Galleria Rossonera

Oltre cento anni di ritratti e personaggi

Bruno Russo, interSvista esclusiva: il sogno nel cassetto di un profeta disarmato. Lazzini resta? "E' il principale candidato, ma aspetterò fino all'ultimo"

24/03/2012 03:07

Bruno Russo, 45 anni, nato a Mirto Crosia, provincia di Cosenza, sposato con due figli Iacopo e Rebecca. Comincia a giocare nel 1984 nel Corigliano in serie D, poi due anni a Cosenza in serie C, altrettanti nel Taranto in serie B, quindi Spezia in C1 e, infine, 13 anni nella Lucchese Libertas di Aldo Grassi e Egiziano Maestrelli. Attualmente è responsabile dell’area tecnica dell’Fc Lucca neopromosso in serie D.

Lei è nato in Calabria, a Mirto Crosia, sicuramente non una metropoli…

No è un paesino sulla costa ionica, prettamente turistico. Io vengo da una famiglia di nove fratelli e ho passato un’adolescenza legata ai miei genitori, era una famiglia tipicamente patriarcale in cui eravamo e siamo molto legati e dove il concetto di famiglia è allo stato puro.

Le è costato abbandonare la Calabria o era l’unico modo per realizzarsi?

Non mi è costato perché è stata una scelta che ho dovuto fare per giocare a calcio. In Calabria e, poi, nella mia zona, non c’erano molte squadre tranne il Cosenza, per cui era inevitabile trasferirsi. Il calcio era ed è ancora molto indietro. Il calcio dilettantistico è sviluppato abbastanza bene, ma a livello professionistico la situazione è messa piuttosto male, in questo momento, addirittura, anche il Cosenza, società storica, naviga nei dilettanti dopo aver raggiunto la serie B e varie vicissitudini societarie con fallimenti a catena.

A Lucca cosa ha trovato: l’America?

No, ho trovato, a livello lavorativo, una seconda famiglia perché ho avuto la fortuna di conoscere la famiglia Maestrelli e Pino Vitale che considero un fratello maggiore e ciò mi ha permesso, sia sotto l’aspetto economico, ma anche sotto quello professionale, di fare, per 13 anni, il mestiere più bello del mondo senza nessun altro tipo di problema, gestendo la società come un’azienda e, quindi, senza commettere pazzie.

Ha trovato, anche, Corrado Orrico…

Sì, un allenatore che ha segnato, in modo determinante, la mia carriera sotto tutti gli aspetti, tattici, tecnici e anche caratteriali. Aver lavorato con lui mi ha aperto orizzonti professionali di primissimo livello considerando io Orrico, ancora oggi, uno dei più grandi allenatori, addirittura, del panorama nazionale. Solo il suo carattere difficile da gestire non gli ha permesso di raggiungere i traguardi che si meritava come allenatore.

Una volta, dicono, l’ha anche attaccata al muro.

No, con me è sempre stato rispettoso, non ho mai avuto uno screzio. Non ero uno da attaccare al muro perché io ero il prototipo del giocatore ideale per lui, grande professionalità, grande cuore e grande esempio per gli altri e lui, per queste cose, ti considerava in tutto e per tutto, una persona da seguire. Attaccava al muro quei giocatori che, magari, facevano della superficialità, la loro caratteristica principale e lui, per queste cose, era molto duro.

Lo stima al punto da aver pensato, l’anno prossimo, di farlo venire ad allenare l’Fc Lucca?

No, non a farlo allenare, ma, se ci fosse la possibilità, di coinvolgerlo nel nostro progetto. Certamente, averlo fatto venire nella festa della promozione – lui non era mai più tornato a Lucca dopo i suoi anni in panchina – è stato un atto, da parte sua, di grande considerazione per questo progetto e gratificante anche per me, portarlo allo stadio Porta Elisa dove nessuno era mai riuscito a riportarlo avendo lui sempre declinato ogni invito.

Una stagione fa, lei fu sul punto di diventare allenatore della Lucchese Libertas 1905, all’epoca dell’esonero di Giancarlo Favarin. Sembrava tutto fatto, poi, a quanto sostengono le malelingue, qualcuno preferì scegliere Paolo indiani. Come prese, lei, questa scelta?

Sinceramente non ho mai parlato con il diesse Giovannini. So per certo che ci fu questa eventualità e, sinceramente, a un certo punto ho pensato di poter diventare allenatore della Lucchese. Sono convinto che se avessero scelto il sottoscritto avrei aperto, per loro, un altro modo di fare calcio e, probabilmente, la storia sarebbe cambiata. Lo dico con convinzione.

Lei è nato allenatore, ma, visti i risultati, se la cava altrettanto bene se non meglio, come responsabile dell’area tecnica dell’Fc Lucca. 

