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Francesco Bertolucci, un rossonero dei tempi di Anconetani sulla panchina del Viareggio: "Non potrò mai dimenticare i miei compagni e quel campionato dietro la Spal"
12/01/2012 21:15
Francesco Bertolucci è impegnato nel cercare a tutti i costi di salvare il Viareggio, ma quando lo intervistiamo capiamo che il suo cuore ha battuto e sta battendo ancora per i colori rossoneri. È ovvio che i tempi cambiano e le situazioni sono diverse ma il tecnico viareggino non può scordare una città che gli ha dato tanto sia da giocatore che da allenatore, ma anche da imprenditore perché fino a pochi anni fa, insieme al suo socio Massimo Benedetti, aveva un negozio di abbigliamento sportivo al Turchetto, nei pressi di Montecarlo. In questa stagione ha avuto la grande occasione di allenare per la prima volta in Prima Divisione e per di più lo sta facendo nella squadra della sua città che per un allenatore è come toccare il cielo con un dito.
"Sono partito come vice di Maurizi e quando la società lo ha esonerato mi hanno incaricato di guidare la prima squadra. Per me è stato un grande orgoglio e grande soddisfazione. È ovvio che devo cercare con tutte le mie forze di mantenere la categoria, anche se so che non sarà facile dato che abbiamo una squadra giovane e ci scontriamo con formazioni molto più esperte di noi, tipo Ternana, Taranto, etc, etc".
Concorda sulla politica dei giovani?
"Partiamo dal presupposto che a Viareggio non è possibile fare altrimenti. Per poter reggere un campionato così costoso come la Prima Divisione è fondamentale accedere ai contributi federali che la Federazione ci dà a seconda di quanti under 21 impieghiamo. Vorrei ricordare che siamo la squadra più giovane del campionato e arrivare alla salvezza sarebbe come vincere una Coppa dei Campioni. Durante la settimana lavoriamo bene ed ho un gruppo di ragazzi sempre disposto al sacrificio. Per come è andato il campionato ci manca qualche punto in classifica e riusciamo a fare gol con il contagocce. Nel mercato di gennaio ci dovremo rinforzare proprio sotto questo aspetto".
Viareggio deve essere orgogliosa di voi.
"Sì e anche del Presidente Dinelli che con tutte le proprie forze sta cercando di portare avanti il calcio bianconero. A volte chiede aiuto a qualche imprenditore locale per poter far fronte a tutti gli impegni economici che in un campionato come questo sono tantissimi".
E per il futuro?
"Il mio sogno sarebbe quello di riuscire a salvare il Viareggio per poi essere confermato per la prossima stagione e poter preparare sin dall'inizio un campionato comunque improntato a lottare per la salvezza".
Parliamo di lei e del suo rapporto con i colori rossoneri.
"Sono arrivato a Lucca nel 1974 quando in panchina c'era Meregalli e ci sono rimasto fino al 1980. Faccio parte di quella formazione che nel 1977/78 andò vicina alla promozione in Serie B in un campionato dove arrivammo secondi dietro alla Spal. Il presidente era Anconetani e non potrò mai dimenticare i miei compagni".
Che tipo di giocatore era?
"Ero un trequartista driblomane, soprattutto quando ero ragazzo. Poi venne fuori "la zona" e tutti presero spunto dalla squadra dell'Olanda e allora fui trasformato in un mediano, ruolo in cui chiusi la mia carriera da calciatore. Ricordo che ho avuto la possibilità di andare in categorie superiori rispetto alla Serie C, ma ebbi la sfortuna di operarmi al menisco e il mio recupero non fu così veloce. Negli anni successivi la Lucchese allestiva sempre squadre in grado di puntare alla promozione e da allora non vendette più i giocatori pregiati".
Per quale motivo quando ha smesso di giocare a calcio ha deciso di fare l'allenatore?
"A me piaceva rimanere in questo ambiente e poi sono riuscito a prendere il patentino di seconda categoria e da lì mi è venuta una grande voglia di fare questo mestiere. Ho avuto diverse opportunità in questo ruolo e mi sono già trovato ad allenare in C2 ma sono stato anche con i ragazzi proprio alla Lucchese a partire dalla stagione 2002/03. nel primo anno di presidenza Fouzi ho fatto anche il tecnico della Primavera ma ad allenare i ragazzi sono stato anche nel Pisa e nel Viareggio".
Ha qualche rammarico nella sua carriera da allenatore?
"Avendo giocato con Spalletti, mi chiese di entrare nel suo staff quando era ad Empoli, invece scelsi di andare ad allenare una squadra di Eccellenza. Con il senno di poi ho sicuramente sbagliato".
Quali differenze ci sono tra allenare ragazzi e i più grandi?
"Ai ragazzi va insegnata la tecnica individuale rispetto alla tattica, mentre quando bisogna fare risultato per forza è esattamente il contrario perché adesso, per esempio, faccio il lavoro più tattico e di studio degli avversari che dovremo andare ad affrontare la domenica".
Lei adatta il modulo ai giocatori che ha a disposizione, oppure sono i giocatori a doversi adattare al suo modulo?
"Guardo i giocatori che ho in rosa e di conseguenza cerco di mettere la squadra in campo a seconda delle loro caratteristiche. Vi faccio un esempio: a Viareggio propongo un calcio molto offensivo e andiamo in campo con il modulo 4-2-3-1, oppure con il 4-2-4 a seconda delle esigenze. Certo è che le mie squadre devono andare in campo sempre per vincere, qualunque sia l'avversario che andiamo ad affrontare".
Il calcio e la famiglia...
"In questo momento la famiglia viene trascurata perché gli impegni sono tanti ma mia moglie è abituata perché mi conosce da tanto tempo e sono stato sempre impegnato nel mondo del calcio".
Che cosa pensa della Lucchese di adesso?
"Sono contento che possa vincere il campionato e ritornare in Serie D, ma vederla in queste categorie mi piange il cuore. Spero che il prossimo anno possa tornare nei professionisti grazie a un ripescaggio dato che è la categoria che più le sia addicono".
Conosce Bruno Russo e i nuovi dirigenti rossoneri?
"So chi è Bruno Russo, mentre gli altri dirigenti non li conosco, ma spero proprio che possano fare bene".
Diego Checchi