Galleria Rossonera
Oltre cento anni di ritratti e personaggi
Fabrizio De Poli, la fuga prima della tempesta
18/02/2010 14:28
Fabrizio De Poli, classe 1958, originario di Tombolo, provincia
di Padova, Lucca la conosceva bene. Infatti, c'era già stato da
calciatore alla metà degli anni Ottanta quando giocò nella Lucchese di
Renzo Melani che vinse il campionato di serie C2 e fu promossa in C1.
Così, quando Fouzi Hadi (nella foto) lo richiamò per sostituire
Gigi Simoni diventando il direttore generale della Lucchese Libertas
1905, carica che mantenne per alcuni mesi fino a fine campionato e poco
oltre, quando, per dissidi interni, preferì andarsene senza chiedere
niente a nessuno e, essendo senza contratto, senza aver mai preso un
euro.
Cha fa, adesso, Fabrizio De Poli?
"Sotto il profilo calcistico poco o nulla, a parte il consulente per il Vicenza, ma niente di più".
E' rimasto a Lucca, come direttore generale della società di Fouzi Hadi, quanto tempo?
"Sei mesi".
Ha più sentito nessuno dei dirigenti?
"Nessuno".
C'era già stato, una volta.
"Vero, credo nel 1985, quando arrivai alla corte di Maestrelli.
Allenatore era Renzo Melani, io cominciai da centrocampista e finì da
libero. Vincemmo il campionato, sarei dovuto restare, poi ebbi screzi
con l'allenatore e la società così andai a novembre a Montevarchi dove
ho vinto un campionato e dove rimasi per qualche tempo. Abitavo vicino
al Serchio, dopo il ponte e sulla strada che gira per andare dal
Guercio".
Anche lei rammenta quel ristorante, come mai?
"Perché eravamo davvero tutti una famiglia. e avevamo un rapporto
particolare sia tra noi sia con il Guercio, con Franco e sua moglie,
ancora adesso, quando passo da Lucca, vado a trovarlo, gran brave
persone".
Quali erano i tuoi compagni di squadra di allora?
"Monaco, Donatelli, Casarotto, Salvi, Gabriellini, Fusini, Dal Molin".
Perché se ne andò l'anno dopo nonostante la vittoria in campionato?
"Come capita spesso, ebbi alcuni screzi prima con Melani poi cn
Maestrelli, alcune mie esternazioni in pubblico avevano dato fastidio.
Andai a Montevarchi, mi trovai benissimo dopodiché arrivai ad Arezzo
dove ho chiuso la carriera".
Che ricordo aveva di Lucca quando è tornato?
"Bellissimo, ogni volta che passo per Lucca mi torna in mente un periodo e una città bellissimi".
Veniamo alla vicenda Fouzi Hadi. Com'è che sbarcò nella Lucchese di Hadi?
"Per me fu un gran piacere tornare a Lucca. Mi aveva già contattato
Franco Scoglio che voleva a tutti i costi che venissi alla Lucchese, ma
io, quando mi chiamò, ero in Mongolia e non potevo lasciare i miei
affari in quei Paesi. Mi accennò, allora, al nome di Spartaco Landini e
io non potei che condividere la scelta. Più tardi venni chiamato da
Fouzi Hadi e con lui facemmo un viaggio a Losanna per parlare con i
dirigenti di quella società. Nacque un'amicizia con Hadi che mi portò a
conoscere anche la sua famiglia".
Lo ha più sentito dopo il suo abbandono?
"No, anche perché me ne andai via in maniera piuttosto brusca. Presi
e abbandonai tutto senza prendere un euro perché non avevo neanche uno
straccio di contratto. Provai più volte a chiamarlo al telefono, ma non
mi rispondeva mai. Poi, una volta, fu lui a telefonarmi e concordammo
un incontro che, poi, non c'è mai stato".
Un buon rapporto, comunque?
"Sì, un buon rapporto di amicizia che mi portò ad accettare di
dargli una mano a risolvere i suoi problemi alla Lucchese. Quando
arrivai, tuttavia, ci misi poco a capire che la situazione era
veramente difficile. Trovai subito le difficoltà dei pagamenti ai
giocatori, tant'è vero che la prima volta che misi piede nello
spogliatoio volevano fare sciopero e non allenarsi. Mi dissi chi me lo
aveva fatto fare di accettare una roba simile".
Con chi aveva contatti nella squadra?
"Io parlavo con tutti, magari qualcosa in più con qualcuno dei
'vecchi'. Mi riferisco, ad esempio, a Toni Carruezzo, che per me fu
bravissimo così come altri suoi colleghi. Il fatto è che io mi ero
impegnato convinto che il presidente avrebbe risolto le sue
vicissitudini economiche, invece non andò così. A fine campionato seppi
che volevano ingaggiare come allenatore Piero Braglia, ma io, che avevo
visto la situazione finanziaria della società, avevo optato per un
programma di ridimensionamento affidandomi al tecnico campano Capuano.
Del resto se non ci sono i soldi, meglio ridurre i costi e cercare di
abbattere tutto ciò che era diventato impossibile sostenere adl punto
di vista economico".
L'ha sorpresa la notizia del fallimento della Lucchese?
"Il rapporto di amicizia che si era formato, al di là del fatto che
io me ne sia andato sbattendo la porta, mi ha spinto a sperare che
potesse risolvere i suoi problemi e far fronte agli impegni".
La nuova Lucchese sta volando...
"Lo so, seguo il campionato e conosco Giovannini che ho salutato di
recente al mercato a Milano. So che c'è una buonissima e seria società.
Io credo che nel calcio si possa far bene se, innanzitutto, si
rispettano gli impegni e si fa in modo che all'interno si formino
strategie condivise e compattezza".
Lucca nel suo cuore?
"L'ho già detto. Per questa città e per questa gente io provo una grandissima stima e un grande affetto".
Aldo Grandi