Galleria Rossonera
Oltre cento anni di ritratti e personaggi
Giuliano Giuliani si racconta: "... Firmammo una fidejussione da 1 milione di euro per Grassi e la Lucchese, poi, al secondo anno di gestione Fouzi Hadi, la Cassa di Risparmio di Lucca ce la escusse e dovemmo pagare il milione di euro per far rientrare la Lucchese. Per fortuna che l'avevamo fatta controgarantire da Aldo Grassi che ci ridiede i soldi"
29/09/2009 09:46
Il presidente Giuliano Giuliani non ha mai voluto raccontarsi,
rispondere alle domande sul calcio sì, ma per quello che concerne la
sfera privata, oguno al suo posto e un posto per ogni cosa. Seduto a
uno dei tavoli del centro sportivo Sandro Vignini in via dello Stadio,
il numero uno rossonero inizia la sua avventura partendo proprio dal
giorno della nascita, il 24 marzo 1961... "Sono nato all'ospedale di
Lucca, ma, in realtà, i miei abitavano in una piccola frazione del
comune di Villa Basilica: Boveglio. Siccome la strada era interrotta,
mamma preferì trasferirsi in ospedale e lì io sono nato. Più avanti mio
padre costruì una casa a Collodi dove ho vissuto fino all'adolescenza,
poi ci siamo trasferiti a Gragnano, quindi tornammo a Collodi, poi a
Montecarlo e via dicendo. Ho un fratello e una sorella, Gabriele, di
quattro anni più giovane e Gabriella, nata cinque anni dopo il
sottoscritto. Fratello maggiore e, quindi, quello con più
responsabilità, almeno così mi sono sempre sentito, una volta diventato
grande. A 15 anni, purtroppo, restai orfano di mio padre che morì in un
incidente automobilistico. L'azienda - mio padre era costruttore edile
e anche la Cipriano Costruzioni porta il suo nome di battesimo,
appunto, Cipriano - fu portata avanti da mia madre da un lato e
dall'altro socio. Poi, quando mi fui diplomato geometra, entrai anche
io a far parte della squadra...".
"Dopo la morte di mio padre mia madre e un amico di mio padre,
Vittorio Lumini, costituirono una nuova società per portare a termine i
lavori iniziati da Cipriano Giuliani. Cosa significò per me la morte di
mio padre? Diciamo che cambiò tutto. Io, comunque, continuai a studiare
altri tre anni e mezzo e poi mi diplomai. Per quanto riguarda il
calcio, era stato proprio lui ad accompagnarmi al Porcari dove io avevo
giocato un anno, ma dove, da quel momento in poi, prestai servizio a
singhiozzo fino a smettere del tutto. Anni più tardi fondammo la
Cipriano Costruzioni dove mio fratello Gabriele si occupa del magazzino
e delle spedizioni. Io sono sposato e ho due figli, Cipriano di 21 e
Giulia di 19 anni. Com'è che siamo diventati proprietari della
Lucchese? Beh, la storia è piuttosto lunga e parte da mio fratello che,
a differenza del sottoscritto, è sempre stato un grande tifoso e da
almeno dieci anni perde una partita su un milione. Io, al contrario,
sono sempre stato un po' più in disparte, almeno fino a cinque anni fa,
quando Aldo Grassi, allora presidente del sodalizio rossonero, ci
coinvolse in un suo progetto. Fu, allora, un misto di lavoro e passione
insieme, del resto io ho sempre detto che non faccio il camionista e
che se intraprendo un'attività che prevede una spesa ci deve anche
essere, in un certo senso e trattandosi di affari, un possibile
guadagno anche se futuro. Con me c'era anche l'architetto Valentini e
qui desidero fare una precisazione che mi sta a cuore: a Lucca si tende
a dimenticare o a fare finta di niente, ma Valentini vuol dire Gruppo
Valore e, soprattutto, vuol dire socio di maggioranza in questa
Lucchese Libertas 1905 prima in classifica. Io sono il presidente, ma
Valentini, anche se più riservato, è una figura importantissima che
contribuisce a questa avventura in maniera sostanziale e determinante.
C'è, purtroppo, il brutto vizio di additare le persone, di chiamarle
speculatori se investono, ma posso dire che il Gruppo Valore e
Valentini hanno fatto molto per questa città, non sempre ricevendo, in
cambio, per quanto avevano investito".
Diciamo che avete investito, fino ad ora, a fondo perduto.
"Direi peggio, Valentini ha avuto grossi problemi col Comune su qualche
iniziativa peraltro legittima. Normalmente si usa pensare che chi è
gentile da un lato dovrebbe ricevere, invece Valentini sta prendendo
anche delle sberle. Poche volte viene ricordata questa cosa, ma
Valentini è il maggiore azionista della Lucchese Calcio o, se si vuole
specificare, della società di sviluppo sportivo"..
Presidente, che cosa può dire sulle figure di vice presidente e direttore generale?
"Lo statuto non lo prevede e non vorrei confondere mio fratello con
incarichi di ulteriore responsabilità. Quanto al direttore generale,
stiamo andando bene così. Io sarei contento se si fosse esposto
Valentini, ma lui ha sempre preferito restare in disparte. Ha, però, un
figlio, Marco, che è sempre a Lucca e vedremo se potrà assumere lui un
incarico. Comunque sia non c'è ancora l'esigenza e tutto sta procedendo
bene".
Andò male, invece, con Aldo Grassi.
"No, all'epoca ci chiamò il sindaco dicendoci che Grassi voleva vedere
di fare qualcosa. Io mi presi la briga di andare a vedere e convocai
Valentini e, visto che quest'ultimo aveva già fatto il progetto dello
stadio per Prato, progetto che non stava andando a buon fine, decidemmo
insieme di provare a tentare qualcosa a Lucca".
