Galleria Rossonera
Oltre cento anni di ritratti e personaggi
Marino Taddeucci e la 'sua' maglia rossonera: "Se è un sogno, per favore, non svegliatemi"
12/08/2009 11:45
Alzi la mano chi, almeno una volta, nel caldo del letto, quando gli anni si contavano ancora con due, tre mani al massimo, non ha sognato ad occhi aperti di indossare la maglia del cuore. Quella che domenicalmente osservava indosso ai propri beniamini. Quella che magari sperava di riuscire a trovare tramite qualche giro pesco - il merchandising era ancora da venire. Quella per la quale avrebbe dato tutto. Datemela per un attimo e vi faccio vedere io se ribaltiamo il risultato. Magari partendo dalla panchina, con il mister che dice "vai, tocca a te. Prova a buttarla dentro". E' il sogno di intere generazioni di ragazzi e per i più fortunati (e bravi) è un sogno che a volte si tinge di reale. Come nel caso di Marino Taddeucci, lucchese con uno di quei cognomi che associ all'essenza stessa della città. Al simbolo dolciario per eccellenza, che la sua famiglia continua a sfornare attraverso una ricetta gelosamente custodita. Le notizie sul buccellato arrivano, a ritroso, dalla fine del 1400. Una moglie lo usò per avvelenare il marito e di questo atto si è conservata traccia negli archivi processuali. Tutta un'altra storia. Taddeucci, faccia da bravo ragazzo e con quel pizzico di autoironia che permette di vivere meglio, è spesso al lavoro nel negozio di famiglia e rappresenta, dopo Magnani, Michelotti, Michelini e Pera, quel sogno vivente di molti tifosi.
Dal Calenzano si è trovato catapultato, quasi per caso, nella Lucchese. Sembrava uno scherzo o, meglio, solo uno di quelle situazioni in cui tanti giocatori si aggregano alla squadra della loro città per esigenze logistiche, in attesa di trovare una collocazione adeguata. Non è andata così, stavolta. Taddeucci il suo sogno di indossare la maglia rossonera lo può toccare ogni giorno.
Partiamo da domenica scorsa: prima gara ufficiale e nuova presenza in campo, sia pure come subentrato. Belle emozioni.
"Certo, anche se devo dire la verità è stata più forte l'emozione contro l'Empoli. A Noceto oltretutto avevo già giocato. Credo comunque che sarà ancora più forte la prossima partita casalinga".
A proposito di Noceto, appena entrato ti sei preso qualche calcione dagli avversari come benvenuto.
"C'era della ruggine dallo scorso campionato, ma nulla di grave. Mi è bastato giocare, semmai mi spiace non aver fatto gol quando ho avuto la palla buona. Sarebbe stato il massimo: quattro attaccanti diversi e quattro gol"
Proviamo a ripercorrere questo tuo arrivo in rossonero.
"Sinceramente non ci speravo più. All'inizio dell'estate avevo avuto un contatto con il Viareggio, ma in cuor mio ho sempre sperato di vestire questa maglia, una sorta di sogno".
Un sogno che però, a un certo punto, ha preso consistenza.
"Sì, ho chiesto a Giovannini se potevo allenarmi con loro con la possibilità, se avessi fatto una buona impressione, di rimanere in rossonero. Dopo qualche tempo mi è stato proposto un contratto che ho firmato naturalmente a occhi chiusi ed eccomi qua".
Quasi non ci credevi...
"Quando sono arrivato la prima volta dentro il Porta Elisa, mentre facevo la doccia mi son detto:'Ci pensi? Eri qui come raccattapalle e ora giochi in rossonero. Ti rendi conto? Incredibile.Un sogno per me che sono sempre stato tifoso e abbonato rossonero e che sono andato per tanto tempo allo stadio".
Abbonato di curva?
"Esattamente, per parecchi anni. Ho tanti ricordi, alcuni belli altri meno. A partire da quella gara con la Triestina. Quel rigore di Carruezzo l'ho ancora davanti agli occhi. Tra i flash positivi metto invece la semifinale con il Treviso e il successivo raduno in piazza Grande con 5000 persone. Che spettacolo!".
Poi la tua attività di calciatore ti ha costretto a mollare lo stadio.
"Per forza, quando ho iniziato a giocare di domenica era impossibile; anche se i posticipi ho continuato ad andare a vederli, oltre che a seguire la squadra sui giornali e in tv. Ma che la Lucchese sia nel mio destino basti pensare che il mio procuratore è Cribari Binho: lo tifavo in curva ora mi assiste. E' incredibile!".
Proviamo a ripercorrere la tua carriera.
"Sono partito al Lucca7, in terza categoria, ma era una società organizzatissima, di livello davvero elevato; poi sono approdato al Forte dei Marmi in Eccellenza, ma l'ambiente non mi è piaciuto, era una situazione difficile. Da lì sono andato al Marina di Pietrasanta dove ho fatto 10 gol, sono stato confermato e siamo stati promossi".
Dopo, la parentesi all'Appennino Pistoiese.
"Un grave errore, colpa dei soldi da cui mi sono lasciato tentare. Gli allenamenti erano in posti sperduti, ho pensato seriamente di lasciare il calcio, ma è arrivata l'offerta della Folgor Marlia e ho continuato: 16 reti senza rigori. A quel punto Maneschi, ex della Fortis Lucchese, mi ha voluto al Calenzano dove ho realizzato 15 gol con due rigori. Ma questa è storia dello scorso campionato. Ora eccomi qua, a casa mia".
Prova a descriverti come giocatore.
"Non sono un fenomeno, ma spesso realizzo gol da posizioni o con traiettorie incredibili. Sono un giocatore di sponda, di cuore e di fisico che ha bisogno di migliorarsi da un punto di vista sia tecnico che tattico. Putroppo in passato ho avuto poche opportunità di lavorare in questo senso, ma già in questo primo mese con mister Favarin sto facendo tanta tattica e tanto muretto per affinare la tecnica. Il lavoro non mi spaventa, mi piace imparare, impegnarmi, migliorare".
Veniamo a mister Favarin, appena citato: che impressone ti ha fatto?
"Lo conosco da circa un mese: per quanto ho capito è una persona umile, seria, con i piedi per terra e nel lavoro privilegia il gruppo al singolo".
E dei compagni che puoi dire? Qualcuno lo conoscevi già?
"A parte Michelotti e Pera, no. Mi sono subito ambientato, come se lavorassi con loro da parecchio. Un bel gruppo, di cui mi hanno colpito soprattutto gli "anziani": Galli, Chadi, Venturelli. Gente che lavora con una serenità e professionalità spettacolari".
A chi dedicherai la prima presenza in campionato, sul gol, scaramanticamente, sorvoliamo.
"Ai miei nonni che non ci sono più e che erano fissati sulla Lucchese. Sono loro ad avermi avvicinato alla maglia rossonera. E poi ai miei amici che hanno fatto un tifo di inferno per me, anche alla presentazione della squadra".
I tuoi obiettivi pr questa annata appena iniziata.
"Cogliere le occasioni che mi arriveranno e migliorarmi, come detto prima. Se giocherò, tanto meglio, altrimenti farò il tifo per i miei compagni dalla tribuna, come una volta. Ecco perchè non temo la concorrenza, voglio prima di tutto che vinca la mia città. Di una cosa sono certo: ho sempre dato il massimo, che fossi in terza categoria ho più in alto, ma con questa maglia addosso darò il 150%. E' certo".
Fabrizio Vincenti