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Alessandro Lazzarini, dal rossonero della Lucchese a quello del Milan: "A Lucca ho il mio cuore, a Milano non ti fanno mancare niente"

02/03/2012 09:38

Alessandro Lazzarini si racconta. L'ex preparatore dei portieri della Lucchese ai tempi di Grassi e Fouzi spiega quale è stato il suo percorso professionale, parla di Lucchese e di ciò che pensa su questa nuova società. Adesso sta lavorando al Milan e da questa intervista emergono fatti nuovi dai quali tutti gli appassionati di calcio possono prendere spunto e capire come lavorano le grandi società di Serie A.

"So che a Lucca stanno facendo ottime cose. Mi ha raccontato tutto il vostro allenatore Giacomo Lazzini, venuto a far visita a Milanello per salutarci e a spiegare che nella vostra città c'è una società piuttosto solida che ha bisogno di allargarsi per poter raggiungere traguardi importanti. So che la squadra sta vincendo a mani basse il campionato e di questo sono veramente contento anche se il calcio lucchese non si merita di essere sprofondato in questa categoria. Mi auguro che al più presto possa ritornare quanto meno in Serie C o addirittura in Serie B. Questo è un augurio che faccio a una città dove ho lasciato il cuore".

Ci può raccontare la sua esperienza lucchese?
"Iniziai nel 2004 quando il presidente era ancora Aldo Grassi e dopo alcune stagioni dove ci salvammo senza particolari problemi, arrivò Fouzi e i programmi cambiarono. Credo che i miei anni più belli siano stati quelli con Pea e Simoni, due persone veramente splendide e capaci del mondo del calcio. Mi spiace che a febbraio del secondo anno della gestione Fouzi fu esonerato Fulvio Pea. Eravamo terzi in classifica e se la società lo avesse lasciato lavorare saremmo sicuramente arrivati lontano. In quel momento per me fu un dramma e l'anno successivo mi ritrovai a fare il preparatore dei portieri del settore giovanile perchè Braglia portò Isetto con se. Sono convinto che se non ci fosse stato il fallimento sarei rimasto a Lucca ancora per molto tempo, perchè è proprio da quell'esperienza che è iniziata la mia carriera da allenatore".

Com'è proseguita la sua avventura nel calcio?
"Sono stato chiamato alla Spal da Aldo Dolcetti e sono rimasto nella società ferrarese per tre anni facendo sia l'allenatore in seconda che il preparatore dei portieri. Il mio ruolo alla Spal, oltre alla preparazione degli estremi difensori era quello di visionare i dvd delle squadre avversarie e fare una relazione dettagliata ai mister che si sono avvicendati nel corso dei tre anni".

E da quest'anno è approdato al Milan.
"Per me è stata una situazione inaspettata perchè quando il mio amico Aldo Dolcetti, con il quale avevo giocato a Pisa, mi ha proposto questa nuova opportunità ho accettato con grande entusiasmo. Adesso non faccio più l'allenatore dei portieri perchè se ne occupa Beniamino Abate, io mi occupo soltanto di fare il secondo. Devo dire che nei settori giovanili il lavoro è completamente diverso rispetto a quello dei grandi, ma al Milan non ti fanno mancare niente e si lavora molto bene".

In che senso?
"Ci alleniamo a Milanello a stretto contatto con la prima squadra e abbiamo anche l'opportunità di seguire gli allenamenti svolti da Allegri visto che con lui, io e Dolcetti abbiamo un rapporto speciale avendo giocato assieme nel Pisa. Il rapporto tra rima squadra e Primavera è quotidiano e i nostri ragazzi si sentono partecipi del progetto Milan. Qui c'è solo la voglia di far crescere i ragazzi e di poterli portare il più possibile in prima squadra".

