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Mirko Taccola, un pisano giramondo che ha scelto Lucca: "Qui sono nati i miei figli e qui ho deciso di vivere"

30/03/2012 09:45

Seduto su una panchina all'Acquedotto, Mirko Taccola si racconta a Gazzetta Lucchese e nella sua chiacchierata ci sono dei passaggi importanti che vanno al di là del calcio e che meritano di essere sottolineati. Alla soglia dei 42 anni, l'ex difensore rossonero non ha ancora voglia di smettere di giocare ma cerca una squadra per il prossimo anno che gli possa permettere di pensare soltanto a divertirsi e non ad altre cose che con il campo c'entrano poco. In questa stagione ha avuto un'esperienza a Forcoli che si è conclusa da qualche tempo ma fisicamente è ancora integro e spera di poter dare ancora qualcosa al calcio giocato. "Ho ancora stimoli per allenarmi e voglia di correre e di sudare. Tutti i miei ex compagni e quelli che conosco mi chiedono quando smetterò di giocare ed io rispondo sempre che smetterò soltanto quando non avrò più stimoli e mi farà fatica andare in campo. Oppure, per farvi capire meglio, quando a tavola mangerò un po' di più rispetto al consentito. A quel punto capirò che la mia avventura da calciatore sarà al capolinea. Adesso credo di non essere ancora pronto per fare questo passo".

Ha già pensato a quello che farà quando smetterà di giocare?
"Mi sento un uomo di campo e non sono fatto per stare dietro alla scrivania. Il ruolo di allenatore è quello che mi si addice di più per come sono fatto. Il rettangolo verde e il sapore dell'erba sono sempre state le cose che mi hanno spinto a giocare a calcio".

Ma quando ha capito che poteva diventare calciatore?
"Da quando avevo sei anni e ho cominciato, avendo in mente che avrei potuto fare qualcosa di importante in questo sport. È chiaro che non mi sarei mai immaginato di arrivare dove sono arrivato. Nella mia carriera da calciatore ho fatto 23 anni di professionismo togliendomi grandi soddisfazioni".


Lei è stato anche in Serie A. Che esperienza ha vissuto?
"Nella massima serie avrei potuto fare di più e sono arrivato circa a 40 presenze ma le cose più importanti della mia carriera le ho dimostrate in Serie B".

Ci può raccontare di un episodio che ricorda a lei capitato nella massima serie?
"Giocavo nel Pisa allenato da Bruno Bolchi e andammo a San Siro contro l'Inter dei record guidato da Giovanni Trapattoni. Nel primo tempo ero in panchina e poco dopo l'inizio della partita il mister mi disse di scaldarmi. In quel momento cascai anche dalle scalette della panchina dall'emozione. All'intervallo seppi di dover entrare al posto di Bernazzani, infortunatosi. Quando entrai in campo mi sentii molto piccolo perchè quelli stadi sono immensi. Da lì iniziò la mia avventura da calciatore professionista, meglio di così non sarebbe potuta andare. Un altro ricordo indelebile della mia carriera è stato il campionato Europeo Under 21 vinto nel 1992 con Cesare Maldini in panchina".

Con quali campioni ha avuto modo di giocare?
"Con quelli della grande Inter e mi riferisco a Ferri, Bergomi, Zenga, etc. Inoltre ho marcato giocatori del calibro di Gullit, Bierhoff, Weah, etc, etc.. Quello che mi ha colpito di più di questi grandi giocatori, è che sono persone vere con un cuore grande".

I suoi figli che cosa pensano di quello che ha fatto da calciatore?
"Sono entusiasti e si sono documentati su molte sfaccettature più importanti della mia carriera. Altre cose invece le hanno vissute in prima persona".

Un calciatore può essere un esempio per chi vuole giocare a calcio?
"Può esserlo nella maniera giusta anche se devo dire che ci sono altre cose nella vita ben più importanti del calcio ed è da quelle che i bambini devono prendere spunto. Prima tra tutte la famiglia".

Come vorrà essere ricordato quando avrà smesso di giocare a calcio?
"È logico che il "calciatore" muore, ma "l'uomo rimane" ed è su questa base che le persone dovranno confrontarsi con me anche per ricordarsi di quello che sono riuscito a fare".

Qual è stata la migliore stagione della sua carriera?
"Al Paok Salonicco in Grecia. Vorrei ricordare che sono stato il primo calciatore italiano a sbarcare in quella nazione. Con i greci ho avuto modo di giocare in Coppa Uefa mettendo a segno 5 o 6 gol che per un difensore non sono pochi".

Per quale motivo ha deciso di accettare la proposta in Grecia?
"Fondamentalmente perchè questa soluzione mi intrigava e anche perchè mi allenavo a Coverciano con i disoccupati nell'attesa che una squadra potesse chiamarmi. All'inizio ho fatto fatica ad inserirmi nel Paok perchè c'era un allenatore che voleva escludermi, ma poi riuscii a convincerlo a suon di prestazioni".

In seguito la sua carriera si è dipanata anche in Portogallo.
"Nelle fila del Maya nella Serie B portoghese. Anche di quel posto ho un ricordo piuttosto positivo".

Ha mai fatto una scelta esclusivamente per soldi?
"Soltanto in una circostanza quando andai a Messina in Serie D, dove i soldi presero il sopravvento. Infatti quell'avventura è finita male e ho sempre cercato società che avessero progetti importanti e credessero veramente in me".


Per quale motivo ha deciso di stabilirsi a Lucca?

"È stata una decisione che ho preso subito dopo la fine della mia esperienza in Portogallo. Infatti c'erano molte possibilità che venissi acquistato dal Pisa e quindi decidemmo di aprire un negozio a Lucca. Poi le cose andarono diversamente perchè decisi di approdare al Lanciano in C1".

Che cosa ha significato per lei Lucca?
"Molte cose perchè qui sono nati i miei figli e sono stato alla Lucchese in due circostanze diverse apprezzando sempre questa città e questo pubblico pur essendo pisano. Per questo che ho deciso di venirci a vivere".

Che cosa ne pensa di questa nuova società dell'Fc Lucca?
"Intanto devo fare i complimenti a Bruno Russo che sta facendo grandi cose e che ha un programma serio e ambizioso per il futuro. È chiaro che la società ha bisogno di nuove forze imprenditoriali oltre a quelle che ci sono, ma l'augurio è quello che Lucca sportiva possa tornare a grandi livelli il prima possibile".

Che cosa sta facendo adesso?
"Ho un negozio di abbigliamento per bambini in Via Fillungo e in Via Beccheria e mi sto dedicando alla mia attività, anche se non mi sento del tutto realizzato perchè la mia speranza è quella di continuare nel mondo del calcio. È ovvio che nell'attesa di ricevere proposte importanti, una persona si deve adattare a fare altre cose per poter vivere bene. Sono dell'avviso che un calciatore di medio livello, dopo che ha smesso di fare il professionista, abbia bisogno di lavorare perchè non ha guadagnato tanti soldi da potersi permettere di fare una vita da nababbo. Queste scelte le possono fare giocatori più importanti come Messi, Cristiano Ronaldo, etc, etc...".

L'Fc Lucca potrebbe essere la società giusta per poter iniziare ad allenare?
"Mai dire mai, perchè no".

Diego Checchi

 

 

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