Io credo sia il risvolto della stessa medaglia. Avere la possibilità di scegliere in assoluta autonomia i giocatori che, poi, sono quelli che ti fanno raggiungere i risultati, sia una grande conquista per il mio lavoro. Certamente, la mia indole è quella di allenare.

Stile Ferguson?

Di allenare stile modello inglese, cioè avere anche la possibilità di occuparsi direttamente di far sviluppare sul campo le proprie idee con giocatori scelti personalmente.

Sia sincero: qualche volta le è venuta voglia di essere al posto di mister Lazzini?

No, assolutamente. Io ho, innato, il rispetto dei ruoli. Non nego di aver dato a Lazzini una mano sotto l’aspetto gestionale, ma credo sia una cosa giusta per la crescita di un gruppo. Il responsabile dell’area tecnica e l’allenatore devono essere in totale sintonia e io e Lazzini lo siamo totalmente.

E’ il preludio al rinnovo del contratto anche per la prossima stagione?

Certamente Lazzini, essendo l’attuale e vincente allenatore della Lucchese, è il principale candidato a guidare la squadra anche ins erie D. Però, siccome io sono un perfezionista sotto l’aspetto lavorativo, voglio prendere tutto il tempo che ho a disposizione per avere la certezza di scegliere le persone giuste per il futuro.

Bisogna vedere i suoi tempi coincideranno con quelli del tecnico che, pensiamo, non potrà aspettare all’infinito.

No comment.

Quest’anno l’Fc Lucca ha lanciato dei giovani estremamente interessanti seguendo quella che è la sua filosofia principale. Parlando in soldoni, secondo lei, se e quanto è cresciuto il valore di questi ragazzi dopo questa trionfale annata?

E’ cresciuto in modo forte perché sono tutti ragazzi che, un anno fa, erano sconosciuti e, quindi, aver fatto parte di una squadra come la Lucchese che ha una storia più di 100 anni, a livello sia mediatico sia di valore economico, ha rappresentato moltissimo.

Avete avuto richieste per qualche giovane?

No, perché non prendiamo in considerazione, quest’anno, alcun tipo di cessione. Questo perché il processo di maturazione di questi ragazzi non è terminato e, allora, la Lucchese non ha alcun vantaggio nel privarsi di questo o quel giocatore. Solo nel momento in cui il processo sarà compiuto, allora la Lucchese opererà nel mercato in uscita per far sì che entrino nelle casse della società risorse da poter reinvestire nei giovani.

Lei continua a parlare di Lucchese, ma sa benissimo che la Lucchese Libertas 1905 è fallita dieci giorni fa e, per di più, per la seconda volta in tre anni.

Per me la Lucchese sarà sempre la Lucchese. Non sono i fallimenti o i nomi per le ripartenze che cambieranno il mio modo di pensare ai colori rossoneri. La Lucchese, per me, è sempre la Lucchese. Dirò di più, per me il nome ideale sarebbe Fc Lucchese. Non bisogna, assolutamente, legarsi al passato e al n ome di Lucchese Libertas. Vorrei che si facesse un passo avanti anche in questo senso.

Soprattutto se, come potrebbe essere, per riacquistare nome e marchio dal curatore fallimentare, si dovessero spendere cifre assurde…

A prescindere dalle cifre, per me è la Lucchese. Fc Lucchese va bene e le risorse andrebbero spese per investimenti su qualche giovane che porta il calcio rossonero nel.le categorie superiori indipendentemente dal nome. Io non mi sono mai posto il problema di come si potesse chiamare il calcio a Lucca. La considero una cosa che non conta alcunché.

Lei, pur essendo, formalmente, un dipendente della società, in realtà, vista la sua esperienza, appare più come un padre o un fratello maggiore per i magnifici sette soci dell’Fc Lucca. E’ vero?

Sì, un fratello maggiore, visto che, dopo Micheloni, io sono il più grande e, quindi, voglio approfittarne per, a nome della città, ringraziarli senza ordine di importanza perché sia Giannecchini, sia Micheloni, De Luca, Nannini, Sgrò, Gonzadi, Campani e Tambellini, grazie al loro impegni, chi economico chi per competenze, hanno fatto sì che questo progetto nascesse e fosse vincente.

Qual è il prossimo passo di Bruno Russo?

Quello di cercare di fare le cose con la massima attenzione perché, essendo alla Lucchese, abbiamo degli obblighi, principalmente, quello di vincere e le garantisco che non è facile. Allora, bisogna, in assoluto, ponderare e riponderare tutte le scelte sotto l’aspetto tecnico che è, poi, quello che ti consente di fare i risultati e crea l’entusiasmo tra la gente. E’ così che si innesca tutta una serie di meccanismi che portanosponsor, pubblico, interesse e attenzione dei media.