Come funziona il vostro lavoro?
"Ci alleniamo tutti i pomeriggi alle 15,30 e ai nostri ragazzi, oltre agli allenamenti, proponiamo anche lavori particolari che fanno parte di un progetto di nome "Generazione Milan", studiato e voluto da Aldo Dolcetti. Ogni giorno i ragazzi fanno un supplemento di lavoro o atletico o tecnico tattico in modo da poter farli crescere sotto tutti i punti di vista. Un altro aspetto che vorrei sottolineare è che i ragazzi della Primavera sono sempre seguiti da Milan Lab, una struttura veramente all'avanguardia".

Lei partecipa mai a un allenamento della prima squadra?
"Sempre. Il Milan di solito si allena a mezzogiorno e con la prima squadra ci sono anche quei quattro o cinque giocatori che non vanno a scuola e dei quali ha bisogno Allegri per svolgere gli allenamenti. Siamo a disposizione della prima squadra e se c'è da integrare un certo tipo di lavoro lo facciamo".

Come funzionano gli allenamenti di Allegri?
"Massimiliano lavora molto con il pallone e le sue sedute sono brevi ma intense".

Cambia qualcosa tra voi e la prima squadra a livello tattico?
"Assolutamente no. Il Milan gioca con il 4-3-1-2 e anche noi adottiamo lo stesso sistema di gioco, in modo che se un ragazzo viene chiamato a partecipare a un allenamento con Ibrahimovic e compagni, non ha bisogno di entrare nei meccanismi tattici di gioco visto che ricopre la stessa posizione anche nella Primavera e attua gli stessi movimenti".

Essere arrivato al Milan è un punto di partenza o di arrivo?
"Direi che è un ulteriore crescita professionale nell'ambito del mondo del calcio. Lavorare in un grande club mi inorgoglisce e soprattutto veder crescere i ragazzi. Ne abbiamo prestati già tanti alla Prima squadra e faccio l'esempio di De Sciglio, Rodrigo Ely, Innocenti, Cristante, Piscitelli, Ganz, etc, etc.".

Quando era a Lucca esercitava anche la professione di Promotore Finanziario.
"Mi sono trovato ad un bivio e ho dovuto lasciare questo tipo di attività poco dopo che sono andato via da Lucca. La società per cui lavoravo mi ha messo alle strette e ho scelto di proseguire nel mondo del calcio dato che a quell'epoca era la cosa più certa. Penso di aver fatto la scelta giusta".

Fino allo scorso anno è stato in Lega Pro. Secondo lei per quale motivo tante squadra hanno molti problemi?
"Vi porto l'esempio della Spal e del presidente Butelli. Parlando con lui mi ha detto che fare calcio in Serie C è soltanto una rimessa. Funziona così: il primo anno viene acquistata una società con grande entusiasmo e i presidenti investono volentieri. Il secondo anno la situazione inizia a scricchiolare e il terzo anno è come essere in un bagno di sangue. La Lega non dà i giusti contributi e i comuni non aiutano in ciò che un soggetto vuole fare. In Lega Pro il calcio andrà sicuramente a finire. Sono favorevole alla riforma dei campionati e al fatto che la Serie C possa tornare a un girone unico e quindi se la possano permettere soltanto le squadre che ne hanno le potenzialità".

Che cosa vede nel suo futuro?
"Vorrei tornare a lavorare con i grandi, magari in una bella società di Serie B perchè fare calcio in Lega Pro è veramente stressante e non sai mai se in fondo al mese arrivano gli stipendi. Adesso voglio concludere la stagione al Milan, poi vedremo. Non so quanto durerà questa esperienza ma intanto devo aiutare questi ragazzi a tirare fuori il meglio di loro stessi. I risultati sportivi a livello di squadra stanno arrivando perchè siamo ai vertici nel nostro girone, in Coppa Italia siamo usciti in Semifinale e al Torneo di Viareggio non è andata poi così bene ma soltanto perchè abbiamo avuto parecchi infortunati".

Diego Checchi

Fanini Group

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