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Ferracuti, quattro anni in rossonero sufficienti per decidere di diventare... lucchese a vita

27/05/2012 08:58

“Quattro anni nello spogliatoio della Lucchese non si dimenticano così facilmente”. Parola di Corrado Ferracuti che in questa stagione ha giocato nel Ghivizzano in Eccellenza per la sua ultima stagione da calciatore.

“Ho una caviglia che mi dà fastidio e non posso continuare a giocare. Ho in mente altre cose da fare nel calcio, magari come dirigente. Diciamo che non posso ancora ufficializzare niente, ma dovrei rimanere nel Ghivizzano con un ruolo abbastanza importante”.

È questo Corrado Ferracuti, una persona molto seria ma allo stesso tempo schietta e quando gli viene chiesto come mai ha deciso di non fare l’allenatore, la risposta è stata molto sincera: “È qualche anno che ho deciso di fare il direttore sportivo perché è questo il ruolo nel quale mi sento più realizzato. Per fare l’allenatore bisogna saper gestire un gruppo e a volte fare anche finta di niente quando qualcuno ti parla alle spalle o non è d’accordo con le tue decisioni. Mi conosco e quindi ho deciso di concentrarmi su altre cose”.

Ma per un certo periodo ha provato anche a fare il procuratore.

“È vero, ma per fare questo mestiere ci vuole tanto pelo sullo stomaco e bisogna essere pronti a partire in ogni momento, sacrificando la famiglia e non me la sono sentita di dover andare sempre in giro”.

Che cosa ne pensa del nuovo progetto del Lucca Fc?

“Conosco Bruno Russo da più di dieci anni e so che tipo di persona è. Le sue doti migliori sono la correttezza e la caparbietà. Nella stagione che si è appena conclusa ha fatto un vero e proprio capolavoro. Ma attenzione perché anche il prossimo anno ha in mente di fare grandi cose. L’ho sentito proprio in questi giorni e me ne ha parlato”.

Prima o poi vorrebbe tornare a fare qualcosa per la Lucchese o Fc Lucca, come dir si voglia?

“Certamente. Con Bruno era nata la possibilità di poter fare qualcosa insieme, ma per il sottoscritto le parole valgono più di ogni altra cosa, ho deciso di lasciar perdere perché mi ero già accordato con la persona che mi permetterà di lavorare il prossimo anno”.

Ci parli dell’esperienza di Ghivizzano.

“Tutto sommato abbiamo fatto bene per essere al primo anno di Eccellenza, anche se siamo arrivati con il fiato corto nel finale dove, alla penultima partita, la società ha deciso di cambiare allenatore e nell’ultima partita sono andato io in panchina. Comunque questa è una società dove si può lavorare bene e che non ti fa mancare niente”.

Andando indietro nel tempo, ci può raccontare quando arrivò a Lucca?

“Arrivai nella stagione 2000/2001 e provenivo dalla serie B nel Como dove avevo poco spazio. Mi capitò l’opportunità di approdare in una piazza importante come Lucca. Il feeling fu subito importante anche perché c’erano molti ragazzi che conoscevo. A Lucca ci sono stato quattro anni e quello spogliatoio non era coposto soltanto da colleghi, ma anche da amici che si frequentavano fuori dal campo e che condividevano molte cose durante la giornata. Ho un rapporto speciale con Baraldi, Deoma, Carruezzo, ma anche con gli altri conservo una profonda amicizia”.

Per quale motivo ha deciso di andare via da Lucca?

“Sono andato via pochi mesi prima che arrivasse Fouzi perché ho capito che il momento rossonero non era dei migliori. Con il senno di poi devo dire che ho fatto bene perché nel giro di pochi anni è successo il tracollo. A livello umano mi è dispiaciuto molto anche se sapevo che con Lucca era soltanto un arrivederci”.

Per quale motivo afferma questo?

“Perché avevo già deciso insieme a mia moglie di venire a vivere in questa città, dopo che avessi smesso di giocare a livello professionistico. Infatti è stato così perché ho girato tre o quattro anni per poi stabilirmi definitivamente a Lucca. La vostra città è quella ideale per far crescere i miei figli. Qui si vive bene e come posizione geografica siamo vicini sia al mare che alle montagne. Cosa chiedere di più?”.

Si è fatto un’idea sul perché la Lucchese sia dovuta ripartire così dal basso?

“La “piazza” e la tifoseria lucchese vivono di grande passione per questi colori, mentre i presidenti che si sono succeduti in questi anni un po’ meno. Sono contento che Giannecchini abbia deciso di sposare il progetto Lucchese e non l’abbiano fatto per buisness ma soprattutto per amore di questi fantastici colori”.

Parlando nello specifico della sua carriera da calciatore, è rimasto soddisfatto di quello che ha fatto?

“Non ho rimpianti, qualche allenatore e qualche direttore mi hanno sempre detto che avrei potuto fare qualcosa di più, ma è andata in questo modo. Ho giacato tanti anni in C1 quando la C1 era di livello superiore rispetto ad ora. Poi ho giocato a Como e Lucca, che mi rimarranno sempre nel cuore”.

Qual è l’allenatore che ricorda con maggiore affetto?

“Maurizio Viscidi perché con lui ho instaurato un rapporto molto buono ed è stato il più preparato di tutti coloro che ho avuto”.

Per quale motivo nel corso della sua carriera c’è stata una metamorfosi della sua posizione in campo?

“Sono partito da mezzapunta e poi Marini mi impostò come mezzala sinistra nelle file del Como. Poi sono sceso a fare il terzino sinistro e negli ultimi anni il centrale difensivo, soprattutto perché non ce la facevo più a correre. Diciamo che gli allenatori che ho avuto hanno apprezzato la mia diligenza tattica”.

Diego Checchi

Fanini Group

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