Galleria Rossonera

Oltre cento anni di ritratti e personaggi

Valter Ciappi, un portiere "piccoletto" che ha vinto cinque campionati e che, a casa sua, a Gambassi, invitava a cena Fiondella e Vignini a cucinare le bistecche...

11/02/2010 11

Valter Ciappi arrivò a Lucca a fine carriera, alla corte di Renzo Melani il primo anno, a quella di Corrado Orrico il secondo. Poco tempo per godersi le future vittorie rossonere, ma tanto per imparare ad apprezzare la città e i suoi tifosi. Ora, sposato e con due figli ormai grandi, vive dove ha sempre vissuto, a Gambassi, provincia di Firenze e a Lucca, l'ultima volta, è venuto per la cerimonia in memoria di Massimiliano Fiondella e Sandro Vignini organizzata al centro sportivo di via dello Stadio da Vittorio Tosto, anche lui ex rossonero e, attualmente, in forza all'Empoli di Pino Vitale. "A proposito di Pino Vitale - esordisce Ciappi, ex portiere con tanta grinta e voglia di vivere - Fu lui a portarmi a Lucca dove trovai anche Egiziano Maestrelli. Io avevo, all'epoca, 37, 38 anni, ero a fine carriera, per di più ero fermo da un paio di mesi, feci un po' di resistenza, ma lui mi disse di venire perché avrei dovuto fare da chiocci a un giovane, Riccitelli che proveniva dalla Pistoiese. Accettai. Riccitelli, però, non fece granché bene, così finii per giocare diverse partite e passai, lo ricordo ancora, una stagione bellissima. Mi rammento quando andavamo a cena da Franco al ristorante Il Guercio sulla via per Camaiore. Stavo bene, con Pino sono rimasto amico e la società era fantastica. Mi ricordo anche molto bene di Fiondella e Vignini, loro erano giovani, io già sposato e con figli. Li portavo spesso a casa mia dove ho un salone con un grande camino. Compravamo le bistecche da un amico e, poi, ce le cucinavamo a casa. Passavamo delle serate straordinariamente liete. La loro scomparsa è stata una tragedia".
Dov'è nato Valter Ciappi?
"Sono nato nel 1952 a Buenos Aires, Argentina, dove i miei genitori si erano trasferiti in cerca di fortuna. A quattro anni tornammo, però, in Italia, al nostro paese, Gambassi, dove abbiamo sempre vissuto e dove io vivo con la mia famiglia, moglie e due figli".
Quando Ciappi si scopre un portiere di buone prospettive?
"A sedici, diciassette anni. Giocavo negli Juniores del Prato e vincemmo il campionato con Renzo Ulivieri allenatore. Vincemmo la finale a Chiavari contro la Casertana. Dopodiché iniziai la trafila della prima squadra e l'anno successivo, insieme a due compagni, Baudone e Biliotti, esordimmo in prima squadra grazie a Enzo Bearzot. Dopo andai a Cesena e, successivamente, in prestito al Giulianova in serie C e feci un ottimo campionato perché ci salvammo bene nonostante quando arrivai fossimo all'ultimo posto in classifica".
Gira voce che lei abbia vinto cinque campionati. E' vero?
"Direi proprio di sì, altro che voci. Cinque grandi soddisfazioni che cominciarono a Cesena, dove insieme al tecnico Radice vincemmo il torneo di serie B approdando in serie A. Poi con il Pisa e allenatore era Seghedoni prima, Meciani poi, dalla C alla B; a Campobasso, con tecnico Pasinato, di nuovo salto in serie B; A Francavilla a Mare ancora dalla C alla B con Romignani allenatore e, infine, a San Giovanni Valdarno con Pesagna e sempre dalla C alla B".
Ha mai giocato in serie A?
"No, non ero all'altezza". 
In che senso scusi?
"In questo, proprio non ero all'altezza. Io ero alto 1 metro e 76 centimetri. Troppo poco per poter approdare in serie A, dove conta molto il fisico. Così ho fatto la mia onesta carriera consapevole che più di tanto non avrei potuto ottenere".
A Pisa trovò Anconetani, caratterino non facile.
"Vero, ma quando sbarcai a Pisa c'era Rota come presidente, poi, arrivò Anconetani che si portò dietro alcuni giocatori dal Viareggio tra cui il portiere Mannini. E proprio quest'ultimo, nelle intenzioni della società, sarebbe dovuto partire titolare. Cosa che avvenne puntualmente. Io fui accantonato e finii in panchina poi in tribuna e pronto ad andarmene. Senonché Mannini non fece bene e fui reclamato a gran voce dai tifosi. Rientrai e facemmo un campionato strepitoso".
Fino a quando ha giocato?
"Fino a quarant'anni, l'ultima stagione la feci in C a Spezia. Complessivamente ho giocato oltre 600 partite tra serie D, un anno, serie C e serie B, un bel record. Arrivai a Lucca e anche in questa circostanza dimostrai che non ero finito e che ero sempre pornto all'occorrenza".
Dopo Melani?
"Dopo Melani, che mi conosceva da una vita, arrivò a Lucca Corrado Orrico, un allenatore con il quale non mi sono mai trovato bene perché era un ottimo preparatore atletico, ma, a mio avviso, un allenatore con cui non riuscivo a legare e lontana, come gifura, da quello che io ritenevo dover essere un tecnico. Mi mise da parte anche perché, quell'anno e ce lo portai praticamente io, arrivò in rossonero Matteo Mareggini. Nonostante questo, però, giocai cinque, sei gare prima di andarmene definitivamente a Spezia. Orrico, infatti, mi fece capire senza tanti fronzoli che, ormai, ero troppo vecchio e aveva ragione. Mareggini, con il quale mi sento ancora oggi, ha fatto una buona carriera e credo che qualche consiglio buono glie lo abbia dato pure io".
Aldo Grandi

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