Galleria Rossonera

Oltre cento anni di ritratti e personaggi

Donatelli il genio... irresponsabile e quel giorno in cui Vitale lo aveva già venduto all'Ancona, ma lui rifiutò il trasferimento

05/01/2010 15:45

Mario Donatelli è un signore di 46 anni che conserva ancora un fisico asciutto come quando giocava a calcio nella Lucchese. Genio e sregolatezza, dicevano i tifosi e qualcuno aggiungeva che se avesse avuto la testa probabilmente, con quei piedi, avrebbe giocato stabilmente in serie A. Lui, un numero 10 di quelli che fanno innamorare del gioco del calcio, ha sempre amato la bella vita e, ovviamente, le belle donne. Carattere ribelle e restìo ad ogni regola, si è divertito sicuramente più di quanto ha sofferto e stiamo parlando sul rettangolo verde. Abruzzese di Pescara, arrivò a Lucca nel lontano 1985...

"Quando arrivai a Lucca - esordisce Donatelli - l'allenatore era Renzo melani. Era il 1985 e me ne andai nel 1991, quando ci fu il ritorno di Orrico. Fui ceduto a gennaio alla Triestina. Disputai otto campionati in rossonero tra C2 e serie B. Quella vissuta in rossonero è stata la mia carriera di giocatore nel senso più pieno del termine. Ho giocato anche a Campobasso, a benevento, a Trieste, ma il massimo l'ho avuto e l'ho dato durante la mia permanenza a Lucca".

Al punto che, alla fine, ha deciso di restare qui.

"Vero. Umanamente mi sono trovato bene. Abito a San Lorenzo a Vaccoli dove ho acquistato e ristrutturato un vecchio fienile. Mia figlia è nata a Lucca e io mi sono sposato in questa città".

Segno zodiacale?

"Cancro".

Pregi e difetti dei lucchesi.

"All'inizio sono diffidenti e guardinghi, ma quando danno fiducia lo fanno in maniera totale".

E che tipo era Mario Donatelli quando sbarcò da queste parti?

"Arrivai con il mio carattere, ribelle, impulsivo, rispondevo anche ai tifosi se mi dicevano qualcosa che non mi stava bene. Ero spesso criticato, poi, quando giocavo, l'odio si trasformava in amore".

"Se Donatelli avesse la testa sarebbe in serie A": lo dicevano in molti, allora.

"E avevano ragione. Ricordo un anno in cui l'Ancona stava andando particolarmente bene e approdò in serie A. La Lucchese era in B. Pino Vitale mi aveva già venduto, credo fosse il 1991, per un miloione 700 mila lire, ma io rifiutai il trasferimento. Non avevo voglia di andarmene da Lucca. Fu una scelta di vita.

Il momento più brutto della sua carriera.

"Quando subii l'infortunio al ginocchio sinistro. Ricordo che stavamo giocando un Lucchese-Spal a Ferrara. Era il 1986. Fui operato da Aglietti e in un mese rientrai in campo".

La gioia più grande?

"La soddisfazione più bella fu la vittoria della Coppa Italia a Palermo davanti a 40 mila spettatori".

Cosa pensa di questa nuova Lucchese?

"Dopo tante peripezie ha ritrovato la giusta dimensione. Poche persone competenti a lavorare portano i fatti e i numeri. Credo che possa veramente tornare in Prima Divisione".

Perché Donatelli non aveva la... testa?

"Perché non stavo alle regole. Facevo la bella vita, fumavo. Tiravo fino a tardi, mi piaceva stare con gli amici. Se potessi tornare indietro non lo rifarei, ma gli sbagli che ho fatto li ho pagati sulla mia pelle. Per fare il professionista bisogna fare vita regolare, ascoltare quello che dicono l'allenatore e i dirigenti".

Aldo Grandi

Fanini Group

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