Galleria Rossonera

Oltre cento anni di ritratti e personaggi

Umberto Sereni e il suo Forza Pera, storia di un amore sbocciato tanto tempo fa e rinvigorito dall'ultima stagione

29/07/2009 16:41

Umberto Sereni, sindaco di Barga, è un personaggio, non solo un vero e proprio animale politico, forse l'unico in tutta la Lucchesia per acume e prontezza di riflessi, capace di piacere a molti, se non a tutti e di dispiacere a nessuno. O quasi. Docente universitario, innamorato della storia, sposato con Roberta Martinelli, anche lei impegnata in politica. Sereni amministra Barga, ma è spesso a Lucca dove conosce ogni meandro a menadito. Esplosivo, vulcanico, simpatico e guascone, per alcuni un po' troppo suscettibile, per altri altrettanto perspicace e attento, Umberto Sereni è diventato, per la Lucchese targata Giuliani, una sorta di portabandiera e portafortuna. Cerchiamo di capire, con lui, come si possono conciliare un'attività universitaria e una carica istituzionale, con il tifo calcistico.

E' passato un anno da quando la Lucchese è tornata a vivere. Che ricordo ha di quel periodo denso di amarezze?
"Il passato è passato. Voltarsi indietro non è un’attività terapeutica. Bisogna sempre guardare avanti. E’ così anche per i ricordi : di quelli negativi bisogna liberarsi . Vanno lasciati andare , altrimenti ti riempi di amarezze e di recriminazioni. Che non sono una buona compagnia. Io riparto dal pomeriggio della presentazione della nuova lucchese in piazza San Michele : dal baratro della vergogna alla ribalta del successo. Un salto miracoloso".

Perché, lei che non si era mai appassionato così alle vicende rossonere, è diventato un ultras della tribuna?
"In verità una certa passione per la “Lucchese” l’ho sempre coltivata: non ero ancora un ragazzo e la domenica scendevo da Barga per seguire la “Lucchese” di Leo Zavatti che vinse il campionato di C. Allora una buona parte della dirigenza , a cominciare dal vice presidente Nardini, era di Barga e questo bastava per farci sentire legati alla squadra rossonera . Erano i tempi di Bassetto, di Clerici, di Mannucci, di Mantovani , di Ribechini, di Perdetti. Le emozioni di allora non le ho mai dimenticate : lo sconforto per la sconfitta casalinga con il “Viareggio”, la gioia per il trionfo con il “Cagliari” che voleva dire la vittoria del campionato. La passione è come un fiume carsico , se c’è prima o poi torna fuori".

Lei conosce la famiglia Giuliani?
"Dei fratelli Giuliani conoscevo la validità delle attività imprenditoriali. Sapevo che erano gente seria , impegnata nel lavoro e queste erano le migliori garanzie che potevano esibire per condurre la “Lucchese” alla rinascita. Sono stati coerenti: hanno tenuto fede alla parola data, hanno rifondato la società , hanno riscattato la sua storia, hanno creato un bel gruppo di dirigenti ed oggi nel triste panorama del calcio provinciale la “Lucchese” si distingue per affidabilità e solidità".

Manuel Pera, ormai un barghigiano doc: il suo grido Forza Pera ha superato i confini del Porta Elisa: come le è venuto in mente?

"Pera è barghigiano come calciatore ma è capannorese di Lammari di nascita e di vita. A Barga ha lasciato tanti amici ed estimatori. I recenti successi del “Barga” sono targati Pera. . Toccava al sindaco raccogliere e dare voce ai loro sentimenti. Ecco la ragione del grido “ Forza Pera” che mi ha procurato tanti amici anche a Lucca. Mi capita di girare per le strade di città ed incontrare gente che mi saluta con un Forza Pera".

Dia un giudizio su Pera come giocatore e come ragazzo.
"Avevo visto Manuel Pera all’opera a Barga ed avevo apprezzato la sua tecnica , la sua rapidità e la sua generosità. Il giocatore esprime il ragazzo: questo è Manuel Pera al quale ho pronosticato di arrivare nella massima serie nazionale".

Campionato vinto a mani basse: perché secondo lei?

"La squadra era forte e bene allenata, la società solida e ben piantata : da quella miscela vengono i successi".

Ora siamo tornati tra i professionisti. Si comincia a respirare un'altra aria..
"Speriamo che se ne accorgano anche i lucchesi, che fino ad ora non si sono scaldati tanto: Ma Lucca, si sa, non è città di passioni calde. Ha paura degli entusiasmi, si compiace nel lamento. Al palcoscenico preferisce la retrovia: non grida, al massimo sussurra".

In rossonero è arrivato anche Marino Taddeucci, bolmber di razza e figlio di un suo caro amico. Lei ha già coniato un nuovo slogan. Qual è?

“Con Taddeucci e Pera Lucca spera” . Mi considero di famiglia con i Taddeucci: mio padre Bruno li conobbe in carcere a san Giorgio nel 1943-44: lui c’era per antifascismo e loro perché avevano dato rifugio ad un prigioniero inglese. Un gesto per il quale rischiavano la fucilazione. Saputo queste cose è chiaro che vedere Marino Taddeucci in rossonero mi da una grande soddisfazione. Come un successo personale. Lo ripeto: “Con Taddeucci e Pera Lucca spera”.

Un giudizio su Favarin e uno su Giovannini.

"Favarin è intelligente e preparato. Ha saputo creare l’amalgama che ha dato lo spessore alla squadra. Non era facile. Merita un bel voto. Se fosse stato un esame universitario quest’anno avrebbe preso la lode. Giovannini l’ho avuto come allievo quando insegnavo a Barga a “Ragioneria”. Avevo di lui un ottimo giudizio che il tempo ha confermato. In un ambiente infestato da lupi e sciacalli Giovannini lavora con serietà e onestà. E lavora bene".

E se riuscisse anche il salto in C1?
"Non mettiamo limiti. La squadra c’è. Sosteniamola: i risultati verranno".

Un intellettuale può essere anche un tifoso di calcio?
"Credo proprio di sì . Ritorniamo alla questione della passione: è la chiave di tutto. Il tifo quando non degenera nell’aggressività ma si manifesta come genuino attaccamento ai colori civici può esprimere quella ansia di vitalità che è capace di generare movimenti positivi. Di questo Lucca ha un gran bisogno se vuol vivere la sfida dei tempi che vengono".

A. G.

Fanini Group

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