Galleria Rossonera
Oltre cento anni di ritratti e personaggi
Monaco, il centrocampista dal cuore d'oro e dai polmoni d'acciaio
14/01/2010 11:31
Francesco Monaco lo ricordano tutti. Era, con Silvio Giusti e
Mario Donatelli, il terzetto principe del centrocampo rossonero, il
primo dal cuore generoso e con i polmoni d'acciaio, il secondo dai
piedi buoni e dal carattere più scaltro, il terzo dal tocco vellutato e
la testa un po' pazzerella. Per anni hanno rappresentato l'esempio del
professionismo calcistico a Lucca, qui si sono sposati e hanno
cresciuto i propri figli, qui, il primo - il secondo ci abita da sempre
- torna sempre con grande felicità.
La carta di identità di Monaco Francesco.
"Sono nato a Latiano, provincia di Brindisi, il 6 maggio 1960. Adesso allenatore, prima centrocampista".
Donatelli, Giusti, Monaco: quanti ricordi.
"Era, il nostro, un centrocampo che correva, ma che, all'occasione,
riusciva anche ad essere molto tattico. Io giocavo davantio alla
difesa, una specie di guardiano generoso, che cercava di mettere a
disposizione della squadra corsa e capacità di vincere i contrasti".
Arrivò a Lucca...
"Arrivai nella stagione 1983-84. Sono stato uno dei primi acquisti di
Maestrelli. Sono rimasto in maglia rossonera dal 1984 al 1995, undici
anni più una breve parentesi quando tornò Orrico nel 1999-2000: ero,
infatti, il suo vice allenatore".
Cosa ha rappresentato questa città per lei?
"Ha rappresentato tutto, ci sono molto attaccato. Professionalmente ho
ricevuto tanto, ho vinto due campionati e una coppa Italia. Quando sono
arrivato, nel 1984, si giocava a Nuoro in C2 e abbiamo finito per
giocare, anni dopo, a San Siro contro l'Inter. Essere partiti da Nuoro
e essere arrivati fino a San Siro vuol dire che abbiamo fatto tanto".
Un ritratto di Egiziano Maestrelli.
"Era un passionale, uno con la voglia di vedere la sua squadra
primeggiare. Ha fatto e ha dato tanto per la Lucchese. Umanamente lo
ricordo sempre con affetto e lo rivedo sempre con gioia".
Lei ha due figli.
"Sì, con mia moglie arrivammo a Lucca appena sposati. Qui sono nati i miei figli, Paola nel 1985 e Fabio nel 1988".
Un paio di anni fa, lei allenatore dell'Ancona in C1, diede qualche dispiacere alla Lucchese.
"Vincemmo 2 a 0 e poi 1 a 1. Fummo promossi in B, poi l'Ancona mi mandò
via. Ero fermo, così accettai di andare a Potenza dove, però, sono
rimasto allucinato perché non c'erano i presupposti così, per
quest'anno, aspetto".
Un ricordo di Massimiliano Fiondella e di Sandro Vignini.
"Fiondella era un bravissimo ragazzo, arrivò da noi giovanissimo, aveva
una grande forza fisica, era eccezionale sotto l'aspetto morale. Noi
più esperti gli davamo qualche consiglio. Con Sandro ho giocato tanti
anni abbiamo avuto grosse soddisfazioni. Sotto l'aspetto professionale
Vignini era un perfezionista, pur avendo guai fisici si curava molto
per essere a disposizione la domenica. Aveva una grande volontà".
Dicono che i maestri siano importanti nella carriera di un allenatore.
"Ne ho avuti tanti e tra i migliori in assoluto. Penso a Orrico, a
Fascetti, a Lippi, gente che ha fatto la storia del calcio a livello
nazionale. Li ricordo tutti con tanta stima. Orrico? Una volta, prima
di una gara, il mister si incazzò con me perché avrei dovuto tenere una
posizione e, invece, non l'avevo tenuta. Orrico andava sul sodo e non
le risparmiava".
Aldo Grandi