Galleria Rossonera

Oltre cento anni di ritratti e personaggi

Giuliano Pacini, quando cucina e pallone vanno a braccetto

16/11/2007 10:41

Come fai a conoscere Lucca senza incontrare, almeno una volta, Giuliano Pacini, principe dei ristoratori lucchesi e contitolare della Buca di Sant'Antonio, una sorta di vera e propria istituzione dalla quale non si può prescindere nel corso di una visita, per quanto breve sia, alla città delle Mura? Ma cosa c'entra, qualcuno potrà giustamente domandarsi, Pacini con il calcio e la Lucchese? Ebbene, forse non tutti lo sanno, ma Giuliano Pacini è ed è stato uno dei tifosi più accesi e affezionati dei colori rossoneri da parecchi anni a questa parte. Addirittura da quando era in pantaloncini corti. Pacini ha, al momento, appena 65 anni e ancora una gran voglia di lavorare e divertirsi.

Giuliano, cominciamo dalla tua passione: la Buca di Sant'Antonio.

'Alcuni anni fa e visto che in tanti ci chiedevano notizie sull'età del nostro locale, decidemmo di affidare il compito di rintracciare le origini della Buca alla curia lucchese, l'unica che poteva riuscire a risalire indietro nel tempo visto i registri in cui veniva annotato tutto quello che succedeva alla comunità. Abbiamo, così, scoperto che già nel 1782 esisteva un'Osteria a Sant'Antonio di proprietà di un certo Mario Severgnini. Si è risaliti anche al nome del titolare perché fu multato in quella data per aver introdotto nel locale vini forestieri e donne di malaffare'.

Cos'è la Lucchese per Giualiano Pacini?

'E' la squadra del cuore e della mia città. Io abitavo, da piccolo, ad Antraccoli e la domenica vedevo queste carovane interminabili di persone in bicicletta che andavano allo stadio per vedere la Lucchese, gente che veniva da Capannori, da Porcari, da Tassignano. E parlavano tra loro della partita mentre pedalavano. La Lucchese, all'epoca, era in serie A'.

Quando sei andato per la prima volta al Porta Elisa?

'Credo fosse nel 1955, avevo tredici anni. Era un Lucchese-Padova che finì in parità, uno a uno'.

Qual è il giocatore rossonero che ti ha impressionato di più?

'Umberto Campioli detto Calimero perché era del Sud, era un centrocampista che mi è sempre piaciuto per quel suo attaccamento ai colori rossoneri, era un po' il portabandiera della squadra'.

Quando è esplosa la passione per la Lucchese?

'La passione è esplosa con l'avvento della presidenza di Mario Frezza, l'avvocato. Con lui andammo in serie B. Zavatti, che era di Forlì, era l'allenatore. Ricordo ancora quella formazione, uno per uno: Piancastelli era il portiere, Serra il terzino destro e Stefanutti terzino sinistro, Gori faceva il mediano, aveva diciotto polmoni, Conti faceva lo stopper, Clerici anche lui mediano. Poi Corsellini che veniva chiamato Uccellino perché volava: faceva l'ala destra. Poi Mantovani, Mannucci detto il Barone perché era sempre elegantissimo, il dieci era Bassetto detto nane, che finì anche in nazionale: calciava delle punizioni ad effetto incredibili. Infine Ribechini, lucchese doc. Venivano a mangiare tutti alla Buca'.

E' vero che sei interista?

'Sì, oltre alla Lucchese la squadra del cuore è l'Inter. Se vado a vedere le coincidenza, due allenatori rossoneri, Orrico e Lippi, sono andati all'Inter anche se non hanno avuto fortuna'.

Chissà quanti aneddoti sul calcio potrebbe raccontare...

'La cosa più bella, essendo tifoso di Lucchese e Inter, è stata l'amicizia di Orrico e di Lippi. Un rapporto meraviglioso. Di Orrico sapevo con precisione quello che mangiava. Innanzitutto beveva solo Cà del Bosco metodo classico, un bianco originario di Erbuco vicino Brescia. Preferiva le pappardelle al ragù e la carne, bistecche alla fiorentina preferibilmente. Rammento Egiziano Maestrelli, grandissimo appassionato. Avevamo una saletta dove venivano dirigenti, allenatore e giocatori. Ricordo un curioso aneddoto: una sera, era un giovedì, Maestrelli portò a cena la squadra in vista della trasferta della domenica successiva. Io, a sorpresa, oltre al menu dietetico per i giocatori, preparai una zuppa di farro e gli dissi che dovevano mangiarla tutti perché portava bene. Perfino i romani, spiegai, credevano nelle virtù del cereale portatore di vittoria. Purtroppo la partita, ad Ancona, andò male, la squadra perse e Maestrelli, seppure bonariamente, mi rimproverò'.

