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Oltre cento anni di ritratti e personaggi

Di figlio in padre, ovvero Antonio De Luca, già capitano rossonero negli anni '70: "Meriteremmo altri palcoscenici, ma non sarà facile arrivarci"

07/04/2012 18:02

La storia della Lucchese è costellata anche da persone che non sono state legate ai colori rossoneri per tanti anni ma che comunque hanno lasciato un segno indelebile in una sola stagione. È il caso di Antonio De Luca, padre di Nicola, uno dei soci dell'F.C. Lucca 2011, ma anche ex calciatore tra gli anni '60 e '70. Con lui abbiamo voluto fare una chiacchierata su come è cambiato il calcio da allora ad oggi. Antonio De Luca è un grandissimo tifoso del Milan e non si perde nemmeno una partita in TV, non è però un assiduo frequentatore dello stadio Porta Elisa, anche se segue le vicende della squadra della sua città attraverso i giornali. "In inverno è freddo per venire allo stadio e preferisco stare in poltrona a guardarmi una partita del Milan o una corsa di ciclismo. Penso che verrò al Porta Elisa nell'ultima partita interna contro il Castelfiorentino. Comunque sono contento di quello che ha fatto mio figlio e tutti gli altri soci, ma Lucca sportiva meriterebbe altri palcoscenici, almeno la Serie B, anche se non è facile raggiungere questo obiettivo e credo sia difficile che altri imprenditori si avvicinino con grande passione al calcio rossonero perchè il Lucchese è strano e quando deve tirar fuori i soldi, si nasconde. È sempre stato così nel corso degli anni. Io comunque auguro un grande futuro al calcio rossonero".

Parliamo della sua carriera da calciatore.
"Ho iniziato nell'Astor Lucca, per poi essere acquistato dalla Fiorentina. Inizialmente giocavo ala sinistra, ma sono stato spostato nella posizione di terzino perchè in quella posizione c'era un giocatore come Chiarugi che veniva considerato più bravo di me. Se mi dovessi definire, mi definirei un terzino di spinta come Facchetti e andavo anche a segnare gol. Dopo tre stagioni alla Fiorentina, dove vinsi il Torneo di Viareggio, andai a Caserta in Serie C. Vincemmo il campionato e fummo promossi in Serie B. Giocai un anno in quella squadra e poi mi ammalai di Epatite Virale e fui costretto a stare fermo un anno. A quel punto mi chiamò la Lucchese in Serie C, dove Lombardi costruiva la squadra. Fu proprio lui a chiamarmi, considerando anche che ero un suo parente. Alla Lucchese arrivai nel '71 e divenni da subito capitano, a quell'epoca c'erano giocatori come Santon, Orlandi, Carassiti, Tacconi, Pieri, etc,etc.. Per quanto mi riguarda legai un po' con tutti ma forse mi trovavo meglio con Orlandi e Pieri".

Che tipo di squadra era quella nella quale giocava?
"Era una formazione costruita dal nulla con pochi soldi e dove ho vissuto momenti veramente belli".

Per quale motivo la sua avventura a Lucca finì così in fretta?
"Non me lo so spiegare. Non lo capii allora, e nemmeno adesso riesco a farmene una ragione. Comunque questa è acqua passata. Dopo Lucca tornai a Caserta visto che questa squadra era retrocessa e poi chiusi la carriera a Siena in Serie D dove, però, c'era un brutto ambiente. Ho giocato sette o otto anni da professionista".

Ha dei particolari rimpianti?
"So dai giornali che prima di ammalarmi di epatite, ero considerato molto e mi voleva comprare la Juventus quando giocavo nella Fiorentina. Con i viola andai tante volte in prima squadra, ma a quell'epoca scendevano in campo soltanto undici giocatori, quindi ero costretto ad andare sempre in tribuna".

Com'era il calcio di allora?
"Era molto più lento rispetto a quello di adesso, ma preferivo il calcio della mia epoca perchè adesso ci sono troppe regole e troppo sofisticate. Una volta, quando c'era un azione di fuorigioco, era tale se un giocatore veniva pescato al di là della linea difensiva. Ma non si badava troppo alle braccia, alla testa, ai piedi, etc, etc, di un calciatore come accade oggi".

Dopo aver smesso di giocare, che cosa ha fatto nel calcio?
"Sono stato per un po' Direttore Sportivo al Villa Basilica perchè me lo avevano chiesto alcuni amici. Adesso mi sono estraniato dal calcio dilettantistico".

Qual è stata la più bella partita del Milan che ha potuto vedere?
"La finale del 1989 contro la Steaua Bucarest a Barcellona dove il Milan vinse 4-0".

Qual è stato l'allenatore del Milan che preferisce?
"Fabio Capello. È stato colui che ha fatto giocar meglio la squadra in tutto e per tutto. Sacchi lo considero un innovatore del calcio ma non il migliore".

Cosa ne pensa dello scandalo calcio scommesse?
"È una pagina brutta del mondo del calcio, ma credo che tutto ciò sia sempre esistito. Sono dell'avviso che è quasi impossibile che il calcio venga ripulito da tutti questi fenomeni".

Che cosa fa durante le giornate?
"Gioco a carte con gli amici o, se c'è il tempo, bello mi diverto a curare il giardino".

Diego Checchi

Fanini Group

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