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Per sempre rossonero: il legame indissolubile tra Luca Bonfanti e la Lucchese

17/07/2012 12:43

Giocatori che hanno legato il loro nome al calcio rossonero e che adesso, per vari motivi, hanno smesso e che ricordano con grande affetto il pubblico e la città di Lucca. Abbiamo intervistato Luca Bonfanti, uno che ha legato per tre stagioni indissolubilmente le sue vicende personali alla Lucchese, nel bene e nel male. Quando lo abbiamo sentito telefonicamente ci è sembrato di tornare indietro nel tempo ai fasti della C1 e soprattutto dei campionati dove i rossoneri lottavano per qualcosa di importante (promozione in Serie B). L'ala empolese era uno stantuffo, uno di quelli che con le sue finte e la sua corsa saltava l'uomo e metteva cross al bacio pche richiedevano soltanto di essere spinti in rete. La sua storia di adesso è tutta da raccontare e allora la parola al "Bonfa", come lo chiamavano i tifosi lucchesi: "Ho dovuto smettere da qualche anno perché quel ginocchio che mi infortunai a Lucca non mi ha più permesso di essere al top. Quindi, dopo l'esperienza rossonera, ho fatto due anni a Carrara e ho dovuto smettere anticipatamente".

Quanti bei ricordi in quegli anni..
"Sottoscrivo in pieno. Sono stati momenti indelebili per il corso della mia carriera. Arrivai il primo anno di Fouzi e devo dire che con Gigi Simoni e poi con Fulvio Pea, ho dato il meglio di me. Nella seconda stagione sono partito segnando 5 gol nel giroen di andata. Poi mi sono dovuto fermare per il ginocchio. Ero veramente in splendida forma prima dell'infortunio ed eravamo nelle prime posizioni. Pea è un tecnico che sta dimostrando tuttora la sua bravura. Rimasi anche con Braglia, ma la mia condizione fisica non è stata mai al top. Poi il fallimento e la Lucchese è dovuto ripartire dal basso e dopo soli tre anni è accaduta la stessa cosa. Ho sempre seguito le vicende rossonere perché Lucca mi è rimasta nel cuore e avrei voluto concludere con una promozione in Serie B".

Parliamo di adesso. Che cosa sta facendo?
"Mi sono concentrato sul settore giovanile e la scuola calcio e alleno lo Sporting Massese, squadra affiliata con Parma School dove il DS è Pietro Leonardi, una persona che punta molto sui giovani. Inoltre pochi giorni fa ho finito di fare un camp a Forte Dei Marmi con la Juventus Soccer School, sempre a livello di scuola calcio".

Perché si è concentrato sui bambini?
"Perché penso che a livello di scuola calcio i bambini abbiano bisogno di gente preparata e di qualcuno che abbia giocato e che insegni loro soprattutto l'educazione calcistica e il gesto tecnico. Per creare qualcosa di buono bisogna partire dalle fondamenta ed è proprio in quella fascia d'età che voglio andare a lavorare. Mi piacerebbe allargare i miei orizzonti e fare qualcosa di più importante e magari creare un gruppo di allenatori qualificati che possano aiutare i bimbi a cresce".

Un argomento dolente sotto questo profilo è la gestione dei genitori.
"Bisognerebbe fare come accade a Barcellona, dove i genitori non vengono fatti entrare nemmeno nel campo, ma si limitano a portare e riprendere i ragazzi. Inoltre i ragazzi giocano tra di loro e non partecipano a nessun campionato. Nel calcio di adesso a quei livelli c'è una cultura sbagliata perché si pensa che se un ragzzo segna dieci gol sia già un giocatroe pronto per un gruppo importante magari di Serie A, invece non è così. Bisogna modificare tante cose e la speranza e l'augurio sono modifcare certi concetti con il lavoro. Vorrei ricordare che per un bambino è fondamentale la scuola calcio, perché a quell'età siamo come delle spugne e recepiamo tutto, sia cose giuste che sbagliate".

Che cosa pensa del calcio dei grandi?
"Il calcio dei grandi è molto bello e quello ceh ho fatto io era un vero e proprio lavoro dove esistevano le basi di cui ho parlato prima".

Ha qualche rammarico nel corso della sua carriera?
"Quando uno smette di giocare qualche rammarico c'è sempre, ma sono riuscito ad esordire in Serie A con l'Empoli efare 30 partite in Seire B essendo protagonista in tante squadre. I ricordi più belli sono tutti gli esordi che ho fatto. Inoltre non mi scorderò mai l'esperienza di Fermo dove vincemmo il campionato di C1 in una piccola realtà e anche se siamo stati soltanto per un anno in Serie B, non riesco a dimenticarla".

Ritornando a parlare della Lucchese, con chi è rimasto in contato della squadra?
"Eravamo un gruppo unito e composto da grandi persone":

Vuole salutare i tifosi rossoneri?
"Certamente. Auguro lorole più grandi fortune. La Lucchese si meriterebbe quanto meno di giocare in C o in B, o perché no un po' di serie A".

Vorrebbe tornare un giorno?
"Sarebbe il mio sogno quello di poter lavorare nel settore giovanile rossonero e poter contribuire alla crescita del calcio lucchese".

Diego Checchi

Fanini Group

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