secondo anno potevamo tranquillamente puntare alla promozione dato che avevamo i giocatori giusti per vincere il campionato, ma purtroppo non eravamo concentrati molto sul campo per questioni che hanno poi portato alla mancata iscrizione della Lucchese Libertas alla C1".
Si aspettava che nel giro di tre anni ci fossero due fallimenti?
"No, speravo che almeno la società che è arrivata dopo Fouzi riuscisse a portare avanti il calcio a Lucca. Ero contento perchè la Lucchese era riuscita a vincere due campionati, poi di nuovo il baratro. Adesso so che una nuova società che è ripartita dai dilettanti ed è stata costruita per vincere. Mi auguro che ci siano le basi solide per poter riportare Lucca e i suoi tifosi nel calcio professionistico".
Per quale motivo ha smesso di giocare?
"A trentacinque anni non avevo più gli stimoli giusti e non mi veniva più la voglia di allenarmi come un tempo, quindi ho ritenuto giusto che fosse l'ora di smettere e dedicarmi al ruolo di allenatore perchè era quello che mi intrigava di più. Ho iniziato non sapendo nemmeno se quel ruolo lo avrei fatto bene e fino ad ora penso di esserci riuscito, anche se nella vita non si sa mai. Ho giocato con tanti campioni, da Baggio a Signori e Zola per citarne alcuni e mi porterò sempre con me certe esperienze e insegnamenti, ma non ho avuto particolari rimpianti per quanto riguarda la mia carriera da calciatore anche se ho soltanto un rammarico..."
Prego, dica.
"Il mio rammarico più grosso è quello di non essere riuscito a vincere il campionato con la Lucchese".
Che ricordi ha dei compagni con i quali ha giocato a Lucca che sono ancora in attività?
"Per quanto riguarda Paolo Castelli, sono stato io a volerlo a Como lo scorso anno. Mi serviva un portiere d'esperienza che sapesse stare dentro lo spogliatoio, quindi convinsi la società a prenderlo e fece un grande campionato. Per quanto riguarda Moreau penso sia un portiere di ottime qualità e sono dispiaciuto perchè adesso non sta giocando con continuità".
E che cosa ci dice di Alessandro Lazzarini?
"Lo sento molto spesso e l'ho incontrato una settimana fa quando abbiamo giocato contro il Milan. Adesso è vice allenatore di Dolcetti alla Primavera del Milan. Alessandro è una persona che mi ha insegnato molto".
Un'ultima domanda. Come cataloga la sua esperienza all'Udinese? È un punto di arrivo o di partenza?
"Questo per me è un anno importante soprattutto sotto il punto di vista dell'apprendimento. Sono orgoglioso di far parte di questa società e di lavorare con un allenatore serio e preparato come Walem".
Diego Checchi