E andò male...
"Diciamo di sì, anche se n on è proprio esatto. Con Valentini facemmo
un accordo insieme a Grassi. Noi ci si impegnava con una società
all'uopo costituita a comprare i terreni e nel momento in cui il Comune
avesse dato via libera, allora noi ci saremmo fusi con la Lucchese,
acquistando noi parte delle quote della società di calcio in cambio di
altrettante quote della società di sviluppo sportivo appena nata. Nel
frattempo decidemmo di contribuire con una sponsorizzazione di 300 mila
euro annue e con una fidejussione di 1 milione di euro per permettere a
Grassi di iscrivere la squadra al campionato. Direi che se Grassi ha
avuto una pecca è stata quella di aver venduto la Lucchese senza dirci
alcunché".
Come andarono le cose?
"Noi avevamo già predisposta una presentazione alla stampa a Milano del
nuovo progetto, con Galliani e con altri personaggi del mondo del
calcio. Una iniziativa in grande stile alla quale stavamo lavorando in
gran segreto. Ebbene, Aldo Grassi, senza nemmeno consultarci vendette
la Lucchese. Cominciarono, allora, alcuni incontri con Fouzi Hadi e in
uno di questi egli, che non aveva ancora materialmente acquistato la
società, ci chiese, in caso di acquisto, di poter usufruire delle
stesse condizioni e degli stessi affari che avevamo pendenti con
Grassi. Gli spiegammo che, acquistando la società rossonera, avrebbe
assunto anche oneri e onori e, quindi, anche la possibilità di portare
avanti il progetto insieme a noi. Per ben due anni da allora abbiamo
cercato, inutilmente, di sederci a un tavolo con Hadi. Non siamo mai
riusciti a incontrarlo".
E la sponsorizzazione?
"Quella continuò".
E la fidejussione da 1 milione di euro?
"Qui c'è un bell'aneddoto che vorrei raccontare. Eravamo al secondo
anno di gestione Hadi e la Cassa di Risparmio di Lucca,
improvvisamente, ci mandò a chiamare perché la Lucchese aveva
accumulato un debito enorme e, non rientrando, la banca aveva escusso
la nostra fidejussione. Noi abbiamo dovuto, quindi, pagare il milione
di euro, ma, ovviamente e avendo fatto controgarantire da Grassi la
fidejussione medesima, andammo a bussare alla sua porta e lui ci
restituì il milione di euro. Probabilmente fu una mossa di Hadi contro
Grassi più che contro di noi, ma tant'è. Abbiamo continuato con la
sponsorizzazione fino a quando, l'ultimo anno di gestione Hadi, i
problemi in casa rossonera divennero lampanti. Negli ultimi tempi i
creditori venivano anche da noi a chiederci i soldi che vantavano nei
confronti della società. A giugno, poi, ci fu il crollo. Noi
analizzammo la situazione, ma ci parve subito abbastanza evidente che
rilevare la Lucchese avrebbe significato andare incontro a una massa
debitoria allucinante. Il sindaco, allora, ci chiamò e ci disse se
eravamo intenzionati a fare qualcosa. Rispondemmo tirando fuori il
nostro vecchio progetto dello stadio".
Il primo anno avete speso, euro più euro meno, circa 1 milione 400
mila euro. Questa stagione vi costerà sicuramente qualcosa in più. Alla
fine, se salirete in C1 avrete risparmiato, rispetto all'acquisto della
Lucchese con debiti per sei milioni di euro, una bella somma.
"Vero, in un certo senso è proprio così. Sono tanti soldi, è indubbio,
tuttavia noi stiamo investendo in funzione del progetto che vogliamo
portare avanti e che ora è diventato quello della ristrutturazione del
Porta Elisa".
Per il quale si parla di un investimento di oltre 20 milioni di euro.
"Direi almeno 40 milioni. Al momento non esiste alcun progetto, ma il
lavoro della commissione nominata dal sindaco Favilla e che sta
lavorando anche piuttosto bene. Tuttavia si sta occupando di varianti
urbanistiche e di affidare a noi lo stadio. Per il progetto bisognerà
aspettare delle risposte cponcrete. Credo che se tutto andrà come ci
auguriamo, a giugno luglio del prossimo anno potremmo aprire il
cantiere".
Che tipo è il presidente Giuliani? E' uno che rompe e sbraita? Uno che si arrabbia?
"Non mi arrabbio spesso, ma mi arrabbio, eccome se mi arrabbio. Non mi
piace, però, fare delle scenate. Io, anche se in maniera garbata, le
mie cose le dico tutte, ma c'è uno staff apposta, ci sono Giovannini e
il mister, non c'è bisogno di me. Io rispetto i ruoli. Del resto se
andassi nello spogliatoio e facessi un cazziatone a un giocatore,
passerei inevitabilmente sopra il direttore sportivo e l'allenatore e
questo non sarebbe giusto né utile alla causa. Dopo Arrone, ad esempio,
eravamo alla seconda sconfitta consecutiva, ci vedemmo il lunedì
mattina io, Giovannini e Favarin e scambiammo le nostre opinioni. Dopo
la batosta contro la Nocerina abbiamo fatto lo stesso. Io ho molto
rispetto della gente che lavora e delle gerarchie. L'anno scorso,
forse, mi sono scaldato in più di una circostanza, e me ne scuso ora.
Pensate che mi chiamano in continuazione i procuratori offrendomi
questo o quel giocatore e io rimando tutti a Giovannini, è lui il
direttore sportivo".
Nella foto: Giuliano Giuliani e Vittorio Tosto al centro sportivo Sandro Vignini