Galleria Rossonera

Oltre cento anni di ritratti e personaggi

Magli, il pisano che veste rossonero

15/10/2007 14:24

Antonio Magli ha 39 anni ed è arrivato alla Lucchese nel maggio del 2000 tramite Pino Vitale, uno che a Lucca aveva fatto grandi cose e che alla Lucchese ha voluto e vuole un gran bene. Magli è una figura un po' particolare, non ispira una simpatia immediata, magari perché non gliene importa neppure granché, però è un gran lavoratore, uno che non ama le luci del palcoscenico, ma che apprezza se qualcuno gli riconosce quantomeno la bontà e la serietà del proprio impegno. Ingombrante per certi aspetti, difficile da gestire per altri, piovuto da pisano in una città che non sempre riesce a comprendere e dalla quale quasi mai è compreso, il segretario rossoneri si è ricavato, però, uno spazio tutto suo che nessuno ha mai, veramente, messo in discussione.

Com'è che è arrivato alla Lucchese?

'Ero segretario dell'Empoli, ai tempi di Fabrizio Lucchesi per intenderci. Andato via lui, il presidente Corsi prese Stefano Calistri per l'incarico di direttore generale, poi, retrocesse Calistri a segretario e Pino Vitale ne assunse il posto. Io, a quel punto, mi trovai in difficoltà e dissi a Pino che se ci fosse stata l'occasione, sarei anche andato via. Vitale mi chiamò e mi disse che Fabio Bonelli lasciava Lucca per Firenze e che, quindi, si liberava un posto alla corte di Maestrelli-Grassi. Era la primavera di sette anni fa'.

Pentito della scelta?

'Assolutamente. Mai pentirsi delle scelte perché, comunque sia, sono scelte positive. Sono vicino casa, mi vogliono bene tutti, o quasi'.

Se non avesse fatto il segretario di una squadra di calcio, che lavoro avrebbe scelto?

'Forse l'infermiere perché mi piace rendermi utile a qualcosa. Non ho grandi ambizioni'.

C'è chi dice che, nel corso degli anni, Antonio Magli abbia fatto risparmiare parecchi soldi ai vari presidenti?

'Io tengo a precisare che Antonio Magli, nella sua vocazione professionale, si sente il Segretario con la esse maiuscola della AS Lucchese Libertas. Questo per far sapere che non mi sento né segretario di Grassi, né segretario di Maestrelli, né segretario di Fouzi. Quindi faccio tutto quello che ritengo opportuno in favore dell'azienda ed è ovvio che se faccio risparmiare un euro alla Lucchese, indirettamente lo faccio risparmiare anche al suo presidente'.

Qual è il personaggio che l'ha impressionata di più da quando è alla Lucchese?

'Pur senza voler far torti a nessuno, direi Pino Vitale, perché è una persona che ti dice le cose come stanno, anche quando sono verità scomode. Perché ha il coraggio di non prenderti mai in giro. Ho un bellissimo ricordo, però, anche di Mario Donatelli, che non conoscevo e con il quale ebbi uno scontro iniziale, ma poi siamo diventati amici. Ottimo rapporto anche con Camillo De Nicola, il quale, checché ne possano dire in giro, alla Lucchese ha fatto molto bene. Quanto a Simoni e Landini le nostre fasce quotidiane di lavoro non coincidevano, per cui era più un rapporto di stima. Con De Poli non c'è stato il tempo di conoscersi e quanto a Silvio Giusti, che avevo conosciuto da calciatore, ammetto di non aver creduto alle sue qualità di saper individuare i giocatori, di stare in ufficio. Giusti ha delle grosse potenzialità e la Lucchese farebbe bene a tenerlo il più possibile con sé'.

E qual è il personaggio che l'ha più delusa?

'Spartaco Landini. Però, forse, non sono riuscito a capirlo'.

Proprio Giusti dice spesso, parlando dell'organigramma attuale della società, che a dirigere sono in tre: Fouzi Hadj, lui e lei, il segretario tuttofare da cui non si può prescindere.

'Le società di calcio che funzionano sono società snelle, dove c'è uno che dirige e gli altri che eseguono. Se si vedono grosse realtà come Juventus, Milan, Roma, ci si accorge che è così. La Roma funziona da quando c'è la famiglia Sensi che decide, un direttore e un segretario e, infine, un allenatore. La Juve funzionava quando c'era la triade. Noi abbiamo un presidente che dirige, un direttore sportivo che si occupa della squadra con l'allenatore, e una segreteria che fa di tutto per facilitare le cose'.

Chi c'era quando arrivò a Lucca?

'Sono arrivato nell'era Grassi. Poco dopo, infatti, ci fu la separazione con Maestrelli'.

Ne potrebbe raccontare di cose...

'Tantissime, da riempire dieci libri'.

Ma, immagino, non ci pensa nemmeno...

'Assolutamente no. Fa parte della mia professionalità'.

Belle, ma, soprattutto, brutte probabilmente...

'Belle e brutte si equivalgono'.

Qual è il momento più felice che si ricorda da quando è alla Lucchese?

'Quando siamo andati in finale play-off con la Triestina. Ricordo i giorni antecedenti la gara, i preparativi, l'entusiasmo che era tornato in città, cosa incredibile per me che ero stato con l'Empoli in serie A e B e che non conoscevo la realtà della serie C'.

E il momento più brutto?

'Il lunedì successivo alla finale persa con la Triestina'.

Che ci fa un pisano a Lucca?

'Ci lavora. Basta. Io ci vivo dodici, quattordini ore della mia giornata'.

Cosa c'è che non va a Lucca?

'Il calcio è un mondo fatto di emozioni. Noi, e parlo di giocatori, tecnici, dirigenze e perfino segretari, hanno bisogno di essere osannati e contestati, ma qui a Lucca si contesta soltanto. La città non è facile all'entusiasmo. Noi che facciamo i segretari non abbiamo chissà quali stipendi, uguale a quello di un normale impiegato in qualsiasi altra azienda. Non facciamo questo lavoro per i soldi, ma perché ci piace e anche noi condividiamo gioie e amarezze della squadra. Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo bisogno di momenti di gioia'.

A. G.

Fanini Group

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