Il giocatore che l’ha, piacevolmen te, sorpresa di più?

Fedato.

Quello che ha maggiori margini di crescita?

Petroni.

Quello che l’ha fatta più dannare.

Petroni.

Quello che le somiglia, in campo, di più?

Aliboni.

Quello che, delle squadre contro cui ha giocato l’Fc Lucca, porterebbe, volentieri, in rossonero.

Nessuno.

Lei ha giocato, a metà anni Novanta, con Vittorio Tosto. Che differenza c’è tra quello, giovane, di una volta e quello di oggi?

L’unica differenza è che sono passati 15 anni, ma io, con Vittorio, ho un rapporto fraterno perché ci conosciamo da tantissimi anni, essendo anche lui calabrese, nato in un paese vicino al mio.

Tosto sarà della partita anche l’anno prossimo?

E’ un argomento che, ancora, non abbiamo affrontato. Sicuramente sarà coinvolto nel nostro progetto.

Bruno Russo ha anche, sia pure celata secondo noi, una sua personale filosofia di gioco. Ci può spiegare che cosa e come un giocatore deve avere e deve essere per fare questa professione che, a sentirla, non è, poi, tutta rose e fiori, belle donne e auto veloci.

Assolutamente non è questo il calcio. Quello che si può dire è che, essendo degli atleti i calciatori, devono rinunciare a qualcosa di quello che fanmno, generalmente, i coetanei. Non si ha la libertà di poter uscire liberamente la sera, non si può mangiare quello che si vuole, nei comportamenti ci si deve rapportare a quello che si fa visto che si rappresenta una città e, nel nostro caso, una città molto importante che ha una storia sia sotto l’aspetto calcistico, ma non solo. Quindi assoluto rispetto verso queste cose.

Lei è uno stakanovista del calcio?

Sì, perché ho assoluta certezza delle difficoltà che ci sono per poter gestire, a livello calcistico, una città come Lucca. In questo momento sembra tutto bello, ma, son o convinto, che le vere difficoltà devono ancora iniziare e, allora, bisogna essere, per forza, degli stakanovisti.

Lei non è mai stato un giocatore talentuoso. Come ha fatto per reggere così a lungo in mezzo a chi, talento, ne aveva più di lei?

Facendo delle rinunce e giocandomela sotto l’aspetto caratteriale che è una cosa fondamentale per raggiungere obiettivi nel mondo dello sport.

Rimpianti?

Nessuno, in particolare, forse n on aver mai giocato una gara in serie A e, proprio se vogliamo essere sinceri fino in fondo, non aver battuto il record di presenze nella storia della Lucchese visto che io sono secondo con 350 e il primo è Paci con 360 e lo avrei potuto superare giocando un altro anno. In quel momento, però, non mi resi conto di questa statistica.

Dove andrà, questa estate, in vacanza Bruno Russo per godersi il meritato riposo?

Probabilmente in Calabria dove ci sono le mie origini.

Questo successo le ha avvicinato persone che, in precedenza, la calcolavano poco o nulla?

No, sinceramente non ho mai avuto persone che non mi calcolavano. Devo dire, anche, che questo progetto mi ha dato la possibilità di conoscere a fondo delle persone, i soci della Fc Lucca e creare con loro un rapporto che va al di là del legame professionale, fatto di una profonda amicizia che, veramente, rappresenta l’aspetto più importante per il sottoscritto, ancora più dei risultati sportivi ed è tutto dire.

Che cosa le dissero i suoi figli quando decise di intraprendere questa avventura e che cosa le hanno detto adesso che ne è uscito vincitore?

In un primo momento, conoscendo la mia passione e il tempo che io ho dedicato a fare l’allenatore, sono rimasti un po’ spiazzati. Invece, dopo mi hanno, semplicemente detto, bravo papà.

Se non sbagliamo, quest’anno c’è stato anche l’esordio di suo figlio Iacopo in prima squadra?

A prescindere da dove potrà arrivare con il calcio, vedere mio figlio vestire la maglia della Lucchese in età così giovane, è stato motivo di grande emozione.

Dicono che Aliboni sia il suo cocco. E’ vero?

Sì, perché cpome caratteristiche mi si avvicina.

Quindi con lui sarà ancora più esigente?

Io sono esigente sempre. Per definizione.

A noi piacerebbe, un giorno, vedere alla Lucchese, con quale ruolo non ci compete, tornare personaggi competenti e rappresentativi come Deoma e Giusti. Sarà possibile?

Tutti quelli che sono passati dalla Lucchese sono i primi che dovranno essere coinvolti. A maggior ragione Giusti e Deoma sono due persone con cui ho un rapporto fraterno.

Aldo Grandi

Fanini Group

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