Lippi a Lucca: qualche ricordo?

'Dire Lippi a Lucca voleva dire anche Enrico Castellacci. Rammento che durante l'allenamento, diciamo verso le 13,30, piombavano al ristorante e mangiavano solamente un piatto di spaghetti cotti al dente e conditi con pomodoro fresco, basilico e peperoncino. Quel piatto è passato alla storia con il nome 'spaghetti di Lippi' e sapesse quanta gente continua a chiedermelo'.

Esiste un legame tra il calcio e il cibo?

'Il calcio è una cosa bella e piacevole come il cibo che ti dà sensazioni belle e forti. In tutti questi anni ho constatato che sia i giocatori sia gli allenatori sono veramente dei buongustai'.

Ricordi con piacere qualche altro personaggio in particolare?

'Massimo Moratti. Venne a cena una volta perché, essendo cliente del bagno Piero a Marina di Pietrasanta, sentiva sempre parlare dal fratello di Piero, l'avvocato Santini, del nostro baccalà con i ceci. Si fece prestare l'auto da Piero e, senza nemmeno prenotare, arrivà una sera al ristorante. Mia moglie lo riconobbe subito e anche se il locale era pieno, gli trovò un tavolo. Poi venne da me in cucina e mi disse di stare calmo e di andare in sala a vedere chi c'era. Vidi Moratti con la moglie. E' una persona amabilissima, da allora ci siamo sentiti più volte e un paio di anni fa, nel corso di una cerimonia, gli abbiamo anche consegnato il Premio Versilia'.

E cosa mi puoi dire di Fouzi Hadj, il presidente della Lucchese che, da quando è a Lucca, ha scelto il tuo ristorante come punto fermo delle sue trasferte?

'Io credo che Fouzi Hadj sia stato colpito... dai nostri tordelli. Novantanove volte su cento ha scelto i tordelli e qualche volta anche la bistecca. E' un grande intenditore di vini. Posso tranquillamente dire che noi abbiamo imparato qualcosa da lui. Cristiano, il nostro sommelier, quando deve informarsi sulle annate dei vini più prestigiosi, chiede a Hadj. I suoi preferiti? Sassicaia e Guado al Tasso. Quanto allo champagne, il Rosé Bolinger. Quello che mi ha colpito di entrambi, intendo dire Moratti e Hadj, è la loro signorilità e il fatto che ambedue sono intenditori sdella cucina tipica, tradizionale, semplice'.

Qual è il sogno calcistico lucchese di Giuliano Pacini?

'Riuscire a salire, non dico in serie A, ma almeno in seri B. Come operatore commerciale di Lucca sarebbe un ritorno di immagine davvero notevole'.

Perché non ci sono imprenditori lucchesi disposti a entrare nel mondo del calcio?

'Perché si continua a dire che chi si mette nel calcio finisce per rovinarsi. E non è completamente sbagliato'.

Al. Gra.

Fanini Group

Galleria Rossonera

Oltre cento anni di ritratti e personaggi

Pier Paolo Pucci, trent'anni in rossonero e tanta nostalgia: "A Lucca tornerei a piedi, ma, per ora, non ho ricevuto nessuna chiamata"

Un personaggio che ha vissuto nell'ombra ma che è sempre stato legato ...

Galleria Rossonera

Oltre cento anni di ritratti e personaggi

Taddeucci a cuore aperto: "Non mi sento certo un traditore, perché ho da sempre i colori rossoneri nel cuore"

Marino Taddeucci è un po' scocciato dal mondo del calcio, la sua chiacchi ...

Galleria Rossonera

Oltre cento anni di ritratti e personaggi

Scandurra e la Lucchese, ovvero mai dire mai: "Nel futuro spero le strade si rincontrino, magari anche come allenatore delle giovanili

Gabriele Scandurra si racconta e ricorda l'esperienza di Lucca con grande emozio ...

auto bielle